Bce, Draghi taglia le stime di crescita

Le stime di settembre dello staff della Bce riducono le previsioni di crescita dell’Eurozona. In particolare per il 2018 viene ridotta la stima del Pil dal 2,1 al 2,0% e per il 2019 si passa dall’1,9% stimato a giugno a un +1,8 per cento. Confermata la stima di una crescita del Pil dell’Eurozona all’1,7% nel 2020.
A condizionare questa contrazione delle stime contribuisce soprattutto qualche fragilità mostrata dalla domanda estera.

Le indicazioni che giungono dallo staff economico della Bce confermano poi in gran parte la valutazione di una fase di espansione ampia nell’Eurozona e di un graduale incremento dell’inflazione. Nonostante qualche rallentamento della crescita nell’ultimo periodo, un’ampia gamma di indicatori conferma la fase positiva dell’economia europea.

Non solo. Le politiche fiscali dovranno essere improntate a un consolidamento dei bilanci pubblici. Questo è valido in particolar modo per i Paesi il cui debito pubblico è elevato e per i quali è critica l’adesione piena alle previsione del Patto di Stabilità e Crescita per la salvaguardia di solide posizioni fiscali.

Il rafforzamento dell’unione economica e monetaria rimane prioritario e al riguardo la Bce preme perché il siano presi passi decisivi per il completamento dell’unione bancaria e dell’unione dei mercati di capitale. Lo ha dichiarato il numero uno della Bce Mario Draghi durante la conferenza stampa di oggi.

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