Cinque grafici macro “da paura”

A cura di Laura Frost, M&G Investments
Halloween è ormai terminato, ma grafici “da paura” ce ne sono sempre più spesso in giro… Ecco quindi qualcosa di veramente spaventoso, non serve andare a caccia di thriller e mostri: basta guardare questi sei grafici finanziari da brivido!
Questa generazione sembra diversa

 
Il presidente della Federal Reserve (Fed), Jerome Powell, ha lanciato di recente l’allarme per le dimensioni in crescita del debito studentesco negli Stati Uniti: “Sarà inevitabile vedere effetti negativi a lungo termine su coloro che non saranno in grado di rimborsare il debito contratto da studenti. Questa situazione inciderà sul punteggio di affidabilità creditizia condizionando metà della loro vita economica.”
Il debito studentesco incide anche sull’economia in generale: nel tentativo di rimborsare questi prestiti, gli ex studenti sono costretti a limitare i consumi e questo comporta un effetto frenante sempre più evidente sull’economia. Comprano meno beni e servizi e rinviano l’acquisto della prima casa, o addirittura scelgono (più o meno obbligatoriamente) di rinunciarci del tutto ripiegando sull’affitto. A questo si aggiunge il fatto che i ritardi di pagamento superiori ai 90 giorni sono più frequenti sul debito studentesco che su qualsiasi altra forma di credito al consumo negli Stati Uniti.
Il risveglio dell’anaconda?

 
Il segmento lungo del mercato dei Treasury USA è stato spesso descritto come un’anaconda gigante: nessuno ci fa molto caso, dato che dorme quasi sempre, ma appena si sveglia fa tremare chiunque si trovi nei paraggi. Le obbligazioni statunitensi a 30 anni non mordono, ma i loro movimenti possono essere altrettanto velenosi, perché di fatto determinano i tassi di milioni di mutui e il prezzo che i governi e le società di tutto il mondo pagano per il debito.
Il rendimento dei Treasury trentennali è rimasto fra il livello di supporto e di resistenza indicato per più di 30 anni, con un rally del 6% nel corso del periodo e una lunga fase rialzista a beneficio degli investitori. La recente rottura oltre questa soglia significa che l’anaconda sta cominciando a stiracchiarsi?
E voi pensavate che gli investitori fossero più protetti dopo la crisi
 

Gli investitori tendono a preferire il debito con covenant robusti, che in genere proteggono meglio i loro interessi costringendo le società a limitare il grado di indebitamento e le erogazioni di dividendi. Ciò spiega il motivo per cui ora sono sempre più preoccupati osservando grafici come questo: l’emissione di titoli cosiddetti “cov-lite” ha ampiamente superato i livelli mantenuti fino alla crisi finanziaria. Allora come adesso, i covenant “leggeri” consentono alle società in difficoltà di continuare a emettere obbligazioni garantite, anche se questa pratica può ridurre il valore dei prestiti di livello superiore e comportare, alla fine, tassi di recupero più bassi per gli investitori.
Mordere la mela giusta

 
Quanto fa paura questo? La capitalizzazione di mercato dell’indice EuroStoxx Banks è la somma di quella delle 26 banche che ne fanno parte, tra cui Banco Santander, BNP Paribas, Deutsche Bank e SocGen. A quota 1000 miliardi di dollari USA, la capitalizzazione di mercato di Apple al momento supera ampiamente non solo quella dell’indice, ma anche il PIL di nazioni come la Turchia, i Paesi Bassi e l’Arabia Saudita.
Vent’anni fa Apple era sull’orlo del collasso: nelle parole pronunciate una volta dal compianto cofondatore della società, Steve Jobs, è arrivata a soli 90 giorni dal fallimento. Oggi è la prima società nella storia statunitense a raggiungere la soglia del trilione di dollari di capitalizzazione di mercato (PetroChina è stata la prima al mondo, nel 2007). Il che la dice lunga su quanto può essere difficile per gli investitori capire quale sia la mela giusta da addentare nella bacinella del mercato.
La Fed non è mai stata in grado di orchestrare un atterraggio morbido

 
Con la disoccupazione che più bassa non si potrebbe e il mercato azionario vicino ai massimi record, la Fed ha iniziato a innalzare i tassi nel tentativo di assicurare un atterraggio morbido: l’intenzione è rallentare l’economia abbastanza da evitare il surriscaldamento, ma non tanto da provocare una recessione.
Quante volte, negli ultimi 70 anni, la Fed è riuscita nell’impresa, riportando la disoccupazione (linea verde) al suo livello naturale (Iinea blu), senza che il Paese scivolasse in recessione (barre verticali)? Provate a contare se avete coraggio…

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