Cfa Italy Financial Business Survey. Ecco i risultati del sondaggio sui mercati

Nel sondaggio mensile svolto da CFA Society Italy, i professionisti degli investimenti italiani continuano a mostrare fiducia verso una ripresa dell’economia domestica, con un’ottica a sei mesi. Il “CFA Italy Financial Business Survey” ha misurato il parere di 107 professionisti con certificazione CFA®  e  membri dell’Associazione, un campione rappresentativo del punto di vista degli investitori professionali  italiani (i circa 400 soci di CFA Italy svolgono principalmente i ruoli di gestore di portafoglio, analista  finanziario, trader, broker, consulente e top manager di società del settore finanziario).
Il sondaggio, svolto tra il 20 ed il 31 marzo 2015, fotografa l’attuale difficile situazione che attraversa l’economia italiana ma, in termini di aspettative sui prossimi sei mesi, i partecipanti che si attendono un miglioramento della situazione economica generale del Paese rappresentano il 66,4% del totale, rispetto al 7,5% che prevede un peggioramento ed un 26% che non si attende variazioni di rilievo. La differenza tra coloro che risultano ottimisti sulle prospettive dell’economia italiana, rispetto ai pessimisti, è pari a 58,9, un valore che rappresenta, quindi, il “CFA Italy Sentiment Index” per il mese di aprile 2015. Il dato si mantiene ampiamente positivo, di poco inferiore a quello rilevato ad inizio marzo.

La parola al gestore: Alessandro Fonzi, CFA Country Head Italy, Institutional Sales & Marketing, Petercam

Anche questo mese il CFA Italy Sentiment Index si mantiene in territorio largamente positivo a indicare le aspettative di ripresa dell’economia a livello globale e, soprattutto, in Europa e in Italia.

Nell’area Euro, gli indicatori di fiducia sono ancora sotto pressione, ma in crescita. Ad esempio, in Petercam ci aspettiamo un miglioramento ciclico e una crescita del PIL tra l’1,5% e il 2% grazie all’Euro debole che spinge le esportazioni, a un meccanismo di credito all’economia che sembra ricominciare a funzionare e al basso prezzo del petrolio che stimola la crescita della fiducia dei consumatori e dei loro consumi. La bassa inflazione e l’allentamento quantitativo deciso finalmente dalla BCE sono la ciliegina sulla torta. Anche l’Italia gode di tali benefici.

Anche negli USA, gli indicatori di fiducia ci segnalano che la crescita potrebbe continuare nei prossimi mesi grazie alla maggiore spesa per consumi privati, alla crescita del credito all’economia, alla continua ripresa del mercato del lavoro e una probabile crescita dei salari reali grazie a un maggiore utilizzo della capacità produttiva. Tutto questo nonostante alcuni dati deboli, il rafforzamento del dollaro e la riduzione della spesa per investimenti a causa di un prezzo del petrolio più basso. Quest’ultimo fattore continua a mantenere l’inflazione a un basso livello e a rasserenare il mercato riguardo a un rialzo molto graduale dei tassi.

A questo quadro macroeconomico positivo però potrebbe non seguire un rialzo lineare dei mercati azionari, che sembrano aver già anticipato la ripresa economica come risulta anche dai risultati del sondaggio rispetto al mese precedente: anche se una nuova accelerazione della ripresa USA è storicamente positiva per i mercati azionari, le valutazioni di lungo termine (misurate dai price to trend earnings) sono molto alte per questa fase del ciclo economico con l’eccezione dei mercati emergenti e del Giappone. Per i mercati emergenti, occorre comunque fare sempre maggiore distinzione tra aree geografiche e tra paesi produttori e paesi consumatori di materie prime.

Per quanto riguarda i tassi di interesse, in Petercam ci aspettiamo comunque un primo rialzo dei tassi da parte della Fed durante l’estate, che potrebbe avere come conseguenze:(i) un appiattimento della curva dei tassi, (ii) un dollaro più forte, e (iii) una correzione temporanea, ma significativa, dei mercati azionari.

Nel confronto con il mese precedente è diminuito anche il numero dei colleghi di CFA Society Italy che pensano che il dollaro USA si apprezzerà nei confronti dell’Euro. Certo, è possibile che l’euro si deprezzi ulteriormente e sappiamo che le valute tendono a movimenti estremi nel breve termine. Però in Petercam pensiamo che un ulteriore calo dell’euro non deve essere dato per scontato e forse la maggior parte del deprezzamento è alle nostre spalle, perché le prospettive macro per l’area Euro sono migliorate, l’area presenta un surplus delle partite correnti significativo (ca. 3% del PIL) e, ponderato su base commerciale reale, l’euro è sceso di circa il 15% da inizio 2014 ed è di conseguenza circa il 10% più economico rispetto alla media di lungo periodo.

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