Commercio, Brexit e guadagni: una (non) Santa Trinità per i mercati

A cura di Mark Holman, Ceo di TwentyFour Asset Management

Questa settimana è stata segnata in rosso nei nostri calendari da qualche tempo ormai come una settimana che potrebbe plasmare il resto dell’anno dal punto di vista dei mercati, per tre motivi. In primo luogo, abbiamo l’inizio dell’ultimo ciclo di negoziati commerciali tra Usa e Cina. Considerata la difficoltà di avvio di questi colloqui, e il periodo tipicamente lungo tra un incontro e l’altro, il risultato potrebbe influenzare i mercati per un certo periodo di tempo. Con questo è sembrato strano che letteralmente alla vigilia della partenza dei delegati più senior della Cina che si recano a Washington, l’amministrazione Trump dovrebbe decidere di vietare a otto società cinesi di commerciare negli Stati Uniti per motivi umanitari. Senza voler commentare la legittimità del divieto, i tempi sono discutibili se gli Stati Uniti vogliono raggiungere il risultato amichevole per il mercato che alcuni dei settori più a rischio sperano.

In secondo luogo, la cronologia delle discussioni sulla Brexit è stata anticipata dalla fine del mese, che al momento è la data di fine legale, alla fine di questa settimana, data che, secondo i premier francesi e irlandesi, dovrebbe essere l’ultima entro cui prendere in considerazione nuove proposte. Sul fronte della Brexit, la speranza amichevole del mercato è stata che il Primo Ministro britannico Johnson avesse un asso nella manica che avrebbe rivelato all’ultimo momento per conquistare l’Unione europea; risulta che il suo piano non ha incontrato nulla di simile all’accoglienza che avrebbe potuto sperare. La realtà si riduce al fatto che l’Unione europea vuole sostanzialmente che l’Irlanda del Nord resti nell’unione doganale, e il Regno Unito e l’Irlanda del Nord non possono tollerarlo. L’Unione europea basata sulle regole non ha semplicemente spazio di manovra e, in attesa degli ultimi giorni per eventuali nuove rivelazioni, è sempre più probabile che non ci sarà alcun accordo, ed è compito dei legislatori britannici vedere se una hard Brexit è giuridicamente possibile o se è stato fatto abbastanza per fermarla.

Ora, mentre entrambe queste nuvole scure si stanno accumulando, dobbiamo riconoscere la volatilità dei risultati su entrambe. Tuttavia, il terzo punto che ci preoccupa è il fatto che negli ultimi mesi il bicchiere è stato resiliente e mezzo pieno per gli investitori azionari, nonostante il continuo flusso di statistiche macroeconomiche in deterioramento delle economie di tutto il mondo. Gli investitori in asset di rischio punteranno correttamente verso una Federal Reserve dipendente dai dati, che probabilmente si allevierà di fronte ad ulteriori cattive notizie. Oggi abbiamo i prezzi dei mercati con un taglio dei tassi certo per ottobre e una probabilità del 50% di un quarto taglio in dicembre. Non ci è chiaro quanto maggiore sarà l’allentamento monetario a placare gli investitori azionari, e vediamo un rischio reale che quando entreremo nella stagione degli utili del terzo trimestre della prossima settimana, i dati specifici delle aziende dal punto di vista bottom up saranno più di uno shock rispetto a quello che è stato il quadro macro.

Siamo diventati gradualmente più nervosi man mano che quest’anno è progredito, il che ci ha portato a preferire attività più “prive di rischio” e asset di credito più brevi e più resistenti. Le prossime due settimane saranno giorni chiave nel calendario del 2019.

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