Debito emergente, tre motivi per essere ottimisti e tre rischi da monitorare

“Lo scenario attuale dei mercati emergenti può lasciare perplessi a prima vista. Da un lato, le politiche accomodanti delle banche centrali potrebbero dare una spinta agli asset emergenti. Dall’altro, non si parla d’altro che dell’incertezza sulla crescita globale e delle tensioni commerciali. Come dovrebbero comportarsi quindi gli investitori? Dovrebbero pensare di ridurre la propria esposizione ai mercati emergenti? O dovrebbero seguire l’assioma ‘non combattere la Fed’ e aspettarsi che le banche centrali supportino un movimento di risk-on?”. Andrew Keirle, gestore del fondo T. Rowe Price Emerging Markets Local Currency Bond, analizza di seguito rischi e opportunità dei mercati emergenti per gli investitori.

Perché essere ottimisti sui mercati emergenti

Le banche centrali globali stanno dando motivo agli investitori di rimanere positivi. Al momento, la Fed, la BCE e diversi altri istituti hanno intrapreso o si avviano ad intraprendere nei prossimi mesi un allentamento delle politiche. Vi sono quindi diverse ragioni per essere ottimisti sui mercati emergenti:
1) Le asset class emergenti potrebbero vedere nuovi afflussi. In un mondo di rendimenti bassi o negativi nei mercati sviluppati, gli emergenti possono continuare ad attrarre gli investitori rappresentando una fonte sempre più rara di income reale (aggiustato per l’inflazione) positivo. Inoltre, gli emergenti sono ancora sottopesati nei portafogli. Infatti, nonostante gli afflussi costanti registrati all’inizio del 2019, l’allocazione da parte degli investitori retail non è ancora tornata ai livelli precedenti al periodo di volatilità del 2018. I segnali di un atteggiamento più da ‘colomba’ da parte delle principali banche centrali potrebbero cambiare le cose: dopotutto, i dati storici mostrano che gli emergenti performano bene nelle fasi in cui la Fed tagli i tassi.
2) Le valutazioni dei mercati emergenti sono ancora attraenti. Pur non essendo più a buon mercato come all’inizio dell’anno, le valutazioni in molti casi sono migliorate rispetto a quelle dei mercati sviluppati. Inoltre, i prezzi degli asset non riflettono ancora i potenziali miglioramenti nell’outlook per la crescita qualora lo stimolo dovesse essere efficace, né le possibili misure di stimolo ulteriori da parte della Cina.
3) Gli asset emergenti in valuta locale potrebbero farsi notare. Se la Fed rimarrà ‘colomba’ e la crescita emergente non verrà meno, il dollaro probabilmente si indebolirà rispetto alle valute emergenti. I bond in valuta locale e il forex potrebbero presentare alcune opportunità molto interessanti se la forza del biglietto verde dovesse venire meno nel prossimo ciclo dopo quasi sette anni.

I rischi che occorre monitorare

D’altra parte, gli investitori dovrebbero restare in guardia riguardo ai potenziali cambiamenti di orientamento delle politiche monetarie o dell’outlook economico, che potrebbero avere effetti disruptive sugli emergenti. Chi si concentra solo sui fattori macro favorevoli nel breve termine rischia di rimanere scottato sul lungo periodo.
1) Innanzitutto, gli asset emergenti soffrirebbero se i mercati perdessero fiducia nella capacità delle banche centrali di far ripartire la crescita.
2) Viceversa, la crescita potrebbe migliorare più in fretta del previsto, spingendo le banche centrali ad adottare politiche accomodanti meno incisive rispetto alle attese. Ciò sarebbe preoccupante per i mercati emergenti, dato che la maggior parte del rally della prima metà del 2019 si è basato sull’aspettativa di tagli dei tassi da parte dei banchieri centrali emergenti. Un miglioramento dell’outlook di crescita sarebbe favorevole nel lungo periodo, ma qualunque svolta repentina da ‘falco’ delle politiche monetarie potrebbe innescare ondate di volatilità a breve termine.
3) Infine, il dollaro potrebbe iniziare un altro periodo di forza, se i dati economici Usa dovessero sorprendere al rialzo o al ribasso. È la teoria del ‘dollar smile’: il biglietto verde tende a rafforzarsi nei periodi di crescita statunitense molto forte o molto debole. Un deterioramento significativo dell’economia innescherebbe una corsa agli asset sicuri, come il dollaro. Allo stesso tempo, una ripresa dell’economia farebbe affluire capitale, facendo rivalutare il dollaro, con la Fed che adotterebbe probabilmente un atteggiamento più hawkish.

Le opportunità per un investitore attento

Nel breve termine, i mercati emergenti potrebbero prosperare in uno scenario intermedio ‘non troppo freddo, non troppo caldo’. Tuttavia, crediamo che gli investitori dovrebbero guardare al di là dei driver macroeconomici esterni e assumere un approccio più attivo, cercando le opportunità ed evitando le aree più esposte ai rischi macro.

Per fortuna, vi sono molte aree con fondamentali solidi o in miglioramento nonostante le preoccupazioni economiche e l’incertezza sulle politiche. Molti Paesi, come l’Indonesia e il Sudafrica, stanno implementando programmi costruttivi di riforme a seguito delle recenti elezioni, che potrebbero contribuire a migliorarne la stabilità attraverso diversi cicli di mercato. Molti mercati emergenti stanno dimostrando una certa disciplina fiscale, con bilanci esterni in salute e politiche economiche ragionevoli. Questi trend positivi danno a Paesi come il Brasile una flessibilità maggiore per affrontare i cambiamenti del contesto esterno.

“Al momento – sottolinea Keirle – stiamo monitorando con attenzione i dati economici in Cina. Un ulteriore deterioramento negli indicatori PMI cinesi desterebbe probabilmente serie preoccupazioni sull’outlook dei mercati emergenti nel complesso. Inoltre, la recente escalation dei dazi sui prodotti cinesi da parte degli Usa e il successivo deterioramento del renminbi fanno pensare che una soluzione alle tensioni sia improbabile nel breve termine. In ogni caso, aspettiamo di vedere se la People’s Bank of China risponderà con misure di stimolo più aggressive. Ciò rappresenterebbe un risvolto positivo, dato che potrebbe liberare della domanda rimasta compressa durante il lungo periodo di dati deboli”.

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