Coronavirus, le implicazioni sugli asset di rischio

A cura di Mike Biggs, Investment manager delle strategie obbligazionarie Local Emerging Market di Gam Investments

A nostro avviso, è difficile acquistare asset di rischio fino a quando non si avrà una certa visibilità sulla crescita futura. Se le nuove infezioni nel resto del mondo seguiranno il percorso osservato in Cina, le infezioni negli Stati Uniti potrebbero raggiungere il picco entro la fine di aprile. In questo contesto, ci aspettiamo che le restrizioni alla mobilità si attenuino a giugno e che l’attività economica si riprenda fortemente a luglio.

La crescita in Cina potrebbe essere sorprendentemente positiva prima di allora. Se fossimo certi di questo risultato, la considereremmo un’opportunità di acquisto. Tuttavia, ci troviamo ancora di fronte a due grandi rischi. Il primo è che i governi dei mercati sviluppati non intervengano in modo sufficientemente forte ed efficace da impedire che lo shock iniziale si tramuti in una contrazione più sostenuta. Su questo punto i primi segnali sembrano promettenti. I governi si sono mossi rapidamente e i passi che hanno annunciato sono stati ampi.

Il rischio maggiore, a nostro avviso, è che si verifichi un secondo ciclo di infezioni una volta che l’attività economica avrà ripreso la sua crescita. In quest’ottica, seguiremo con estrema attenzione gli sviluppi in Cina e in Corea. In questa fase rimaniamo cauti, date le significative incertezze. Tuttavia, ogni giorno che le nuove infezioni rimangono contenute, più visibilità acquisiamo sulla crescita futura e più rosee diventano, a nostro avviso, le prospettive per gli asset di rischio. I numeri della produzione industriale cinese fino a febbraio suggeriscono che la crescita del Pil potrebbe scendere del 25% sul trimestre precedente su base annua. Normalmente la produzione industriale è più volatile del resto dell’economia, ma il virus è stato altrettanto dannoso per l’attività nel settore dei servizi. La maggior parte delle banche commerciali si attende una crescita annualizzata di circa -30% sul trimestre precedente, e i rischi legati a queste stime sono più ingenti del solito.

L’impatto del coronavirus sul Pil

L’impatto sulla crescita annuale è significativo. Anche se l’attività economica si riprenderà al livello originariamente previsto entro dicembre 2020, la crescita per l’anno nel suo complesso sarà inferiore del 5% rispetto alle previsioni (+1% contro +6%). Il consumo di carbone, i livelli di congestione e le vendite di immobili sono ancora ben al di sotto della norma, ma da febbraio si sono ripresi in modo significativo. In assenza di un secondo ciclo di infezioni pensiamo che la ripresa della Cina dovrebbe essere ripida, e in questo scenario prevediamo che l’indice Pmi locale tornerà sopra 50 entro maggio. La “ripresa a V” è evidente nelle previsioni di Deutsche Bank, che parla di una crescita annualizzata del -32% sul trimestre precedente per il primo quarto, seguita da un rimbalzo del +34% per il secondo trimestre. Anche se non riteniamo che ciò tenga pienamente conto della debolezza del commercio negli Stati Uniti e nell’area dell’euro, dimostra quanto forte possa essere il rimbalzo. Affinché ciò sia possibile, tuttavia, è essenziale che i tassi di infezione non riprendano a crescere con il rimbalzo dell’attività economica.

Il problema è che le infezioni al di fuori della Cina hanno iniziato a crescere seriamente solo alla fine di febbraio, e l’impatto sull’economia ha iniziato a farsi sentire solo nella seconda settimana di marzo. I primi segnali, tuttavia, non sono positivi. Se i primi dati dell’indagine di marzo e gli ultimi si manterranno nel secondo trimestre suggeriscono una crescita annualizzata sul trimestre precedente tra il -4% e il -5%. Ovviamente è molto probabile che questi numeri si deteriorino ulteriormente. Le prenotazioni dei ristoranti su Open Table sono ora in calo del 90% a livello globale. Secondo le nostre stime, i ristoranti generano circa il 2% del Pil nella maggior parte dei Paesi sviluppati. Anche se l’afflusso nei ristoranti semplicemente si dimezzasse, ciò potrebbe ridurre il Pil dell’1%. Le previsioni più recenti delle banche commerciali vedono il Pil degli Stati Uniti scendere dal 13% al 23% su base annua nel secondo trimestre.

Anche se questo rallentamento è estremo, il danno ai prezzi degli asset da qui non sarà significativo se sarà di breve durata. Sebbene si possa presentare una certa volatilità con l’arrivo di numeri deboli, i prezzi degli asset potrebbero essere in grado di guardare oltre un trimestre disastroso se si aspettano un rimbalzo nel terzo. I due rischi principali, tuttavia, sono 1) che le infezioni ricomincino ad aumentare con la ripresa dell’attività, e 2) che questo shock iniziale provochi un’ondata di fallimenti di società che a sua volta porterebbe a un’ulteriore debolezza.

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