Bollettino Economico Banca d’Italia n. 1 – 2020

Banca d’Italia ha pubblicato il primo Bollettino Economico del 2020.

Si parte dall’illustrazione della situazione a livello mondiale osservando che i rischi per l’economia globale sono ancora al ribasso; il commercio mondiale ha ripreso a espandersi e vi sono stati segnali di attenuazione delle dispute tariffarie fra Stati Uniti e Cina, ma le prospettive restano incerte e sono in aumento le tensioni geopolitiche.

Nell’area dell’euro rimane appropriato l’accomodamento monetario: l’attività economica è frenata dalla debolezza della manifattura, particolarmente accentuata in Germania nonostante un andamento superiore alle attese in novembre; permane il rischio che ne risenta anche la crescita dei servizi, rimasta finora più solida. L’andamento dell’economia incide sull’inflazione, che nelle proiezioni dell’Eurosistema è sostenuta dallo stimolo monetario ma viene prevista ancora inferiore al 2 per cento nel prossimo triennio. Il Consiglio direttivo della BCE ha riconfermato quindi la necessità di mantenere l’attuale orientamento.

Nei mercati finanziari internazionali, il rafforzarsi delle attese di un accordo commerciale tra Cina e Stati Uniti e l’orientamento accomodante delle principali banche centrali hanno favorito uno spostamento dell’interesse degli investitori dal segmento obbligazionario
a quello azionario e sospinto i corsi azionari; i rendimenti a lungo termine sono leggermente saliti, riflettendo valutazioni meno pessimistiche sulle prospettive di crescita.

L’analisi si concentra poi sulla situazione in Italia dove il ciclo industriale ha frenato il prodotto e si stabilizzano gli ordini. Le ultime informazioni disponibili infatti suggeriscono che in Italia l’attività economica, lievemente cresciuta nel terzo trimestre dello scorso anno, sarebbe rimasta pressoché stazionaria nel quarto, continuando a risentire soprattutto della debolezza del settore manifatturiero. Nelle indagini dell’Istat e della Banca d’Italia le imprese esprimono valutazioni appena più favorevoli sugli ordini e sulla domanda estera, ma continuano a considerare l’incertezza e le tensioni commerciali come fattori che ostacolano la propria attività. Per il 2020 le aziende programmano un’espansione degli investimenti, anche se più contenuta dell’anno precedente.

Sono proseguiti gli afflussi di capitali dall’estero. Negli ultimi mesi gli acquisti di titoli pubblici italiani da parte di investitori esteri sono stati ingenti (90 miliardi tra gennaio e novembre dello scorso anno). Il saldo debitorio della Banca d’Italia sul sistema dei pagamenti europeo TARGET2 è significativamente migliorato, anche per effetto dell’incremento della raccolta estera netta sul mercato repo da parte delle banche italiane, favorita dall’avvio del nuovo sistema di remunerazione delle riserve bancarie dell’Eurosistema. Nel corso del 2019 il surplus di conto corrente è rimasto ampio; la posizione estera netta dell’Italia è prossima all’equilibrio.

Buoni segnali anche dai dati sull’occupazione: nel terzo trimestre il numero di occupati è lievemente aumentato, soprattutto nel settore dei servizi; i dati disponibili segnalano un’espansione anche negli ultimi mesi dell’anno. La crescita delle retribuzioni è positiva (0,7 per cento sull’anno precedente) seppure in diminuzione, rispecchiando il permanere di rilevanti settori dell’economia in attesa di rinnovo contrattuale.

L’inflazione risale ma resta molto moderata (0,5 per cento in dicembre). Alla dinamica dei prezzi contribuiscono soprattutto i servizi, mentre è ancora modesta la crescita dei prezzi dei beni industriali. L’inflazione di fondo si è appena rafforzata nei mesi autunnali, allo 0,7 per cento. Nei sondaggi più recenti le aspettative di inflazione delle imprese sono leggermente diminuite.

I rendimenti sovrani e i corsi azionari sono aumentati. Dalla metà di ottobre sono saliti i rendimenti dei titoli di Stato e i corsi azionari italiani, riflettendo una tendenza comune ad altri Paesi dell’area dell’euro, nonché la pubblicazione di alcuni dati economici per l’area più favorevoli delle attese. Non sono aumentati i rendimenti delle obbligazioni emesse dalle banche e dalle società non finanziarie italiane, inferiori di oltre 70 punti base alla media del primo semestre del 2019.

Il costo del credito è diminuito, in modo significativo per le famiglie. Per queste ultime la crescita dei prestiti resta solida, mentre è negativa per le imprese, rispecchiando – sulla base dei sondaggi – soprattutto la debolezza della domanda di finanziamenti. Secondo le banche le misure adottate in settembre dal Consiglio direttivo della BCE concorreranno a favorire un miglioramento delle condizioni creditizie.

Il rapporto tra indebitamento netto e PIL si sarebbe lievemente ridotto: le informazioni preliminari disponibili per il 2019 segnalano una lieve flessione dell’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al PIL e un aumento del rapporto tra il debito e il prodotto. La manovra di bilancio per il triennio 2020-22, approvata lo scorso dicembre dal Parlamento, accresce il disavanzo di 0,7 punti percentuali del PIL in media all’anno rispetto ai valori tendenziali. Nei programmi del Governo l’incidenza sul prodotto dell’indebitamento netto e del debito, dopo una stabilizzazione nel 2020, si ridurrebbe nel biennio successivo.

Nel Bollettino si presentano inoltre le proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana nel triennio 2020-22, che aggiornano quelle predisposte in dicembre per l’esercizio previsivo dell’Eurosistema.

Le proiezioni presuppongono le seguenti ipotesi: una crescita del commercio mondiale modesta, seppure in graduale ripresa; condizioni monetarie accomodanti, coerenti con l’orientamento confermato dal Consiglio direttivo della BCE; andamenti ordinati sui mercati finanziari italiani, che si traducono in un costo contenuto del credito per le imprese.

Sulla base di queste ipotesi la proiezione centrale indica un incremento del PIL dello 0,5 per cento quest’anno, dello 0,9 nel 2021 e dell’1,1 nel 2022. L’attività sarebbe sostenuta sia dalla graduale ripresa degli scambi internazionali, sia dalla moderata espansione della domanda interna. Gli investimenti, pur risentendo di una persistente incertezza, trarrebbero impulso dal progressivo recupero delle prospettive di domanda globale e da condizioni di finanziamento espansive; la discesa degli spread sovrani osservata dall’inizio dello scorso giugno contribuirebbe a innalzare l’accumulazione di capitale di circa 3,5 punti percentuali nel complesso del triennio 2020-22. L’inflazione aumenterebbe in modo graduale, dallo 0,7 per cento nell’anno in corso all’1,3 nel 2022, per effetto soprattutto di una ripresa delle retribuzioni e dei margini di profitto che beneficerebbero della migliore fase ciclica.

Rispetto al quadro dello scorso luglio, la crescita prefigurata è inferiore per l’anno in corso, pressoché in linea per il 2021. Gli effetti della più accentuata debolezza dell’economia globale sono in larga parte compensati da quelli del maggiore stimolo monetario e dei minori premi al rischio sul debito sovrano italiano.

La crescita è ancora esposta a rischi rilevanti, connessi con l’incertezza geopolitica in aumento, con i conflitti commerciali solo in parte rientrati e con il debole andamento dell’attività economica nei nostri maggiori partner europei; potrebbe inoltre risultare inferiore a quanto prefigurato qualora fosse ritardata la realizzazione dei cospicui investimenti pubblici programmati, inclusi nel quadro previsivo, o se si riaccendessero tensioni sui mercati finanziari.

Per informazioni più approfondite e consultazione dei dati statistici si rimanda alla lettura integrale del Bollettino Economico sul sito della Banca d’Italia.

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