Barlumi di speranza nelle tensioni commerciali tra Usa e Cina

L’incontro tra la Cina e i rappresentanti degli Stati Uniti per il commercio si è concluso con un rinnovato impegno a proseguire i colloqui. “Ma nel concreto ci sono stati pochi passi avanti sulla richiesta più delicata fatta dagli Stati Uniti, ossia la fine dell’obbligo per le imprese straniere che operano in Cina di rivelare la propria tecnologia, e l’eliminazione delle pesanti sovvenzioni che il governo cinese fornisce ai propri settori industriali – commenta Paolo Zanghieri, Senior Economist di Generali Investments – Il risultato sarà probabilmente sufficiente per evitare l’annunciato aumento dei dazi, previsto per il 1 marzo, dal 10% al 25% sulle importazioni cinesi negli Stati Uniti”.
La posizione del governo statunitense dipenderà molto dall’impatto che la guerra commerciale sta avendo sull’economia, che al momento appare limitato. “Le indagini, mentre mostrano un sentimento deteriorato, segnalano che i dazi hanno avuto un peso limitato sulle decisioni di investimento delle imprese, e le assunzioni nei settori più esposti all’export non sono state inferiori rispetto al resto dell’economia – continua Zanghieri – Un indice delle società fortemente esposte alle vendite in Cina ha sottoperformato l’S&P500 dell’11% dall’inizio del 2018, ma da novembre in poi si è stabilizzato”.
Date le differenze strategiche tra i due paesi, una soluzione rapida e positiva soluzione delle trattative non può essere data per scontata. “Se i negoziati si dovessero trascinare a lungo, l’incertezza derivante provocherebbe quasi sicuramente un peggioramento del sentiment delle imprese” conclude l’economista di Generali Investments.

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