Brexit, Johnson rispetterà la legge anti-no-deal?

La data fatidica del 31 ottobre si avvicina e, a meno di un mese, un accordo non è ancora stato trovato per il divorzio del Regno Unito da Bruxelles. Boris Johnson potrebbe anche decidere di non attenersi al Benn Act, la legge anti-no-deal approvata su impulso delle opposizioni al Parlamento britannico? Sembra proprio di no. Almeno, secondo John Stanton, docente di diritto costituzionale della City Law School della City University of London, il premier Tory non ha scelta e dovrà rispettarla.

“Il tempo per raggiungere un accordo sta per scadere nonostante entrambe le parti abbiano affermato che si auguravano di raggiungerlo – avverte Stanton – é interessante notare il recente posizionamento dell’attuale Taoiseach Leo Varadkar il quale preferirebbe un’estensione a un no-deal. Vorrebbe che venisse trovata una soluzione che vada bene a tutti nel Regno Unito, inclusi quelli dell’Irlanda del Nord e della Repubblica d’Irlanda. Il suo punto di vista è interessante perché mostra come non abbia semplicemente voglia che la Brexit sia fatta ma che la right Brexit, la giusta Brexit, sia fatta. Mentre per ciò che riguarda il Benn Act, ebbene, sì, il no-deal è ancora possibile. In effetti, il cosiddetto no-deal rimane la situazione per default. Se l’Ue non dovesse accordare un’estensione, la data del 31 ottobre rimarrà tale. Apparentemente Boris Johnson manda messaggi contrastanti sulle proprie intenzioni di rispettare il Benn Act, anche se, sempre di più, sembra che voglia cercare un’estensione; da un punto di vista legale non ha scelta. Se un accordo non venisse approvato dal Parlamento entro il 19 ottobre andrebbe ricercata un’estensione fino al 31 gennaio 2020 (o un’altra data decisa dal Consiglio europeo). Essendo sancito dalla legge, Johnson non può fare a meno di seguirlo. Se si rifiutasse di cercare un’estensione, la cosa potrebbe finire in tribunale”.

 

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