Battute d’arresto in vista? la view di Allianz GI

Eravamo così soddisfatti che le incertezze geopolitiche stessero diminuendo alla fine del vecchio decennio… Il parlamento britannico ha ratificato l’accordo sulla Brexit, le possibilità di un accordo commerciale di “fase 1” tra Stati Uniti e Cina sono aumentate trovando conferma nella firma del documento nei giorni scorsi; inoltre, le Banche Centrali hanno mantenuto le proprie politiche monetarie espansive, sono cresciute le speranze di una ripresa ciclica sostenuta e i mercati hanno registrato un rally di fine anno. “Tutto lasciava presagire un inizio promettente per il nuovo decennio, non è così?” di seguito la view di Stefan Scheurer, Director – Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors.

Dopo l’escalation delle tensioni geopolitiche tra Iran e USA, l’ottimismo sui mercati finanziari internazionali è temporaneamente venuto meno. Fortunatamente, l’avversione al rischio scatenata dagli scontri tra Iran e Stati Uniti ha avuto vita breve. I prezzi del petrolio hanno evidenziato una rapida impennata a oltre 70 dollari (i massimi da maggio 2019) a seguito di un aumento dei premi per il rischio, ma nel giro di pochi giorni sono tornati ai livelli di inizio anno, con un andamento analogo a quello successivo agli attacchi alle raffinerie petrolifere in Arabia Saudita. Nonostante i nuovi tagli alla produzione da parte dei Paesi OPEC, le scorte di petrolio rimangono consistenti. L’eccesso di offerta a livello globale dovrebbe mantenere i prezzi tra 60 e 70 dollari per barile.

Se, tuttavia, i mercati sconteranno premi per il rischio (geopolitico) più alti a medio termine, la ripresa economica ancora fragile potrebbe registrare una battuta d’arresto. Ad ogni modo, i segnali di stabilizzazione sono aumentati. Il nostro Global Macro Breadth Index è avanzato per la prima volta in otto mesi, trainato dagli USA, dall’area euro e dai principali mercati emergenti (Cina inclusa). I PMI indicano un miglioramento delle prospettive e iniziano a emergere i primi segnali di ripresa del commercio globale. I dati recenti dalla Cina sono particolarmente interessanti, in quando indicano una stabilizzazione a livello sia di esportazioni che di importazioni. Pertanto, le stime di consensus sulla crescita del PIL sono state riviste al rialzo in gran parte dei Paesi del nostro universo per la prima volta negli ultimi 19 mesi. Nonostante i mercati scontino prospettive future più rosee, permangono i dubbi circa un’accelerazione sostenuta della crescita globale. I recenti progressi sono ampiamente ascrivibili agli indicatori di sentiment. Al contempo, le prospettive per gli investimenti societari globali (fattore imprescindibile per un aumento della crescita del PIL) sono quanto meno modeste. La prossima stagione di pubblicazione degli utili aziendali del quarto trimestre sarà quindi oggetto di grande attenzione.

La settimana prossima

La prossima settimana la “reporting season” delle società statunitensi entrerà nel vivo. Inoltre, gli investitori si concentreranno probabilmente su diversi indicatori anticipatori, in particolare l’indice dell’attività di Chicago (martedì), il Kansas City Fed Index (giovedì), e il PMI manifatturiero preliminare di Markit (venerdì). Anche il PMI di Markit dell’area euro (venerdì) potrebbe rivelarsi interessante, in quanto potrebbe confermare il recente miglioramento dei dati macroeconomici dell’area. Lunedì si attendono inoltre i risultati dell’indagine tedesca ZEW. Inoltre, gli operatori di mercato monitoreranno la decisione sui tassi della Banca Centrale Europea (BCE) attesa per giovedì. Sebbene i tassi di interesse dell’area euro rimarranno probabilmente invariati, il dibattito su una nuova strategia monetaria potrebbe accendersi e rivelarsi un argomento importante della conferenza stampa. In Asia sarà protagonista il Giappone. Martedì la Bank of Japan dovrebbe confermare l’attuale politica sui tassi di cambio. Nonostante l’aumento dell’inflazione dallo 0,2% allo 0,5% a/a in novembre, riconducibile al rialzo dell’IVA del 1 ottobre, le pressioni sui prezzi in Giappone sono ancora ben al di sotto del target della Banca Centrale (i dati sull’inflazione sono attesi per venerdì). All’ultima riunione, l’autorità monetaria ha confermato la sua visione, secondo la quale l’economia è in una fase di crescita moderata, ma ha segnalato i rischi di ribasso per il 2020. I dati sugli scambi di dicembre (giovedì) e il PMI manifatturiero preliminare (venerdì) potrebbero far chiarezza sulla situazione.

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La propensione al rischio è in crescita da oltre quattro mesi e i mercati azionari globali hanno toccato i massimi annuali o assoluti. Le posizioni degli investitori riflettono tale contesto. Secondo l’ultimo sondaggio dell’American Association of Individual Investors (AAII), il numero medio di “orsi” per un dato mese si è quasi dimezzato. I put-call ratios indicano un forte ottimismo, in particolare negli USA. Al contempo, gli indicatori tecnici come gli indicatori di forza relativa (RSI), suggeriscono una situazione di ipercomprato sempre più evidente. I significativi flussi netti in entrata nei fondi obbligazionari e monetari globali (oltre USD 1.000 miliardi nel 2019) hanno sorpreso gli investitori. I nuovi risk budget degli investitori istituzionali, i segnali di ripresa ciclica, le politiche monetarie e fiscali favorevoli e le minori incertezze politiche potrebbero portare ad un aumento dei flussi netti nei fondi azionari, già a quota USD 50 miliardi circa negli ultimi tre mesi (cfr. Grafico della Settimana). Il trend a livello fondamentale potrebbe subire delle battute d’arresto, anche se tutto sembra indicare che gli investimenti nelle asset class più rischiose proseguiranno.

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