Come proteggere il portafoglio dagli impatti politici

“L’azione mal concepita di un politico può rappresentare la principale minaccia alla prosperità economica? Forse sì, ma nel corso della storia abbiamo sempre assistito a un legame stretto tra politica ed economia. Troviamo effetti delle decisioni politiche sui risultati economici sin dall’antica Roma: una potenza economica distrutta dall’arroganza politica e dalla ricerca dell’egemonia. Gli investitori devono interrogarsi su come proteggersi dall’ira dei mercati finanziari quando interviene la politica e, cosa più importante, come trarre vantaggio da queste situazioni”. E quanto sottolinea Hugo Thompson, Multi Asset Product Specialist di Hsbc Global Asset Management.

Secondo l’esperto, “gli eventi politici che provocano turbolenze di mercato sono e saranno sempre parte della vita. Crediamo che gli investitori abbiano fortunatamente a disposizione due strumenti molto efficaci per affrontare i rischi politici: la diversificazione geografica e la gestione valutaria. Tuttavia molti investitori non possono o non vogliono utilizzarli. Un portafoglio geograficamente diversificato, senza vincoli di esposizione domestica, limiterà l’esposizione degli investitori a eventi politici imprevedibili e idiosincratici, mentre una gestione attiva in ambito valutario può essere utile per identificare rischi asimmetrici e generare forti rendimenti. L’utilizzo di queste due tecniche permette ai portfolio manager di riuscire a isolare gli investitori dalla maggior parte delle crisi politiche”.

L’imprevedibilità della politica rende difficile proteggere i portafogli dalle sue conseguenze. Per definizione, si tratta di rischi idiosincratici ed è inutile tentare di anticiparli. Fortunatamente, continua Thompson, la letteratura accademica indica in maniera molto chiara quale sia il modo più appropriato per affrontare questa tipologia di rischi, e cioè attuare strategie di diversificazione. Nella maggior parte dei casi l’impatto degli eventi politici sui risultati degli investimenti è altamente localizzato, incidendo solo sui rendimenti di specifiche asset class in determinati paesi. Quindi, il modo più efficace per gestire i rischi politici è costruire portafogli realmente diversificati a livello globale piuttosto che a livello regionale.

Anche il portafoglio di chi sostiene di investire a livello globale è spesso orientato verso il mercato interno, per via di un vantaggio percepito legato alla familiarità. Nel 2019 l’allocazione media nel mercato azionario britannico nell’ IA Mixed Investment 20-60% si è attestata al 17,8%, nonostante il Regno Unito rappresenti solo il 5,8% dell’indice Msci All Countries World. Questo fattore aumenta la concentrazione del portafoglio, ne riduce la diversificazione e incrementa l’esposizione ai rischi politici interni. Siamo contrari a una polarizzazione domestica e proponiamo invece di costruire portafogli con un’esposizione davvero globale. Che si tratti di Brexit o Grexit, di crolli dei prezzi delle commodity o di crisi valutarie, la diversificazione globale è la chiave per mitigare il rischio politico.

Rischio asimmetrico per trarre vantaggio dagli eventi politici

Anche se la maggior parte degli eventi politici non è prevedibile, alcuni hanno tempi lunghi che permettono agli investitori di prepararsi in maniera adeguata a gestire direttamente un dato evento. L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea è un esempio calzante, infatti tutti gli investitori conoscono l’esito del referendum sulla Brexit ma ora dovrebbero chiedersi come le conseguenze del voto debbano riflettersi nel posizionamento dei loro portafogli. La gestione attiva delle esposizioni valutarie può essere uno strumento molto utile.

Alcuni investitori potrebbero utilizzare una strategia di “hedging” standard su tutte le posizioni, ritenendo che i movimenti in ambito valutario abbiano un’importanza secondaria per i rendimenti delle asset class. Tuttavia questa decisione non potrebbe essere più sbagliata. Il grafico qui di seguito mostra l’effetto della copertura del mercato azionario argentino su di un investitore in sterline negli ultimi due anni. Se da un lato la mancanza di copertura della posizione avrebbe comportato una perdita significativa, dall’altro la posizione avrebbe generato un sano profitto, qualora gli effetti valutari fossero stati neutralizzati (ad esempio attraverso un hedging valutario).

Quindi, come possono gli investitori trarre vantaggio dalla gestione valutaria attiva in previsione di un evento politico? Un’opzione, secondo Thompson, è quella di identificare tali eventi politici. In caso di elezioni, gli investitori potrebbero indovinare il risultato e, di conseguenza, speculare sulla valuta. Tuttavia questo si basa sulla profezia coerente e accurata dei risultati politici – qualcosa che è più facile a dirsi che a farsi. Pochi sondaggi sono riusciti ad anticipare anche solo uno degli ultimi eventi politici, come le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il referendum in Catalogna, la Brexit, figuriamoci la maggioranza di questi.

Gli investitori più sofisticati adotteranno un approccio diverso. Si concentreranno sull’identificazione di opportunità che rappresentano un rischio asimmetrico, come investimenti con buone opportunità di crescita ma con limitato downside. Ad esempio, per il referendum sulla Brexit nel Regno Unito c’erano due potenziali risultati: 1 – il Paese decide di restare nell’Unione Europea, con una conseguente performance della sterlina sostanzialmente invariata, 2 – il Paese sceglie di uscire dal mercato unico con una riduzione del valore della sterlina (anche significativa). Questo è l’esempio perfetto di rischio asimmetrico. Il potenziale lato negativo dell’attuazione di una copertura valutaria era quasi nullo, mentre il lato positivo era molto interessante. È proprio attraverso l’identificazione e l’attuazione di strategie come queste che la gestione attiva delle valute può davvero creare valore.

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