Banche Usa in saldo

A cura di Francesco Lavecchia, Morningstar
Profittevoli, finanziariamente stabili e con tassi di sconto elevati: questi i tre motivi per guardare a Wells Fargo (WFC) e a Citigroup se si cerca esposizione al settore bancario statunitense.
WFC ha ceduto il 9% circa negli ultimi sei mesi e ora è scambiata a un rapporto Prezzo/Fair value di 0,85 (analisi aggiornata al 28 giugno 2018).
Wells Fargo utile anche in ottica dividendo
Wells Fargo è il primo istituto di credito negli Stati Uniti per raccolta di depositi bancari ed è leader nel mercato dei prestiti ipotecari. Questo le permette di finanziare le sue attività a costi di circa il 40% rispetto alla media e di realizzare elevate economie di scala. Inoltre, grazie alla presenza capillare sul territorio e all’ampio portafoglio di servizi (come asset management, carte di pagamento, soluzioni pensionistiche) riesce a mantenere un’alta fidelizzare della clientela.
WFC ha un modello di business molto più vicino a quello di una banca regionale che a un grosso gruppo finanziario: genera meno della metà delle commissioni dagli investimenti rispetto a quelle ricavate da JPMorgan Chase, Goldman Sachs e Bank of America. Inoltre, i ricavi dalle attività di trading rappresentano solo una piccola percentuale del reddito non da interesse, mentre una parte significativa deriva dalle attività di intermediazione, consulenza e gestione patrimoniale. Questo fa sì che i suoi principali concorrenti siano le banche regionali, le quali però non riescono a competere con le economie di scala e la tecnologia di Wells Fargo.
La banca sembra essersi messa alle spalle gli scandali che hanno riguardato alcune figure importanti del management senza particolari danni, come dimostra la stabilità del numero di clienti nel tempo, ed è in prima file per trarre vantaggio dall’incremento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. Wells Fargo è molto attraente anche sotto il profilo del dividendo: dal 2009 ha sempre aumentato l’ammontare della cedola e quest’anno, con l’ok della Fed a distribuire il 100% degli utili, potrebbe essere ancora più generosa.
Citigroup punta sugli emergenti
Destino analogo per Citigroup, che negli ultimi sei mesi ha perso il 10% della sua capitalizzazione di mercato e ora è scambiata a un tasso di sconto del 14% rispetto al fair value di 78 dollari (report aggiornato al 28 giugno 2018).
Nonostante le complessità delle sue operazioni e la scarsa chiarezza sulle possibili sinergie tra alcune linee di business, gli analisti di Morningstar sono convinti che la banca americana sia in grado di remunerare gli azionisti con dividendi generosi dopo aver passato con successo gli stress test della Federal Reserve. “Quello che distingue Citigroup da quasi tutti i suoi competitor è la sua forte presenza globale. La banca statunitense è molto presente sui mercati dell’America latina e dell’Asia e questo le permette di trarre vantaggio dalla crescita economica di queste regioni e di essere un partner di riferimento per tutte quelle aziende che gestiscono una parte rilevante del proprio business oltre i confini nazionali”, dice Eric Compton, analista di Morningstar.
“Nei prossimi cinque anni ci aspettiamo un progresso medio dei ricavi del 3%, ancora poco sostenuto dalla crescita delle economie emergenti e dal lento incremento del reddito da interessi, mentre il margine operativo è destinato a rimanere stabile attorno a quota 36%”.

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