Banche centrali, quanto spazio di manovra hanno ancora a disposizione?

“Di nuovo quest’anno le banche centrali hanno fatto molto più che anticipare le mosse del mercato adottando misure straordinarie per far fronte alla crisi del Covid-19. I tassi sono i più bassi della storia, mentre gli acquisti di asset hanno fatto impennare i bilanci delle banche centrali. Le azioni dei banchieri centrali sono state efficaci dal punto di vista della stabilità finanziaria ed economica“. E’ quanto sottolinea Nicolas Forest, Global Head of Fixed Income e membro del comitato esecutivo di Candriam. Di seguito la sua analisi.

Per il 2021 le banche centrali hanno ancora munizioni per continuare il loro operato. Non prevediamo né aumenti né tagli dei tassi. Le banche centrali di Europa, Usa, Uk e Giappone dovrebbero mantenere i tassi d’interesse relativamente stabili. Il focus sarà sui bilanci. Ci aspettiamo un’estensione di tutte le misure avviate nel cuore della crisi da Covid-19. La Fed dovrebbe estendere gli acquisti di asset per 80 miliardi di dollari al mese. Si prevede inoltre che a dicembre la Bce estenderà il Pepp per circa 500 miliardi di euro nel 2021. I bilanci della banca centrale, che nel 2020 erano esplosi fino a raggiungere quasi il 52% della ricchezza nazionale, dovrebbero continuare a crescere.

Anche le banche centrali dei Paesi emergenti sono state estremamente attive nel 2020, riuscendo a raggiungere un delicato equilibrio. Hanno abbassato i tassi per far fronte alla crisi di Covid-19 e si sono avvalse del quantitative easing, una mossa senza precedenti per le banche centrali emergenti che, dal punto di vista del bilancio, detengono poco debito sovrano. Molti Paesi, come l’Indonesia, la Polonia e le Filippine, hanno utilizzato il quantitative easing. Si è trattato naturalmente di acquisti più ridotti rispetto a quelli dei Paesi sviluppati, ma si sono dimostrati efficaci e hanno mantenuto i tassi bassi. È importante notare che questo segna un cambiamento. Le banche centrali dei Paesi emergenti hanno sempre detenuto un ammontare di debito sovrano molto ridotto e temevano che questo tipo di acquisto rischiasse di fargli perdere credibilità, con conseguente fuga di capitali.

Quindi la vera domanda è: questo continuerà? Nel lungo periodo, ci aspettiamo che le banche centrali emergenti perseguano l’acquisto di asset. Nel breve termine, prevediamo che possano continuare ad acquistare titoli di Stato per mantenere bassi i tassi d’interesse. Sul fronte dei tassi d’interesse, nei Paesi emergenti ci si aspetta un movimento non particolarmente forte, piuttosto stabile in Asia e America Latina.

Le banche centrali stanno però modificando i loro mandati. La Fed ha chiaramente mostrato questo orientamento includendo nuovi parametri nei suoi obiettivi. Così, in relazione ai tassi di inflazione e di disoccupazione, ha inserito un indicatore legato alla disuguaglianza e all’inclusione sociale nei suoi obiettivi, insieme ai tradizionali indicatori di inflazione e disoccupazione. Nel 2021 la Bce continuerà a definire un nuovo quadro di riferimento. Le banche centrali hanno riconosciuto che devono essere considerati nuovi rischi che vanno oltre l’inflazione e la stabilità finanziaria. Oggi c’è un reale riconoscimento da parte delle banche centrali nel considerare il clima un rischio significativo che deve essere affrontato.

Ma come può una banca centrale gestire il rischio climatico, un rischio fisico che non ha “nulla” a che fare con l’economia? Ci sono almeno tre soluzioni che le banche centrali stanno studiando per rispondere a questo problema.

Stress test: in qualità di supervisori, le banche centrali potrebbero integrare il rischio climatico nei loro regimi di stress testing, già molto complessi. Nel 2021, stress test climatici saranno effettuati dalla BoE e probabilmente dalla Bce.

Politica collaterale: le banche centrali accettano il debito come collaterale, fornendo liquidità come controparte. È abbastanza plausibile che adottino una nuova politica e non eroghino la stessa quantità di denaro, diversificando a seconda che si offra un collaterale green o brown.

Acquisto di asset: nel 2021 e nei prossimi anni, le banche centrali potrebbero mettere in atto criteri per la selezione di alcuni emittenti. Questo genererebbe un dibattitto ancor più complesso su come determinare cosa è verde e cosa non lo è. La Bce potrebbe contribuire a definire una tassonomia.

Le banche centrali non sono più completamente indipendenti. I bassi tassi d’interesse hanno già creato una forma di imposta sui risparmiatori, a vantaggio dei soggetti più indebitati. Nell’economia del Covid-19, le banche centrali sono chiaramente dipendenti e interdipendenti dalla politica fiscale. I tassi bassi sono stati fondamentali per la stabilità e la solvibilità dei governi. Se le banche centrali e la politica fiscale si muovono nella stessa direzione per gestire il rischio climatico, è una buona cosa. Ma se un domani un governo populista volesse utilizzare le banche centrali per una politica diversa, probabilmente creerebbe instabilità e inflazione. L’indipendenza a lungo termine delle banche centrali è la chiave per la credibilità e la stabilità finanziaria. C’è interdipendenza tra politica fiscale e monetaria, ma non può esserci una dipendenza a lungo termine. Altrimenti, rischiamo pericolosi eccessi populisti e inflazionistici.

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