Casson (Artemis): “Azioni europee, il drenaggio della liquidità sarà il tema principale nel 2019”

“Fare previsioni è a dir poco pericoloso perché inevitabilmente, o quasi, le inesattezze insite nelle stesse sono messe alla berlina rapidamente e senza pietà. E quest’anno tale compito è accompagnato dal persistente suono del risucchio causato dal drenaggio della liquidità nel sistema finanziario globale”. Questa l’opinione di Paul Casson, gestore Fondo European Equities, di Artemis – che fa notare come: “La tentazione di lasciare le cose come stanno è forte. Dopotutto, riteniamo che questo inesorabile ritiro di liquidità sia fondamentale nella gestione degli investimenti nel 2019”.

Il ciclo della liquidità

“Per arrivare alla fine (o all’inizio, secondo le prospettive) del ciclo globale della liquidità ci sono voluti dieci anni di sforzi coordinati delle banche centrali – spiega Casson – L’uscita è ora incominciata e gli stock di obbligazioni detenuti dalle banche centrali sta diminuendo, anche se lentamente e il processo di drenaggio della liquidità forse non durerà dieci anni, ma non ci aspettiamo che sia particolarmente rapido. Un rialzo decennale di quasi tutti i mercati è quindi ora seriamente minacciato”.

I tassi di interesse sono in aumento e, fin qui, niente di strano, anche se il processo è cominciato da un punto insolito. “Ciononostante – avverte il gestore – non c’è voluto molto per assistere al calo di tutti i tipi di attività finanziarie. La questione è preoccupante, perché il rialzo dei tassi non è per niente finito (anzi, la BCE non ha neanche cominciato)”.

I debiti – delle famiglie, delle aziende e degli stati – è a livelli elevati e, anche se non siamo i soli a richiamare l’attenzione su questo aspetto, non abbiamo ancora avuto una spiegazione credibile di come debba essere affrontato questo problema in una situazione di alti tassi di interesse senza creare squilibri da qualche altra parte. “Le speranze – sostiene Casson – sembrano essere riposte in un ravvedimento delle banche centrali che, dopo essersi accorte del tremendo errore, ritornerebbero a pompare soldi per far continuare la festa.

Previsioni di utili in calo e rischio politico

“Dato questo profondo cambiamento del contesto monetario – prosegue il gestore – non c’è forse da sorprendersi se il mercato è così agitato. Una reazione degli investitori all’allarme utili in relazione al terzo trimestre non si vedeva da anni”.

Non solo. “Sappiamo di alcune società che hanno già dovuto abbassare ulteriormente gli utili previsti dopo solo poche settimane dal primo allarme utili – rileva Casson – e ci aspettiamo di assistere allo stesso spettacolo quando le aziende forniranno le loro previsioni nel corso del 2019. Nonostante lo stimolo fiscale negli USA, le previsioni degli utili scendono costantemente da qualche mese, trascinando i mercati azionari con sé”.

È difficile quantificare poi il rischio politico. “La nostra opinione – fa notare il gestore di Artemis – è che, nonostante sia presente da alcuni anni, tale rischio sia stato oscurato dai benefici effetti dell’immissione di moneta nell’economia. Questa “copertura aerea” monetaria sta ora venendo meno, quindi il costo degli errori politici sarà proporzionalmente maggiore e più doloroso”.

Alla ricerca dei motivi di ottimismo

” Se volessimo provare ad essere più ottimisti, che cosa diremmo? – si chiede il gestore – Le recessioni si possono verificare senza per questo trasformarsi in crisi finanziarie globali. Questo significa che anche se i prezzi delle attività dovessero cadere eccessivamente, ci sarebbe comunque spazio per un rimbalzo. Il capitale delle banche è molto più solido di prima, quindi la prossima crisi probabilmente non avrà origine in quel settore. Nel frattempo, le aspettative sugli utili sono state resettate in parte nelle ultime settimane e un numero abbastanza elevato di settori del mercato europeo, quale quello delle telecomunicazioni, sembra offrire buone potenzialità con prospettive di utili in miglioramento”.

Certo, questo non è un elenco particolarmente lungo di motivi per essere allegri “ma – rileva infine Casson – almeno ci sono prospettive interessanti da qualche parte in Europa – e non solo per gli investitori che, come noi, possono effettuare vendite allo scoperto.

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