Coronavirus, mercati finanziari verso la guarigione?

A cura di David Riley, Chief Investment Strategist di BlueBay Asset Management

L’emergenza coronavirus, al di là dei risvolti di primaria importanza sul fronte sanitario, minaccia di avere implicazioni importanti anche per l’economia globale. Quando i numeri hanno iniziato a crescere in modo consistente anche al di fuori della Cina, in Europa e negli Stati Uniti, banche centrali e governi hanno messo in campo misure straordinarie, ma la domanda è: basteranno per supportare l’economia e i mercati finanziari?

Dopo il piano di acquisti da 700 miliardi di dollari inizialmente annunciato, la Fed si è impegnata in un quantitative easing illimitato e senza limiti temporali al momento. Anche la Bce, che in principio aveva messo sul tavolo un programma di acquisti da 750 miliardi di euro, ha poi annunciato che questo non dovrà necessariamente rifarsi ai limiti imposti dal “capital key”.

Ad attivarsi tuttavia non sono state soltanto le banche centrali: il Senato statunitense ha approvato un pacchetto fiscale da 2mila miliardi di dollari, pari a circa il 10% dell’economia Usa. Circa metà di tale pacchetto sarà focalizzato su misure come assegni ai cittadini meno abbienti, sgravi fiscali per le imprese e aumento della spesa sanitaria, mentre il restante è dedicato ai prestiti a sostegno delle aziende.

Anche la Germania, nonostante il suo noto conservatorismo fiscale, ha annunciato un bilancio supplementare di 156 miliardi di euro – circa il 4,5% del Pil – focalizzato su una spesa sociale più elevata, supporto per i lavoratori autonomi, e un piano da 600 miliardi di euro per i prestiti alle aziende.

Quindi, anche se ulteriori forme di supporto potrebbero rivelarsi necessarie viste le politiche di “lockdown” in tutto il mondo, istituti centrali e governi hanno dimostrato che faranno “whatever it takes” per minimizzare i danni economici legati al virus.

Abbiamo già superato la fase peggiore sui mercati?

Un altro interrogativo è se abbiamo già superato la fase peggiore di sell-off nei mercati finanziari. Storicamente, alle fasi di “bear market” hanno generalmente fatto seguito fasi in cui i prezzi degli asset più rischiosi toccavano livelli minimi. Al momento, sappiamo che il collasso nei livelli di output nella prima metà dell’anno sarà probabilmente il maggiore degli ultimi 60 anni per l’economia globale, ma non sappiamo ancora quanto sarà ampio, quanto durerà la recessione e quali saranno i danni permanenti inflitti all’economia. Ritengo quindi sia ancora troppo presto per dichiarare con certezza che abbiamo già passato la fase peggiore del sell-off. Nonostante ciò, credo che si possa mantenere un cauto ottimismo, considerando da un lato la Cina, che sta tornando alla normalità, e dall’altro le autorità che si stanno muovendo in risposta alla crisi.

Il “lockdown” in Italia sta portando al rallentamento della diffusione del virus, anche se continuiamo a vedere numeri in aumento in altri Paesi, come Spagna e Stati Uniti. Ritengo che, nella migliore delle ipotesi, ci vorranno ancora diverse settimane prima di vedere un rilassamento delle misure di “chiusura” in tutto il mondo, che stanno soffocando l’economia globale. Detto ciò, ritengo che la fase di shock e panico nei mercati finanziari si sia ormai conclusa: la liquidità ha iniziato a migliorare, anche se resta fragile, e mi aspetto che il livello di volatilità inizierà a scendere.

Lo stato di salute dei mercati del credito

Le società investment grade hanno continuato a emettere bond sui mercati primari, anche se con livelli di spread che prima della crisi sarebbero stati considerati high yield. Abbiamo visto alcuni miglioramenti in termini di liquidità, ma il mercato continua ad essere fragile, con una domanda di liquidità in continua crescita da parte degli investitori.

Tuttavia, nonostante il riprezzamento violento e doloroso sui mercati del credito, credo che in termini di valutazioni livelli come quelli attuali abbiano storicamente offerto opportunità per gli investitori che hanno saputo affrontare la volatilità in modo coraggioso. In passato, periodi di stress come questo sono stati seguiti da rendimenti positivi su un orizzonte di 2-3 anni. Nel complesso, ritengo che ci siano alcune sacche di valore nei mercati del credito, che offrono profili di rischio-rendimento discreti, a mio parere. Ma ora più che mai gli investitori devono acquistare con attenzione ed essere selettivi.

Indicatori da monitorare nel breve periodo

Continuiamo a monitorare la diffusione del virus in Europa, soprattutto in Italia, la prima tra le economie sviluppate ad aver registrato numeri importanti, e negli Stati Uniti. Continuiamo a guardare con attenzione anche ad eventuali nuovi casi nei Paesi che sono riusciti a contenere il virus finora e che hanno allentato le restrizioni. Finché la crisi sanitaria non si sarà stabilizzata, sarà difficile dire con esattezza quando torneremo alla normalità e a una ripresa dell’attività economica.

I dati economici aggiornati daranno un’indicazione della recessione che ci attende. Alcuni investitori potrebbero rimanere scioccati dall’aumento dei tassi di disoccupazione che vedremo in molti Paesi. Da monitorare, come guida per il futuro percorso dell’economia globale, saranno non solo i dati sul rallentamento in Cina, ma anche quelli di ripresa, così come l’evoluzione dei prezzi delle commodity.

Un altro elemento che guardo con attenzione è il movimento degli investitori tra le asset class: sarà interessante capire se gli investitori stanno tornando sui mercati, rassicurati dalle risposte delle autorità in termini di politiche, o se assisteremo a ulteriori deflussi. Nel prossimo futuro potremmo vedere ulteriori annunci di misure straordinarie, ma al momento è importante focalizzarsi sulle politiche già implementate, per capire se saranno in grado di fornire liquidità e supporto fiscale a famiglie e imprese, per minimizzare l’impatto della crisi e porre le basi per la ripresa che ne conseguirà.

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