Credem, il 2020 può essere l’anno del Risiko

Finora molto apprezzato dagli analisti ma trascurato dai trader (nell’ultimo anno le quotazioni hanno guadagnato appena un punto percentuale, pur oscillando tra un minimo di 4,15 e un massimo di 5,5 euro per azione), il Credito Emiliano, 1,7 miliardi di capitalizzazione a Piazza Affari, potrebbe presto uscire dal cono d’ombra grazie all’intenzione, ammessa dal direttore generale Nazzareno Gregori, di guardarsi attorno. In un’intervista il manager spiega: per ora “non c’è nulla di definito sul tavolo” ma aggiunge “siamo disponibili a dialogare in una logica di consolidamento e il 2020, in questo senso, potrebbe essere l’anno giusto per vedere maturare qualcosa”.

Peraltro Gregori non ha fretta: “se non sarà così, nessun problema: abbiamo un posizionamento tale da poter continuare a crescere al meglio per linee interne come abbiamo fatto fino ad oggi” e quindi a chi volesse provare a tirarlo per la giacchetta fa sapere: “è escluso un interesse per Popolare di Bari, mentre si guada a 360 gradi verso il segmento delle banche minori, purché si tratti di “istituti in salute, che insistano in territori in cui siamo meno presenti e nello stesso tempo con maggiori possibilità di sviluppo. Penso alla Lombardia, al Piemonte, alla Romagna o al Veneto, ad esempio”.

Nel frattempo l’istituto, che vede come azionista di riferimento la famiglia Maramotti e a cui fa capo anche il gruppo Euromobiliare, continua a puntare sul wealth management che ad oggi conta su 27 miliardi di euro di patrimoni sotto gestione, con una raccolta netta gestita e assicurativa pari a oltre 1,6 miliardi (cinque volte tanto quanto registrato nel 2018) rispetto ai 3,435 miliardi di raccolta complessiva, e prevede di rafforzare la propria rete con l’inserimento di un’ottantina di nuovi private banker e consulenti finanziari dopo i 60 professionisti già inseriti lo scorso anno.

I risultati 2019

Intanto il 2019 si è chiuso con Npl in ulteriore calo e una Npl ratio ridotta al 3,76% (contro il 7,33% medio italiano), a fronte di impieghi in significativa crescita (+4,7% a 26,7 miliardi, con una quota di mercato salita dall’1,79% di fine 2018 all’1,89%) e di una redditività tra le migliori in assoluto del settore (Rote pari al 9%), oltre che di una solidità patrimoniale eccellente (Cet1 pari al 13,5%, requisito di capitale pari al 5,5%, il più contenuto tra le banche italiane). A fronte di un margine d’intermediazione di oltre 1,2 miliardi (oltre 1,1 miliardi il margine di intermediazione “core”) e di rettifiche su crediti per 63,5 milioni, l’utile netto è così salito del 7,8% a 201,3 milioni di euro. Sulla base di questi numeri il Cda prevede di distribuire 8 centesimi di euro di dividendo, pari ad un dividend yield dell’1,55%.

Le raccomandazioni degli analisti su Credem

Se i conti 2019 non hanno sorpreso e l’estrema prudenza finora dimostrata hanno portato la maggior parte degli analisti fondamentali a esprimere un giudizio neutrale (sul titolo esiste un “buy” e 7 “hold” al momento), l’ingresso nell’arena delle fusioni e acquisizioni potrebbe far crescere l’appeal speculativo sul titolo nei prossimi mesi.

Il quadro tecnico

Per ora resta neutrale anche il quadro tecnico di brevissimo periodo, mentre è moderatamente rialzista il trend a breve-medio termine. Qualche presa di profitto, peraltro con volumi modesti, sta contribuendo ad abbozzare una figura di testa e spalla rovesciata che potrebbe costituire la premessa per un ritorno in area 5,5 euro, importante resistenza di medio termine che ha già respinto il titolo a febbraio e novembre dello scorso anno.

Anche l’incrocio rialzista delle due medie mobili lenta e veloce, appena verificatosi, e il mantenersi del prezzo sopra la media mobile veloce, può essere considerato una conferma dell’impostazione rialzista di breve-medio termine, al pari del mantenersi dello Stocastico e dell’indicatore di forza relativa (Rsi) nella parte superiore delle rispettive bande d’oscillazione. Se le prese di profitto dovessero proseguire anche in giornata, i primi supporti sono segnalati attorno ai 5,05 euro per azione e poi poco più sotto a 4,95 euro per azione (dove la figura di testa e spalla rovesciata sarebbe completata).

Se invece tornassero acquisti sul Credem, vi sarebbe spazio per un avvicinamento alle resistenze individuate a 5,25 euro prima (linea del collo della figura di testa e spalla rovesciata) e da qui rapidamente a 5,275-5,285 euro e poi a 5,315 euro per azione, con possibile ulteriore estensione del rialzo fino alla resistenza in area 5,39 euro che costituirebbe la premessa per il definitivo ritorno in area 5,5 euro. Visto che il titolo dista ancora molto dai massimi sia del 2018 (7,55 euro) sia ancor più del 2015 (8,235 euro) un’eventuale “campagna acquisti” condotta senza eccessivi “strappi” in termini di multipli o l’ulteriore crescita organica potrebbero poi a medio termine offrire ulteriori motivi d’interesse e di recupero delle quotazioni di Borsa.

Credem a Piazza Affari

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