Bce: dubbi sul whatever it takes alla vigilia del settimo anniversario?

Forte volatilità sui mercati dopo la riunione di politica monetaria della Bce

Nonostante nella pratica non sia cambiato nulla nella politica monetaria dell’Istituto di Francoforte (i tassi sono stati confermati ai livelli attuali), il Consiglio direttivo ha deciso di aprire a una serie di misure straordinarie visto che “l’inflazione rimane in maniera persistente sotto l’obiettivo di lungo termine”.  Lo stesso Draghi ha precisato che a tal proposito è stato dato “mandato ai comitati competenti dell’Eurosistema di esaminare varie opzioni” che vanno dal rafforzamento della forward guidance, ai tiered deposit rates e a un nuovo programma di acquisto asset (Quantitative Easing, QE). Sull’economia, Draghi ha sottolineato come la situazione stia peggiorando e che la stessa crescita attesa per il secondo e il terzo trimestre dell’anno è ora a rischio, complice la forte contrazione del settore manifatturiero. I downside risk stanno crescendo e tra questi figurano il maggior protezionismo e la vulnerabilità dei Paesi Emergenti.

L’iniziale reazione dei mercati (accelerazione delle borse e vendite sull’euro) scatenatesi subito dopo il comunicato delle 13.45 sono così rientrate rapidamente a metà del discorso del numero uno della Bce. Ci si chiede cosa possa aver raffreddato l’entusiasmo iniziale degli investitori. Crediamo che il violento movimento sia da considerarsi fisiologico e tipico di queste sedute così importanti e attese dalla comunità degli investitori. Al momento sia il calo degli indici azionari che il rimbalzo dell’euro verso le altre valute mondiali sono contenuti rispetto al movimento messo a segno negli ultimi mesi. Quindi potrebbe essere visto come un sell on news. Nel complesso l’intervento di Draghi è stato convincente e credibile e manifestano una chiara intenzione della Bce a spiegare ulteriori misure straordinarie per sostenere l’economia e l’inflazione. Un messaggio forte che non lascia spazio a dubbi o incertezze sulla volontà di essere più accomodante, arrivato proprio alla vigilia del settimo anniversario del famoso “whatever it takes and believe me, it will be enough”.

C’è chi teme che proprio il whatever it takes (o meglio che “it will be enough”) possa non bastare

Sebbene questo timore sia condiviso e noto da tempo, non ci aspettiamo che il mercato lo veda come una particolare minaccia al momento, ma può essere in grado di alimentare delle vendite simili sul mercato. Di fatto i toni allarmanti sull’economia lanciati dal presidente della Bce non piacciono agli investitori che richiedono una Banca centrale più reattiva e veloce, cosa forse che nel discorso di oggi è mancato, visto che lo stesso Draghi ha precisato come al momento non ci sia un consenso unanime e nuove misure siano al vaglio dei comitati competenti.

Draghi sta spulciando nella cassetta degli attrezzi e sembra non trovare lo strumento utile per lo scopo della Bce e gli investitori iniziano a dubitare.

A cura di Vincenzo Longo, market strategist di IG

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