Banche elvetiche in buona salute

Le 253 banche attive in Svizzera hanno ritrovato la via della crescita lo scorso anno: l’utile netto aggregato è salito del 24,1% a 9,8 miliardi di franchi. Nel dettaglio, secondo quanto riportato dal sito della Rsi, i patrimoni amministrati sono saliti a 7.291,8 miliardi (+2,8%), raggiungendo un nuovo massimo dallo scoppio della crisi finanziaria.

Il miglioramento è stato raggiunto nonostante l’aumento dei costi normativi, il perdurare della fase di tassi d’interesse negativi (due miliardi sono stati versati alla BNS) e il clima di incertezza sul piano politico e giuridico dovuto alla Brexit e al commercio internazionale. “Gli indicatori sono tornati a segnalare un trend di crescita, anche se il contesto attuale è caratterizzato da vari elementi di incertezza. Risulta quindi tanto più impressionante la performance messa a segno dalle banche”, ha affermato alla Rsi August Benz, vicedirettore dell’ASB e responsabile Private Banking & Asset Management, citato in un comunicato.

Gli otto istituti in meno rispetto all’anno precedente sono imputabili esclusivamente alle banche estere e alle rispettive filiali. Il numero degli occupati in equivalenti a tempo pieno è diminuito del 7,7% a 93.544, soprattutto però per il trasferimento di determinati servizi, per motivi normativi, operato da una grande banca. Il trend potrebbe invertirsi quest’anno, stando al responsabile della politica economica di Swissbanking Martin Hess, che riferisce le intenzioni espresse dagli istituti: un terzo di essi prevede di creare impieghi. Nel primo semestre 2018 si sono persi 100 posti.

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