Banconote e copertura aurea

A cura di OroVilla

Quando nel 1907 iniziò ad operare la Banca Nazionale Svizzera (SNB) fu stabilito che la copertura aurea dell’emissione di banconote non avrebbe mai dovuto scendere al di sotto del 40%, mutuando le consuetudini già in uso dalla FED statunitense. La Banca centrale svizzera cercò sempre di mantenere il rapporto stabilito, senza comunque scendere al di sotto del 30%, anche nei momenti più critici della depressione del 1929-1933, dell’iper-inflazione tedesca e durante la sospensione del Gold Standard nel corso delle dei due conflitti mondiali.

Tale condizione si protrasse anche dopo il crollo del sistema di Bretton Woods nel 1971, quando venne abolita la convertibilità tra oro e dollaro statunitense. Oggi la Banca centrale svizzera detiene 1.040 tonnellate di oro e circolano banconote per 80 miliardi di franchi con una copertura del 54%, un ottimo rapporto malgrado il bilancio ammonti a 828 miliardi di franchi con un rapporto rispetto alle riserve auree di solo il 5,3%. Queste condizioni favoriscono la stabilità finanziaria della Confederazione Elvetica e rafforzano la percezione di valuta rifugio del franco svizzero.

La FED, prima detentrice aurea al mondo, possiede 8.133,5 tonnellate di oro con un circolante di banconote di 1.637 miliardi di dollari; il rapporto di copertura è inferiore al 21%, e rispetto al bilancio è pari solo all’8,7%. Per ritornare alla consueta copertura aurea delle banconote del 40%, la FED dovrebbe acquistare 7.500 tonnellate, oppure l’oro dovrebbe valere 2.500 dollari l’oncia, quasi il doppio delle quotazioni attuali.

Il dollaro è la valuta più utilizzata per gli scambi commerciali e si basa sulla fiducia in merito al suo valore. Nessuno mette in dubbio che il dollaro continuerà a ricoprire un ruolo centrale nei commerci, ma al tempo stesso è legittimo domandarsi cosa accadrebbe se questa fiducia venisse meno.

 

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