Ceo italiani, fiducia ai massimi livelli

I CEO italiani sono tra i più ottimisti al mondo riguardo alla crescita dell’economia globale e hanno piena fiducia nella crescita di ricavi delle proprie aziende. Ad affermarlo è la 19° Annual Global CEO Survey di PwC che fotografa il livello di fiducia nello sviluppo globale e del proprio business di oltre 1.400 CEO in 83 Paesi. I risultati italiani dell’indagine, presentata in anteprima alla vigilia del World Economic Forum di Davos (Svizzera) di gennaio, sono stati oggi al centro del dibattito cui hanno preso parte a Milano: Nicola Anzivino, Partner PwC, Ezio Bassi, CEO PwC, Andrea Guerra, Executive President Eataly, Raffaele Jerusalmi, CEO Borsa Italiana, Luigi Pugliese, Managing Partner Strategy& ed Enrico Roselli, CEO La Martina.
L’evento ha visto il panel confrontarsi sui principali topic emersi dalla ricerca, sui trend di mercato e sulle strategie che i top manager italiani intendono porre in atto nei prossimi mesi. In Italia i dati registrano un picco di fiducia dagli ultimi 3 anni: il 55% prevede un miglioramento della crescita economica mondiale entro l’anno, il 92% dei CEO crede nell’aumento dei ricavi nel 2016 e le prospettive a tre anni sono ancora migliori, con il 97% dei CEO italiani positivi.
Nicola Anzivino, Partner PwC spiega: “In controtendenza rispetto ai dati emersi a livello globale, i CEO italiani mostrano un crescente livello di fiducia nelle prospettive aziendali, sia a 12 mesi che a 3 anni. All’interno di questa visione, rivestono un ruolo strategico competenze aziendali e tecnologia. Da un lato, oltre un CEO su due è convinto che i migliori talenti preferiscano lavorare in aziende che rispecchiano i propri valori sociali e che tale fattore sia cruciale per attrarre queste risorse. Dall’altro, nove CEO su dieci indicano la tecnologia come il fattore chiave per i prossimi cinque anni, come strumento per gestire la relazione con i clienti ed accelerare il processo d’innovazione”.
“Alla luce della molteplicitià di stakeholders con cui le aziende sono oggi chiamate a relazionarsi, anche il concetto di successo aziendale e la sua comunicazione si evolvono. Oltre il 60% dei CEO italiani afferma che occorre comunicare di più l’innovazione, gli indicatori non finanziari di performance e il purpose e valori aziendali. Inoltre, è significativo che il 50% ritenga chiave comunicare meglio la propria strategia aziendale soprattutto verso i dipendenti e gli stakeholder finanziari”.
I CEO italiani indicano tra i Paesi più attraenti per investire gli USA e la Germania, favorita dal rallentamento delle prospettive di crescita della Cina, che si classifica comunque al terzo posto. La crisi non è ancora alle spalle e nei prossimi 12 mesi si potranno verificare nuove operazioni di ristrutturazione aziendale. Il 63% dei CEO italiani prevede iniziative di riduzione costi anche se in misura minore rispetto allo scorso anno. Il 40% intende avviare una nuova alleanza strategica o joint venture e il 27% ha intenzione di completare una fusione/acquisizione a livello internazionale quale risposta alla pressione competitiva dei concorrenti nazionali ed internazionali.
Per riuscire a sfruttare le crescenti opportunità di business i CEO del nostro Paese evidenziano due elementi prioritari: una forza lavoro (più) competente, istruita ed adattabile (88%), infrastrutture fisiche e digitali adeguate (77%). Il 48% dei CEO prevede infatti di aumentare l’organico nel corso dei prossimi 12 mesi, in leggero calo rispetto all’anno scorso (50%). In Italia, il 37% dei CEO intervistati afferma di voler aumentare il numero dei dipendenti, valore leggermente in aumento rispetto all’anno scorso, probabilmente per effetto del Jobs Act.
Cosa si aspettano dal futuro i CEO italiani? Redditività di medio lungo termine, aspettative dei diversi stakeholder e reporting non finanziario sono i tre temi al centro dell’agenda sia nel breve che a 5 anni. Il 68% dei CEO crede che i migliori talenti preferiscano lavorare in aziende con valori sociali che coincidono con i propri e che tale aspetto debba essere valutato per riuscire ad attrarre le persone in grado di fare la differenza in termini di competenze. In contrasto con i dati globali, per i CEO italiani il Governo e gli altri regulator sono gli stakeholder con il maggiore impatto sulla strategia dell’azienda (73%), i clienti si collocano al secondo posto con il 67% e i concorrenti/partner al terzo posto (63%).
Il business diventa sempre più complesso, cambiano le aspettative degli stakeholder ed è importante avere chiaro il “purpose”, l’obiettivo e i valori della propria azienda. Il 30% dei CEO in Italia ha cambiato il proprio “purpose”, cioè la ragione per cui esiste l’azienda, negli ultimi 3 anni per rispondere alle aspettative degli stakeholder, mentre il 10% prevede di farlo nel prossimo futuro.
Tra le minacce alla crescita del proprio business, emergono l’incertezza geopolitica e l’aumento del carico fiscale. Un sistema fiscale facilmente comprensibile, stabile ed efficace viene citato dall’82% dei CEO italiani come priorità per facilitare la propria attività. L’indagine sottolinea la forza della tecnologia nello spingere al cambiamento e verso una migliore comprensione dei clienti e degli stakeholder nel mondo delle aziende.
Per l’87% dei CEO i progressi tecnologici rappresentano il fattore a maggior impatto nei prossimi 5 anni. La tecnologia serve soprattutto a migliorare l’interazione “intelligente” e “dinamica” con i clienti andando oltre il classico concetto di CRM (Customer Relationship Management). Il fenomeno “big data” e l’enfasi alla R&S&I sono evidenziati come fattori abilitanti per una migliore interazione con gli stakeholder.
L’importanza della tecnologia e dei talenti sono valutate chiave dai CEO intervistati che sottolineano come infrastrutture fisiche e digitali adeguate e sistemi di formazione delle risorse umane debbano essere non solo una priorità per le aziende, ma soprattutto per il Governo italiano.

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