Crescita o recessione, l’ago della bilancia è nella guerra commerciale

“Dopo un periodo contraddistinto da un solido ed esteso momentum economico, nella seconda parte del 2018 sono emerse alcune debolezze che si sono protratte nel corso di quest’anno, provocando una generale decelerazione della crescita. A influire sulla fiducia e sugli investimenti hanno contribuito poi anche interventi monetari e incertezza politica, incluso il protrarsi delle tensioni commerciali. Se questo rallentamento sarà momentaneo o destinato a continuare dipenderà molto dal dispiegarsi di eventi dal risultato binario”. Lo sottolinea Olaf van den Heuvel, Chief Investment Officer di Aegon AM.

“Sostanzialmente crediamo ci siano due scenari per l’economia globale di fronte a noi, entrambi equamente probabili”, nota van den Heuvel. La versione più positiva prevede che la crescita rimanga stabile ai livelli attuali, ma ciò sarebbe possibile solo in caso di una non-escalation delle attuali tensioni commerciali e di una ripresa del settore manifatturiero. In assenza di uno shock negativo, il ciclo può proseguire nei prossimi anni, anche se a ritmi più lenti rispetto al passato dato che i limiti di capacità in alcune aree dell’economia si sono intensificati. “All’interno di questo scenario – spiega l’esperto – ci aspettiamo che le politiche monetarie globali rimangano accomodanti e coadiuvate dall’intervento di politiche fiscali. Di conseguenza, si verrebbe ad allargare la differenza tra i ritorni dei vari comparti del reddito fisso, con una parte più sicura a ritorni relativamente bassi e una parte più rischiosa con rendimenti in crescita, mentre nell’azionario si avrebbero ritorni positivi intorno alla media singola cifra”.

La prospettiva più negativa prevede invece nel prossimo futuro un ulteriore rallentamento dell’economia, legato a vari fattori, soprattutto a un inasprimento delle dispute commerciali. Altri elementi a remare controcorrente potrebbero essere Brexit o una più feroce debolezza dell’attività manifatturiera. “In questo caso è probabile che la debolezza del mercato del lavoro metta la parola fine al solido trend di occupazione visto negli ultimi anni. Ci potrebbe essere una reazione delle banche centrali verso un accomodamento ancora maggiore, specialmente sul lato Usa dove la Federal Reserve ha maggiori frecce al suo arco per contrastare il rallentamento dell’economia. Dal punto di vista dei mercati, una situazione come quella descritta porterebbe a una rivalutazione delle asset class più rischiose e a ritorni negativi per l’azionario”, sottolinea van den Heuvel.

“La nostra analisi di lungo termine – conclude – individua negli asset a reddito fisso alternativi una soluzione di investimento ponderata per il rischio interessante da considerare nei prossimi anni”.

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