Cresce l’interesse per le azioni del mercato brasiliano. Ecco perché

A cura di Dara White, Responsabile globale azioni mercati emergenti di Columbia Threadneedle Investments

I tassi d’interesse ai minimi storici in Brasile indirizzano i risparmiatori verso le azioni, mentre la deregolamentazione e la più rapida adozione delle tecnologie creano ottime opportunità di crescita per gli stock picker.

È vero che spesso nell’investimento ogni cosa ha il suo prezzo, ossia che per conseguire rendimenti elevati spesso occorre esporsi a un alto rischio, ma negli ultimi decenni gli investitori brasiliani hanno avuto il lusso di beneficiare di rendimenti interessanti sui depositi bancari a fronte di un rischio decisamente contenuto. Negli ultimi 10 anni i tassi d’interesse si sono attestati in media al 10% e nel 2016 il Selic (il tasso di riferimento brasiliano) era a quota 14,25%.

Non sorprenderemo nessuno affermando che con i tassi d’interesse su livelli tanto elevati il paese ha una base di investitori al dettaglio assai ridotta. Con un tasso d’interesse medio di ben il 10% nell’ultimo decennio, gli investitori non avevano motivo di acquistare azioni o investimenti alternativi. Infatti, meno dell’1% degli adulti brasiliani investe in borsa, una percentuale microscopica rispetto al 40% circa degli adulti statunitensi. Nel Paese gli investimenti azionari al dettaglio si attestano ad appena il 10%, un livello insignificante rispetto agli investimenti pensionistici e obbligazionari, che con il 72% la fanno da padrone.

Tuttavia, il nostro team trova particolarmente interessante l’impatto del comitato di politica monetaria brasiliano, che negli ultimi anni ha tagliato i tassi d’interesse nel tentativo di stimolare l’economia. Grazie anche ai progressi compiuti con importanti riforme e adeguamenti, l’economia del paese sta rifiorendo, nonostante i recenti timori legati al coronavirus. Le misure di stimolo monetario hanno dato impulso ai consumi, poiché il costo dei prestiti è diminuito, all’attività economica, in quanto ora è meno oneroso svolgere un’attività commerciale, e al settore della gestione patrimoniale, dal momento che gli investitori ricercano rendimenti più elevati in un contesto di bassi tassi d’interesse.

In Brasile la spesa per consumi rappresenta circa due terzi del Pil, pertanto l’impatto della flessione dei tassi può essere un importante fattore di stimolo per l’economia. A fine anno i dati relativi al credito e ai prestiti evidenziavano una crescita assai rapida, soprattutto per le famiglie, e il settore delle vendite al dettaglio non ha fatto eccezione.

Quando le obbligazioni giungeranno alla scadenza, assisteremo probabilmente a un trend di acquisti forzati di azioni, dal momento che il Selic è sceso notevolmente fino a raggiungere il minimo storico del 2,25%. Vale la pena di notare che nel paese dopo l’ultimo taglio dei tassi di circa il 10% (dal 19,75% nel secondo trimestre 2005 all’8,75% nel quarto trimestre 2009) gli investimenti azionari al dettaglio hanno raggiunto il 25%. Questa volta non ci sorprenderebbe osservare un incremento ancora maggiore.

Il Brasile ospita il più grande settore della gestione patrimoniale dell’America latina: al 31 dicembre 2019 era valutato a 8.600 miliardi di real (2.100 miliardi di dollari) e negli ultimi cinque anni è cresciuto di ben il 14,5%. Pur essendo senz’altro elevata a livello regionale, pari al 74% del Pil a fronte del 22% del Cile o al 10% del Messico, la penetrazione del settore è ancora bassa rispetto allo standard globale (negli Stati Uniti si attesta a circa il 120%), quindi le opportunità di crescita sono notevoli. Inoltre, nel 2019 nel paese il pool di risparmio dei privati raggiungeva quasi gli 800 miliardi di real (199 miliardi di dollari), l’equivalente del 16% delle masse in gestione totali (negli USA è pari a circa il 10%), a suggerire che è giunto il momento di investire.

Nello specifico, in Brasile il settore dei servizi finanziari è stato storicamente definito dalla sua struttura oligopolistica, con livelli elevati di regolamentazione e un alto grado di informalità. Anche il segmento della gestione patrimoniale è assai concentrato e le cinque maggiori banche (Itaú, Bradesco, Santander, Banco do Brasil e Caixa) controllano circa l’80% delle masse in gestione del paese. Ciò si è tradotto in una concorrenza ridotta, in prezzi più elevati e in una scelta limitata di prodotti e servizi. Inoltre, i servizi offerti sono spesso esclusivamente proprietari, non vengono adeguati alle esigenze dei clienti e non riescono a massimizzare i rendimenti per questi ultimi.

Riteniamo che i tempi per un cambiamento di questa struttura dei servizi finanziari siano più che maturi e il contesto di tassi in calo, insieme alle crescenti iniziative di deregolamentazione dell’amministrazione brasiliana, è un importante catalizzatore di questa dinamica. Misure di questo tipo sono indispensabili affinché un paese come il Brasile, noto per le lungaggini burocratiche e per le politiche monetarie instabili, possa esprimere il suo pieno potenziale. Inoltre, l’adozione tecnologica è l’ultimo tassello del puzzle per sprigionare sia il potenziale di crescita sia le opportunità.

Cosa implica questa combinazione perfetta (tassi d’interesse più bassi, maggiore partecipazione degli investitori al dettaglio e cambiamenti strutturali del settore dei servizi finanziari) per gli stock picker come noi? Prendere in considerazione i temi top-down è essenziale per valutare il successo dei titoli bottom-up, ma è indispensabile individuare imprese di qualità per partecipare al meglio a questa osservazione tematica. A nostro avviso, è giunto il momento di dare via libera ai broker online, che stanno cambiando la dinamica competitiva del settore e democratizzando l’accesso ai prodotti d’investimento offrendo una piattaforma che permette ai brasiliani di accedere a gestori indipendenti e a fondi di terze parti.

Inoltre, le innovazioni tecnologiche rendono le piattaforme più facili da usare dotandole di strumenti self-service più efficaci e, cosa assai importante, riducono il fabbisogno di investimento e i costi. Questi fattori consentono ai nuovi operatori di sviluppare un’offerta più interessante e di conquistare quote di mercato in un’area in rapida crescita. Secondo le stime, entro il 2025 i broker online potrebbero guadagnare una quota di mercato del 30-40%, rispetto all’attuale 10% circa.

Alcuni broker online hanno già iniziato a crescere notevolmente sottraendo quote di mercato alle banche tradizionali. Inoltre, la recente pandemia ha impresso slancio ai temi relativi alle piattaforme, come l’intermediazione digitale (lo stesso vale per l’e-commerce, i pagamenti, l’istruzione, ecc.). Fornendo prestiti ponte o l’accesso a finanziamenti a più basso costo, come hanno fatto di recente, queste aziende possono accelerare ulteriormente la loro espansione a lungo termine, instaurando un legame con i clienti o rafforzandolo. Identificare aziende di grandi dimensioni e con piattaforme aperte solide, una buona posizione competitiva e reti di consulenti finanziari indipendenti consolidate sarà essenziale per sfruttare la crescita sostenibile degli utili e dei ricavi nel lungo periodo.

Prevediamo che l’intermediazione online sarà sostenuta anche da afflussi significativi nel mercato azionario brasiliano, in quanto i risparmiatori ricercano rendimenti più appetibili dopo il calo dei tassi d’interesse. Si stima che i nuovi investimenti possano avvicinarsi ai 91 miliardi di real (17 miliardi di dollari) nei prossimi cinque anni e, secondo le stime più prudenti, entro il 2025 l’allocazione azionaria dovrebbe raggiungere il 25% delle masse in gestione, a fronte dell’attuale 10% circa. Questa opportunità dovrebbe consentire ai broker online di crescere con un ritmo più rapido rispetto al settore e modificare la natura estremamente concentrata della gestione patrimoniale brasiliana, in particolare per le società basate sull’imprenditorialità nel cui Dna sono insite la tecnologia e l’innovazione, permettendo loro di trarre i maggiori vantaggi da questa trasformazione dirompente.

Questa è senz’altro una fase entusiasmante per essere uno stock picker in Brasile: le Ipo sono aumentate del 66% nel 2019, in controtendenza rispetto al trend globale che le vedeva in calo del 17% nello stesso periodo. Osserviamo un’accresciuta concorrenza tra le borse locali ed estere, come il Nasdaq, per ospitare queste nuove quotazioni. Con il progressivo incremento dello spessore e della qualità di questo universo in un simile contesto, la gestione attiva assume un ruolo centrale e il Brasile diventa il terreno ideale per permettere agli stock picker come noi di differenziarsi ancora di più.

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