Come funzionano le Social Trading Platforms

A cura di Daniele Bernardi, Ad Diaman Scf
Nella seconda parte degli anni novanta, grazie all’avvento di Internet, sono nati i primi sistemi di “trading on line” ovvero piattaforme su internet che permettono ai loro clienti di poter acquistare tipicamente titoli azionari, che sono i più ambiti per i potenziali alti rendimenti che possono offrire.
In Italia la prima piattaforma è stata Directa SIM, fondata nel 1996, lo so perché due anni fa sono stato invitato al London Stock Exchange per festeggiare il ventennale della società.
TRADING ON LINE. Queste piattaforme sono diventate molto competitive sia nei prezzi applicati ai clienti, spesso inferiori a quelli che un istituzionale come una Sicav paga alla banca depositaria, sia nella tecnologie utilizzate, con possibilità di acquisto direttamente dai grafici del titolo.
Purtroppo le statistiche indicano che più del novanta per cento dei Traders, ovvero i clienti che tramite queste piattaforme comprano e vendono i titoli, nel lungo termine non solo non sono in grado di seguire i rendimenti dei mercati, ma perdono soldi.
RISCHI DEL TRADING. Stare da soli davanti ad un terminale può portare a comportamenti non ottimali, soprattutto dovuti alla impossibilità di comprendere cosa sta succedendo e quindi seguendo più la propria emotività che la ragione.
Negli ultimi anni, quasi dieci ormai, è nato un nuovo fenomeno, conosciuto con il nome di “Social Trading Platform”, ovvero dove i Traders non solo non sono più abbandonati a loro stessi, potendo comunicare e confrontarsi con altre persone, ma possono anche decidere di copiare altri Traders che, nel breve, hanno dato risultati eclatanti.
COPY TRADING. Forse la piattaforma più famosa e diffusa è eToro, una società con base a Cipro che si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo.
Pochi sanno che eToro in realtà era partita come piattaforma retail per il Forex, come il nome di quando è stata fondata spiegava bene.
Ma non è l’unica in questo campo, ci sono tante altre società come CMSTrade, Zulu Trade, Trade360 ed altre che operano in questo segmento a forte tasso di crescita.

SOCIAL TRADING. La possibilità di condividere le informazioni e le opinioni è sicuramente una caratteristica molto interessante, ma quello che attrae di più nuovi clienti è sempre la stessa: l’illusione dei guadagni facili e veloci, utilizzando la leva e soprattutto illudersi di poter ottenere i rendimenti dei più bravi (fino a quel momento ovviamente).
Secondo alcuni articoli, eToro vanta più di 3 milioni di clienti nel mondo (c’è chi dice oltre 5, ma nella piattaforma indicano un generico “millions”), che sono comunque numeri considerevoli che testimoniano che l’idea è indiscutibilmente valida e vincente.
Almeno dal punto di vista di eToro, ovviamente!
STATISTICHE. Eh già, perché il problema rimane, i Traders nel lungo termine perdono soldi, e le percentuali nelle piattaforme di social trading non cambiano, solo che ci sono due fenomeni molto pericolosi che bisogna tenere in considerazione quando si approcciano queste piattaforme:
1)survivorship bias, ovvero l’errore di stima dovuto al fatto che si analizzano solo i sopravvissuti scordandosi di chi esce dal mercato per fare le statistiche (fenomeno presente anche nel mondo dei fondi comuni di investimento)
2)Rotazione dei vincenti, ovvero il fatto che c’è sempre chi ottiene rendimenti eclatanti nel breve periodo, solo che non sono mai gli stessi (o quasi, giusto per non generalizzare) e quindi ad un occhio non esperto sembra che sia facile fare rendimenti stratosferici semplicemente copiando il primo in classifica.
QUALCUNO BRAVO C’E’. Certo, se ci fossero dei Traders realmente persistenti (e magari qualcuno effettivamente c’è) il meccanismo sarebbe molto intelligente, tutti copiano il più bravo e tutti guadagnano un sacco di soldi.
REALTA‘. Ma chi conosce i mercati finanziari è consapevole che questo scenario è pura utopia, perché se tutti copiano il più bravo, la sua strategia inevitabilmente riduce fortemente i rendimenti (se non diventa una strategia in perdita, come fu spiegato alla conferenza Quant del 2009 da Yossi Brandes).
CFD. Altro problema di queste piattaforme è che lavorano con CFD, ovvero Contract for Difference, che sono degli strumenti derivati sintetici creati per permettere alle persone di poter andare a leva sia lunghi che corti sugli strumenti finanziari sottostanti.
ATTENTI ALLA LEVA. Il problema della leva, come ho spiegato anche nei post Il crollo di un mito e su Si leva o non si leva? è che oltre ad un certo livello la volatilità uccide qualsiasi portafoglio a leva, anche se profittevole,  questa è una dura verità che moltissimi ignorano e queste piattaforme cavalcano.
BUSINESS MODEL. La cosa certa è che questo modello di business funziona e cresce a tassi molto interessanti, ho preso il bilancio di eToro (UK) Limited, che sono gli unici che ho trovato pubblici e gratuiti sul web (sul sito beta.companieshouse.co.uk dove si possono scaricare gratis le informazioni di tutte le società inglesi).
Praticamente la società inglese, Branch della società autorizzata a Cipro, creata da pochi anni ha avuto un incremento del 244% del fatturato dal 2015 al 2016; un tasso di crescita impressionante.
COME GUADAGNANO? Ma quindi la domanda nasce spontanea: se la maggior parte di queste piattaforme non applica commissioni di acquisto e di vendita dei CFD, da dove fanno fatturato? Guardando il bilancio si nota che hanno fatto 77k dalle commissioni di trading, 899k da servizi di intermediazione (ovvero dalla differenza tra prezzo che paga il cliente e prezzo che paga la piattaforma) e 912k da non ben specificate “other commission”, ovvero commissioni di altro genere, che in realtà sono commissioni di deposito dei soldi ad un tasso overnight, che se usi la leva ovviamente si  moltiplicano, quindi per l’ignaro Trader la piattaforma non è proprio così gratis come crede che sia.
PROVOCAZIONE. Concludendo io personalmente mi sono fatto una domanda, ma è possibile prendere la parte buona della idea del social trading, eliminando però i Traders che sono instabili nei risultati e sostituirli con dei professionisti del risparmio che lo fanno di professione? Così forse invece dei pochi speculatori ingenui, si potrebbe offrire un servizio serio ai milioni di investitori veri in tutto il mondo…
La risposta nelle prossime settimane…

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