Cinque rischi geopolitici da tenere a mente. La view di Lyxor

Le elezioni negli Stati Uniti sono protagoniste dei titoli dei giornali e gli investitori stanno giustamente prestando particolare attenzione a questo evento. Tuttavia, vi sono altre fonti di incertezza globale che potrebbero avere un impatto sul mercato nel quarto trimestre: le tensioni tra Stati Uniti e Cina, l’Iran, l’evoluzione della questione Brexit, la successione di Angela Merkel e i rapporti tesi tra Turchia e Grecia. Jean-Baptiste Berthon, Senior Cross-Asset Strategist di Lyxor, esamina le implicazioni di ciascuno di questi rischi.

Competizione USA-Cina: Rischio post-elettorale più elevato

Mentre Trump rimane al potere, probabilmente non ci sarà un allentamento della pressione degli Stati Uniti sulla Cina, attraverso sanzioni individuali e su aziende e maggiori controlli sulle esportazioni del comparto tech. La Cina potrebbe rispondere con eguali misure.

Tuttavia, le pressioni sarebbero abbastanza caute, in vista delle elezioni di novembre, per evitare di mettere a repentaglio l’accordo della “Fase Uno”. Tutte le scommesse sono aperte se Trump perde, perché la sua amministrazione potrebbe cercare di rendere più difficile al prossimo presidente di ignorare le sue politiche.

Nel medio termine, se Biden vincerà, vediamo una minore pressione sulle tariffe commerciali e più su regolamenti e barriere all’accesso agli investimenti, in particolare per quanto riguarda l’antidumping e il cambiamento climatico. Le barriere non tariffarie sono strumenti potenti, ma richiederebbero un Congresso democratico. Nel frattempo, è improbabile che le tariffe esistenti vengano soppresse senza un compromesso.

Di conseguenza, ci aspettiamo una maggiore volatilità nel quarto trimestre per i titoli tecnologici statunitensi e cinesi, poiché entrambi i Paesi potrebbero dover ridurre gli affari con i loro omologhi. Questa volatilità potrebbe estendersi nel prossimo anno ad un diverso insieme di aziende e settori

Iran e nucleare: rischio di escalation nel breve termine e prospettive di una laboriosa normalizzazione nel medio 

Il rafforzarsi delle pressioni sull’Iran è stato un elemento chiave dell’attuale amministrazione statunitense, che ha portato a gravi problemi economici per il Paese, ma nessun cambiamento di regime. Se Trump dovesse perdere, Washington potrebbe anche considerare di irrigidire ulteriormente la propria politica tra novembre e gennaio per rafforzare la propria strategia e rendere più difficile una marcia indietro. L’Iran probabilmente rimarrebbe comunque cauto nelle sue ritorsioni.

Nel medio termine, una vittoria di Biden – il quale faceva parte dell’amministrazione Obama che ha firmato l’accordo sul nucleare del 2015 con l’Iran – aumenterebbe le probabilità che l’accordo venga rinegoziato nel 2021, aprendo la strada ad una ripresa delle esportazioni di greggio iraniano. Tuttavia, nel caso di forti pressioni politiche interne, Biden potrebbe avere difficoltà ad allentare le sanzioni esistenti, che sarebbero la probabile condizione che Teheran porrebbe per la ripresa dei negoziati. Non ci aspettiamo quindi una rapida inversione di marcia.

Il rischio geopolitico in Iran potrebbe aumentare a fine anno e attenuarsi in seguito. Inizialmente sosterrebbe i prezzi del petrolio e poi aggiungerebbe pressione, ma in modo modesto in entrambe le fasi.

Brexit: scenario di base rialzista per la sterlina, con una volatilità persistente

Le recenti tattiche del Regno Unito per modificare l’accordo di uscita relativamente allo status dell’Irlanda del Nord (inteso a mantenerla allineata a normative e regolamenti dell’UE) rischiano di far fallire i negoziati, portando potenzialmente a un “no deal” quest’anno, con entrambe le parti costrette ad adottare le regole della World Trade Organization.

Tuttavia, un accordo dell’ultimo minuto rimane il nostro scenario di base. Il Regno Unito ha offerto alcune concessioni sui diritti di pesca, e nessuna delle due parti vuole un ulteriore shock economico oltre al Covid. In effetti, la pandemia ha messo l’economia britannica in una condizione di stagnazione, i suoi rapporti con la Cina si sono deteriorati a causa della situazione a Hong Kong e la sua posizione negoziale con i suoi principali partner commerciali è debole.

Ci aspettiamo pragmatismo con un accordo parziale tra il Regno Unito e l’Unione Europea, possibilmente entro novembre, che riguarderà soprattutto le merci, con negoziati che continueranno fino al 2021 e oltre su altri aspetti, soprattutto i servizi finanziari. Nel 2021 è probabile che si verifichino nuove tensioni.

L’incertezza manterrebbe la sterlina britannica sotto pressione, aprendo poi la strada a un rialzo più sostenibile. Tuttavia, è probabile che la volatilità rimanga elevata con il proseguimento delle negoziazioni ben oltre il periodo di transizione, che si concluderà il 31 dicembre.

Il dopo Merkel getta un’ombra di incertezza sull’Eurozona

Il futuro della politica tedesca sarà sotto i riflettori quando il Paese dovrà scegliere il successore di Angela Merkel, che si dimetterà prima delle elezioni generali dell’ottobre 2021. La coalizione al potere CDU/CSU e SPD si sta sempre più allontanando dalle proprie politiche. Entrambi i partiti cercheranno di polarizzare queste differenze, tanto più che hanno detto che non si coalizzeranno più. Le alleanze con altri partiti per raggiungere una maggioranza di governo peseranno nei dibattiti. Inoltre, la CDU non ha ancora scelto un nuovo leader, con una diatriba interna tra i candidati che difendono una linea centrista e quelli che favoriscono un movimento più a destra.

La posizione futura della Germania è in discussione, con implicazioni riguardanti l’espansione fiscale, la mutualizzazione del debito dell’UE, l’immigrazione e l’integrazione europea. Nel frattempo, la mancanza di leadership tedesca e di chiarezza politica stanno aggiungendo incertezze per l’Eurozona.

I probabili ritardi nell’avvio del recovery fund dell’UE stanno riflettendo le divisioni tedesche. I membri del Sud contro quelli del Nord (sulla disciplina fiscale e le riforme) e i Paesi dell’Est contro quelli dell’Ovest (sulla democrazia e l’immigrazione) dibattono sulle condizioni per la distribuzione dei proventi.

L’inerzia politica tedesca rischia di rallentare e complicare ulteriormente il processo decisionale dell’UE. Un insufficiente dinamismo potrebbe minacciare la reattività economica dell’UE, con implicazioni negative per gli asset europei.

Turchia e Grecia: Più pressione, ma niente sconvolgimenti

È probabile che la Turchia rimanga un attore attivo nell’area del Mediterraneo e che persegua l’esplorazione di petrolio e gas nel tentativo di modificare le rivendicazioni marittime. Questo probabilmente porterà l’UE, sotto la pressione di Grecia, Cipro e Francia, ad adottare sanzioni. La Grecia e Cipro potrebbero ad esempio minacciare di bloccare le decisioni dell’UE che richiedono l’unanimità.

Poiché l’UE cerca di mantenere il dialogo con la Turchia (in particolare sulle questioni relative all’immigrazione), le sanzioni sarebbero probabilmente moderate, rivolte principalmente a privati e aziende, ed è improbabile che alterino la strategia di Ankara. La Grecia e la Turchia si sforzerebbero di evitare una grave escalation. Tuttavia, l’incertezza aggiungerebbe ulteriore pressione sulla già debole economia e sul sistema finanziario turco.

Mentre l’impatto sul mercato potrebbe concentrarsi sugli asset greci e turchi, ogni grave escalation potrebbe coinvolgere un insieme più ampio di protagonisti, tra cui UE, NATO, USA, con ripercussioni geopolitiche indirette più ampie in Medio Oriente e in Asia centrale.

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