Crescono i deflussi dagli Etp su metalli preziosi a fronte del deterioramento del sentiment

A cura di Etf Securities

Con l’ampliamento dello sconto di quotazione del WTI sul Brent, gli ETP sul greggio registrano deflussi per 5,4 milioni di dollari per la sesta settimana consecutiva. I prezzi del Brent sono saliti a 80 dollari al barile per la prima volta dal novembre 2014, probabilmente a causa dei persistenti timori sull’offerta proveniente da Venezuela e Iran. La scorsa settimana l’International Energy Agency (IEA) ha segnalato la presenza di condizioni sempre più tese sul mercato del petrolio, poiché a marzo le scorte dei paesi OCSE sono scese ai minimi degli ultimi tre anni, al di sotto della media quinquennale per la prima volta dal 2014. La riduzione delle scorte di greggio è stata favorita dal livello record delle esportazioni di oro nero, in quanto l’ampio sconto del WTI sul Brent rende il petrolio statunitense più appetibile per gli acquirenti internazionali. “Contrariamente all’aumento delle scorte annunciato all’API, il dipartimento dell’Energia statunitense ha comunicato che le scorte a stelle e strisce sono diminuite di 1,4 milioni di barili. Inoltre, il numero di impianti negli USA è rimasto invariato a 844 la scorsa settimana dopo essere cresciuto per sei settimane consecutive”, ha affermato Massimo Siano, Co-Head of European Distribution di ETF Securities.

Gli ETP sull’oro hanno registrato rimborsi settimanali per 82,3 milioni di dollari, il livello più alto delle ultime 12 settimane. I prezzi dell’oro hanno accusato significative pressioni a fronte del rafforzamento del dollaro e dell’aumento dei rendimenti dei Treasury USA decennali, che hanno superato la soglia del 3,112% la scorsa settimana. Il differenziale di rendimento tra il decennale statunitense e l’omologo titolo di Stato tedesco si è ampliato fino a 250 punti base, il livello più elevato in oltre 30 anni. Questo lascia prevedere un ulteriore apprezzamento del biglietto verde sull’euro e una perdurante debolezza in vista per i prezzi dell’oro, poiché l’assenza di interessi rende il metallo prezioso scarsamente appetibile nell’attuale contesto di tassi in aumento. “Al contempo il tradizionale ruolo dell’oro quale bene rifugio potrebbe tradursi in un significativo potenziale di rialzo a causa dei persistenti rischi geopolitici provenienti dalle proteste di Gaza, dall’incertezza sull’accordo nucleare iraniano, dalle tensioni commerciali sino-statunitensi, dal conflitto coreano e dai progressi compiuti dalla coalizione dei partiti populisti euroscettici in Italia”, ha rilevato Siano. I prezzi dell’oro hanno toccato, seppur brevemente, il livello più basso dall’inizio dell’anno, scendendo sotto la soglia psicologica di 1.300 dollari; quotazioni così basse dovrebbero incoraggiare anche l’acquisto di oro fisico. I prezzi dell’argento hanno recuperato in parte le perdite nella seconda parte della scorsa settimana, facendo scendere a 78,5 il rapporto tra i prezzi di oro e argento. “Gli investitori hanno realizzato plusvalenze, spingendo i deflussi dagli ETP sull’argento a 98,4 milioni di dollari, il livello più elevato dal settembre 2017. Gli ETP su panieri di metalli preziosi hanno analogamente registrato disinvestimenti per 12,3 milioni di dollari, a causa del deterioramento del sentiment nei confronti dei metalli preziosi”, ha osservato Siano.

La settimana scorsa gli ETP long su yen contro euro hanno attratto i maggiori investimenti delle ultime 10 settimane. Dopo otto trimestri consecutivi di crescita, nei primi tre mesi del 2018 l’economia giapponese ha registrato una contrazione dello 0,6%, con un calo del PIL superiore alle attese, a causa del ristagno dei consumi e della spesa per investimenti. “Tuttavia, l’elevata redditività delle imprese, le solide prospettive di crescita globale e i primi segnali di pressioni salariali indicano che le ragioni per investire in Giappone sono ancora valide”, ha rimarcato Siano.

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