Bce, la nuova presidente Lagarde più colomba che falco

Christine Lagarde è un’eccellente nomina come presidente della Bce. Ha maturato una vasta esperienza sia come ministro delle finanze che come capo del Fmi. E sebbene non abbia una formazione da economista, sarà abilmente supportata nel proprio lavoro dal personale della Bce. Le sue precedenti dichiarazioni sulla politica monetaria suggeriscono che sia vicina a un orientamento accomodante. È stata una sostenitrice del quantitative easing, che la Bce ha recentemente ripreso”. E’ il giudizio di Paul Diggle, Senior Economist di Aberdeen Standard Investments, sulla politica francese che dal 1° novembre prenderà il posto di Mario Draghi al vertice della Banca Centrale Europea.

“E sotto la sua direzione – continua l’economista – il Fondo Monetario Internazionale ha sostenuto ampiamente i tassi di interesse negativi, pur essendo consapevole del potenziale di destabilizzazione finanziaria che i tassi eccessivamente negativi portano con sé”.

Per Diggle, il continuo rallentamento della crescita economica nell’Eurozona e la totale assenza di pressioni inflazionistiche sottostanti fanno sì che Lagarde probabilmente possa procedere a ulteriori tagli dei tassi di interesse durante il suo mandato. Portare il costo del denaro ancora a un livello più basso può sostenere l’economia. Ma, con tassi già così bassi, la politica monetaria non può da sola aiutare l’economia dell’Eurozona a uscire fuori dalla sua depressione.

“Invece, ciò di cui il gruppo della moneta unica ha realmente bisogno è che i governi perseguano stimoli fiscali, intraprendano profonde riforme strutturali e portino avanti l’agenda dell’integrazione europea. Tutti lo sanno, e il presidente uscente della Bce Mario Draghi ha trascorso anni a ripetere il messaggio all’infinito, in gran parte senza successo. Ma se qualcuno può spingere i governi dell’Eurozona ad agire, è Lagarde. Ha un’esperienza unica sia nella supervisione della politica fiscale nazionale in Francia, sia nella consulenza ai governi sulle loro politiche fiscali in tutto il mondo. Lei è il consumato attore politico di cui l’economia dell’Eurozona ha bisogno. Ora, se solo i governi nazionali facessero la loro parte. Buona fortuna, signora Lagarde”, conclude l’economista di Aberdeen SI.

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