Bce, situazione invariata

A cura di Marzotto Sim
Alla luce dell’incremento dell’inflazione registrata in Europa sia da indicatori di mercato come l’inflation swap 5yr./5yr. che dai dati macroeconomici, gli operatori hanno atteso con interesse la conferenza seguita alla riunione che il Govening Council della ECB ha tenuto ieri, per cogliere eventuali segnali di rallentamento delle misure ultra espansive ormai in atto dal famoso “whatever it takes…” del luglio 2012.
Come da attese il QE a 60 bn. è rimasto invariato così come i tassi compreso il tasso sui depositi che rimane a -0.40%. Anche sul fronte delle previsioni economiche non ci sono stati grandi sorprese. Il CPI 2017 è stato revisionato al rialzo a 1.7% (da 1.3%) sulla base del rialzo delle materie prime, lo stesso dato per il 2018 rimane di fatto invariato a +1.6% (da 1.5%) e flat per il 2019 a 1.7%. In riferimento alla crescita economica le attese sono per una crescita del GDP +1.8% nel 2017, 1.7% nel 2018 e 1.6% nel 2019.
La conclusione è quindi che la mancanza di un overshooting dell’inflazione (le revisioni al rialzo dove presenti sono state marginali) abbia consentito di fatto a Draghi di mantenere la situazione invariata. A voler essere pignoli l’unica variazione potenzialmente di rilievo rispetto alle precedenti riunioni risiedono nel commento introduttivo durante il quale ha confermato che i tassi saranno mantenuti bassi per un lungo periodo di tempo ma in merito alle azioni che la ECB intende intraprendere non ha più fatto riferimento alla espressione “all instruments within its mandate” sostituendola con “adjustments to asset purchase would be made ….to adress unwanted solution”.
Lo stresso Draghi ha confermato che in seno al consiglio vi è stato un dibattito circa la rimozione della parola “lower” in riferimento al futuro livello dei tassi. Questi indizi sembrerebbero  confermare quella che è la nostra idea da tempo ovvero che il QE è nella sua fase finale e che il valore aggiunto di sostegno al mercato da parte della ECB sia sotto forma di annunci che di azioni è marginalmente decrescente. Draghi è infatti stretto tra la necessità di contrastare almeno in parte l’inflazione e quella di sostenere il debito pubblico in prevalenza dei paesi europei periferici.
Tra attese e outcome del meeting di marzo, l’effetto finale è stato di un marginale peggioramento dei governativi europei in linea con il trend decrescente in atto da diversi mesi.

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