Ci prepariamo al rally di Natale?

A cura di Peter Rosenstreich, Head of Market Strategy di Swissquote

Eccezion fatta per la Gran Bretagna, dove rimaniamo negativi sulla sterlina (ci attendiamo un’ulteriore scivolata a 0,8810) con il Primo Ministro Theresa May che domani sarà chiamata a controbattere con durezza alle rimostranze dei detrattori dell’accordo proposto in vista della Brexit (e in attesa del voto in Parlamento di martedì prossimo), altrove la musica è cambiata. I mercati sono tornati ad essere spumeggianti, le indicazioni di Trump che nel weekend ha trovato uno spazio di accordo con il Presidente cinese per riequilibrare le relazioni commerciali tra i due Paesi hanno fornito il carburante per un ampio rimbalzo, soprattutto degli indici asiatici con la Cina che può contare su 90 giorni di tempo in più per negoziare le proprie posizioni. Nel caso di un outcome meno sfavorevole per Pechino, infatti, riteniamo che i titoli cinesi, che più di tutti quest’anno sono stati colpiti dalle vendite, potrebbero tornare a ruggire.

Nel frattempo, l’accordo tra Russia e Arabia Saudita di prolungare nel tempo i tagli già concordati alla produzione di petrolio ha fatto ripartire sia i prezzi del barile che le cosiddette oil-commodity come Corona norvegese, Dollaro canadese e Dollaro australiano tutti rimbalzati dai recenti minimi.

In tale contesto favorevole, mentre ha un effetto marginale il fatto che il Qatar lascerà l’OPEC a partire dal prossimo anno, (essendo l’Emirato solo in undicesima posizione tra i Paesi produttori), il sentiment in miglioramento sui sondaggi relativi agli acquisti dei manager delle società potrebbe giocare un ruolo centrale nel convincere gli investitori che, dopo tutto, il rally di fine anno potrebbe non essere del tutto escluso.

 

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