Azioni Usa, migliora il giudizio alla luce della solidità degli utili

a cura di Columbia Threadneedle Investments

Nel contesto di rumori di sottofondo quali le continue scaramucce commerciali tra gli Stati Uniti e il resto del mondo, l’andamento dell’economia cinese e le tensioni geopolitiche, abbiamo dedicato un po’ di tempo ad analizzare i recenti movimenti dei mercati e le implicazioni per gli attivi rischiosi. La nostra convinzione che i mercati continueranno a fornire rendimenti modesti ma positivi è stata confermata, e i nostri giudizi sul posizionamento di asset allocation restano in definitiva immutati.

Tuttavia, abbiamo recente innalzato il giudizio sulle azioni statunitensi da negativo a neutrale. Dall’inizio del 2016 il mercato azionario statunitense evidenzia la peggiore performance tra i principali mercati in termini di moneta unica; quest’andamento è coerente con le nostre prospettive di reflazione e crescita globale regolare, nell’ambito delle quali ci aspettiamo una sovraperformance di mercati emergenti, Europa e Giappone.

Tuttavia, la recente stagione dei risultati negli Stati Uniti è stata sorprendentemente positiva, e soprattutto tale vigore non è stato interamente determinato dalla riforma fiscale, come indicano le revisioni al rialzo delle stime sulla crescita futura dell’EBIT (utili al lordo di interessi e imposte). Sulla base dello stesso parametro, la crescita futura degli utili nei mercati emergenti e in Europa viene frenata dai movimenti delle valute, mentre i dati giapponesi sono risultati generalmente in linea con le attese, rendendo la performance degli Stati Uniti sorprendentemente incoraggiante.

Quest’anno le azioni USA hanno registrato un andamento in linea con le azioni globali, segnando il passo rispetto ai mercati giapponesi ed europei; l’assenza di una sovraperformance suggerisce che gli sgravi fiscali dell’amministrazione Trump erano stati in precedenza scontati dai mercati. Tuttavia, tenendo conto delle recenti revisioni al rialzo delle stime sulla crescita dell’EBIT, che segnalano un miglioramento dei fondamentali al dì là del regime fiscale più favorevole, crediamo che le valutazioni azionarie statunitensi siano diventate più convenienti dall’inizio dell’anno.

Tutto questo, abbinato al fatto che il mercato statunitense ospita imprese globali dominanti che continuano ad attrarre investimenti, giustifica l’innalzamento del nostro giudizio da negativo a neutrale. Sempre negli Stati Uniti abbiamo effettuato un’analisi dei deficit gemelli, il cui risultato avvalora la nostra convinzione circa un indebolimento strutturale del dollaro USA nel medio termine, subordinatamente a qualche apprezzamento sporadico.

Contesto macroeconomico

Nonostante la crescita rimanga robusta a livello globale, in diversi mercati sviluppati i dati hanno iniziato a indebolirsi. L’inasprimento delle condizioni finanziarie, la cui assenza aveva dato impulso alla crescita nel 2017, inizia a farsi sentire, anche se negli Stati Uniti lo stimolo fiscale intempestivo dovrebbe sostenere la crescita quest’anno e nel prossimo.

Una causa maggiore di incertezza è forse l’emergere delle guerre commerciali, la cui futura evoluzione dev’essere attentamente monitorata, nonostante gli effetti modesti nell’immediato. In un contesto di imminenti rialzi dei tassi negli Stati Uniti, valutazioni azionarie elevate e attività di fine ciclo, non vorremmo che le misure protezionistiche si estendessero ad altri paesi o a una gamma più ampia di beni e servizi.

Le fasi rialziste dei mercati azionari tendono storicamente a concludersi con una recessione o una crisi finanziaria, due sviluppi che non vediamo all’orizzonte. Il volume delle operazioni di M&A continua ad aumentare, e non in una maniera apparentemente favorevole ai creditori, ma la leva finanziaria non ha ancora raggiunto livelli allarmanti. Pertanto, nei mercati obbligazionari, il nostro scenario di riferimento prevede una stabilità anziché un ampliamento degli spread delle obbligazioni investment grade. Le prospettive potrebbero apparire meno ottimistiche rispetto a un anno ma, ma è difficile individuare chiaramente un punto di svolta.

Ad esempio, a fronte dell’appiattimento delle curva dei rendimenti e dell’ampliamento degli spread creditizi, la disoccupazione è tuttora in diminuzione e i fattori di stile e momentum rimangono positivi. In passato, in corrispondenza dei picchi di mercato, i problemi sono scaturiti tendenzialmente dal settore di maggiori dimensioni al tempo: oggi questo settore sarebbe la tecnologia, che rappresenta circa un quarto dell’S&P 500. Ma anche in quest’ambito non scorgiamo segnali di un possibile ribasso all’orizzonte. Il rischio di recessione è scarso e l’inflazione evidenzia un andamento favorevole.

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