Cina, il Pil rallenta il passo

A cura di Wings Partners Sim

Pubblicati i dati sulla crescita cinese, che riportano un rallentamento al 6,7% per l’espansione del PIL del secondo semestre 2018, ovvero il livello più basso dal 2016. Il dato risulta nel complesso in linea con le aspettative, benché un decimo di punto più basso rispetto al periodo precedente. A preoccupare sono le prospettive per la seconda parte dell’anno, dato che i dazi sulle esportazioni che negli ultimi tre mesi hanno colpito solo acciaio ed alluminio, sono state ora estese a 34 miliardi di dollari di beni diretti negli Stati Uniti, in una lista che risulterà estesa a 250 miliardi di merci nei pros-simi due mesi.

Secondo le stime di Morgan Stanley, il raggiungimento del pieno regime di dazi da parte degli USA nei confronti di Pechino impatterebbe al ribasso sulla crescita del PIL cinese di tre decimi di punto percentuale. Il rischio è inoltre quello di un impatto indiretto sulla principale economia che potreb-be raddoppiare allo 0,6% il calo dell’espansione economica dagli attuali livelli. La Cina dal canto suo, a differenza di gran parte dei Paesi Sviluppati, ha dalla sua la possibilità di adottare ingenti misure di stimolo fiscale e monetario per stabilizzare la crescita. Qualcosa è già stato fatto, con la People’s Bank of China che ha ridotto le riserve obbligatorie delle banche, per agevolare il rilascio di nuovi prestiti, mentre la spesa governativa è stata aumentata già dal mese di giugno.

Le notizie positive per la Cina arrivano dai consumi interni, che lo scorso mese hanno evidenziato una crescita del 9% su base annua, in migliora-mento rispetto all’8,5% di maggio e sopra l’8,8% atteso, mentre la produzione industriale è rallen-tata al 6% dal 6,8% del dato precedente. Proprio l’industria è visto come l’anello debole dell’economia cinese alle prese con la chiusura di uno dei principali mercati di sbocco per le proprie merci, con il rischio di determinare un effetto a catena che si vada poi ad espandere anche sui consumatori.

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