Banca d’Inghilterra in equilibrio su un confine labile

A cura di David Hollis, Senior Multi-Asset Portfolio Manager di Allianz GI

Nella riunione odierna della Banca d’Inghilterra, il Comitato per la Politica Monetaria (MPC) dovrà cautamente mantenere un labile equilibrio. La ricaduta della Brexit, che li ha portati a ridurre i tassi e ad annunciare ulteriori pacchetti di stimolo un anno fa, non si è ancora materializzata. Tuttavia, lo shock di inflazione di quest’anno è stato superiore al previsto ed il quadro d’insieme è meno positivo.

Nonostante alcuni dati favorevoli, la crescita recente del Regno Unito è stata fortemente sostenuta da una spesa dei consumatori non sostenibile. La Banca d’Inghilterra  è stata inoltre sorpresa dalla velocità con cui il deprezzamento della sterlina inglese si è tradotto nei prezzi dei beni. A questo dobbiamo aggiungere il fatto che l’inflazione salariale è ancora assente, e la Banca potrebbe abbassare le sue previsioni di inflazione per il medio termine (2018-2019).

Per il futuro, il Comitato per la Politica Monetaria terrà conto del costante impatto che una sterlina più debole sta avendo sull’inflazione del Regno Unito. Il deprezzamento della sterlina ha spinto il costo delle merci importate in tutti i settori industriali. Questo è evidente nell’ultimo sondaggio economico della Commissione Europea per il Regno Unito relativo al segmento retail. I dati di luglio indicano che il numero di aziende che prevedono di aumentare i prezzi nei prossimi tre mesi è commisurato all’inflazione dei beni di base che dovrebbe raggiungere il 3 per cento nel corso di quest’anno.

Al contrario, l’inflazione interna rappresenta una minaccia minore. Nel settore dei servizi, solo un piccolo numero di imprese intende aumentare i prezzi. Il costo dei servizi, che costituiscono la maggior parte dell’economia britannica, è inoltre rimasto basso. Queste forze di segno opposto stanno lentamente cominciando a ridurre i redditi reali, spingendo il potere d’acquisto dei consumatori verso il basso. La domanda a cui la Banca d’Inghilterra dovrà in ultima analisi rispondere è: “Come questo influirà sull’ acquisto di beni di consumo a maggior costo?”

Per esempio, il mercato immobiliare svolge un ruolo chiave nell’economia britannica e viene spesso visto come un campanello d’allarme. Per ora il rallentamento dell’attività del mercato immobiliare non ha portato ad una riduzione dei prezzi, in quanto il numero di persone disposte a vendere le loro case è diminuito notevolmente. Allo stesso modo, con elevati livelli di occupazione, meno proprietari sono costretti a vendere. I dati più recenti indicano come – nonostante le preoccupazioni legate alla Brexit – queste dinamiche stiano mantenendo i prezzi medi nazionali lungo un trend di crescita, seppure a un ritmo più lento.

Guardando avanti, i recenti aumenti dei prezzi dell’energia annunciati dai “Grandi Sei” – le maggiori imprese energetiche nel Regno Unito – sono un utile indicatore. Questi aumenti si percepiranno solo in autunno e potrebbero sorprendere sia i consumatori sia gli osservatori attenti all’inflazione. Mentre non ci aspettiamo alcuna azione concreta da parte della Banca d’Inghilterra, sarà interessante vedere come queste variabili saranno accuratamente incluse nelle previsioni di inflazione a medio termine del Comitato per la Politica Monetaria.

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