Bolla di fine ciclo

A cura di Pierre Olivier Beffy, Chief Economist di Exane Bnp Paribas
La scorsa settimana ho incontrato investitori a Londra ed in Svizzera. La maggior parte di loro sono preoccupati dall’attuale rally degli asset rischiosi poiché vedono segnali di una maturazione del business cycle degli Stati Uniti. Continuiamo a vedere un forte scetticismo sulla nostra aspettativa di rimbalzo dell’inflazione ciclica per il prossimo anno. Infatti, politiche restrittive sono di nuovo in auge, con la Fed che sta virando verso un aumento dei tassi d’interesse più aggressivo e con la BCE che dovrebbe annunciare una riduzione del suo QE in ottobre.
Bassa inflazione, politiche sbagliate, uragani… niente sembra essere in grado di distogliere la Fed dai suoi intenti restrittivi. La Federal Reserve inizierà a ridurre il suo bilancio in ottobre come largamente atteso. Ciò dovrebbe rimuovere l’offerta di 730mld USD di US Treasury e di 550mld USD di mortgage-backed securities nei prossimi 3 anni. Il tono più hawkish del rialzo dei tassi ha rappresentato una sorpresa per le attese del mercato. Undici su sedici componenti del FOMC prevedono almeno 4 aumenti per la fine del 2018.
Condividiamo la view della Fed riguardo la transitorietà del recente calo dell’inflazione negli Stati Uniti e ci aspettiamo una ripresa della stessa dalla prossima primavera. La Fed è in una buona posizione per continuare a “gestire” il dollaro. La scorsa primavera, il suo focus è passato dai tassi al bilancio per via della crescente incertezza riguardo la politica fiscale di Trump. Ora che il dollaro ha subito un brusco deprezzamento, le condizioni finanziarie americane si sono alleviate e la Fed è tornata a concentrarsi sulla crescita dei tassi. Tramite un’ulteriore crescita dei tassi ed evitando che il dollaro americano si deprezzi, la Fed sta creando molto spazio di manovra per far fronte ad una futura crisi.
Al contrario, la BCE sta affrontando l’apprezzamento dell’Euro, che pone un limite al ritmo della restrizione della politica monetaria. In tale contesto, i membri della BCE proveranno sicuramente ad essere il più dovish possibile al prossimo meeting di ottobre: questo potrebbe essere il messaggio dei numerosi discorsi che seguiranno nelle prossime settimane. La politica monetaria europea, tuttavia, è comunque indirizzata verso una restrizione: la maggior parte delle banche centrali europee seguiranno con molta probabilità la BCE.
La riduzione dell’offerta di moneta è quindi un trend comune negli Stati Uniti ed in Europa. Poiché la Fed ha un lavoro più facile nel restringere la sua politica monetaria, noi manteniamo la view sull’apprezzamento dell’USD per la fine dell’anno. Ciò potrebbe anche essere rinforzato dai trend politici. Infatti, Trump potrebbe sorprendere le aspettative in positivo, mentre le elezioni tedesche potrebbero portare ad un ruolo maggiore dell’FDP rispetto a quanto atteso. Se le nostre previsioni si riveleranno corrette e l’Eurodollaro dovesse scendere nei prossimi mesi, la velocità di apprezzamento del dollaro sarà un tema importante. Lo scenario migliore sarebbe un graduale apprezzamento dal momento che una repentina variazione dell’EUR/USD potrebbe innescare instabilità sui mercati emergenti e portare a qualche tensione sul mercato del credito corporate negli Stati Uniti.
Complessivamente, rimaniamo positivi sul ciclo globale per i prossimi 12 mesi. Se da una parte gli investitori stanno analizzando i possibili rischi, potrebbero anche esserci potenziali sorprese positive: per esempio, un maggiore stimolo fiscale negli Stati Uniti rispetto alle attese, prezzi degli asset più sostenuti che migliorano la fiducia, i consumi e gli investimenti, o una maggiore crescita degli scambi internazionali rispetto alle attese. Le bolle finanziare alla fine del business cycle globali non sono mai positive, ma finché la musica continua…

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