Decreto Fer e green economy, implicazioni positive per Agatos

Il nuovo Decreto di incentivazione alle fonti energetiche rinnovabili (Decreto FER 1) è stato inviato a Bruxelles per il via libero definitivo da parte della commissione europea. Abbiamo chiesto di spiegare il decreto FER 1 inviato a Bruxells alla società Agatos, holding industriale che ingegnerizza e costruisce “chiavi in mano” impianti per efficientare i consumi energetici e per la produzione di energia rinnovabile (’impianti fotovoltaici, da biomassa, di waste-to-energy, biometano, idroelettrici e minieolico).
“Se otterrà il via libera da Bruxelles questo decreto permetterà finalmente di sbloccare l’attività di costruzione di nuovi impianti da fonti rinnovabili di dimensioni interessanti in tempi relativamente brevi – spiega Michele Positano, membro del CdA – Infatti da fine gennaio si è aperta “formalmente” (in attesa di conferma) la prima procedura di iscrizione al registro per le domande di realizzazione di impianti con potenza fino a 1MW e/o di accesso agli incentivi tramite aste al ribasso (per impianti con potenza superiore)”.
La chiusura della procedura è prevista entro 30 giorni dalla rispettiva apertura (la prima è prevista per fine febbraio 2019) e il GSE avrà il tempo di pubblicare la graduatoria entro 90 giorni dalla chiusura.
“Rispetto alle bozze iniziali, passa da dodici a quindici mesi il limite di tempo che può intercorrere tra la comunicazione di aggiudicazione dell’incentivo e l’entrata in esercizio dell’impianto senza che il bonus subisca una decurtazione – continua Positano – Sono previsti in totale fino a 16 procedure (8 tramite registro e 8 ad asta) spalmate fino al 2021 da identificare in vari gruppi”.
Gruppo A (770MW di potenza accettabile, cumulativamente sulle 8 procedure, per gli impianti a registro e 5500MW tramite asta):

  1. impianti eolici;
  2. impianti fotovoltaici;

GRUPPO A-2 (800MW a registro e 0MW tramite asta):

  1. impianti fotovoltaici i cui moduli fotovoltaici sono installati in sostituzione di coperture di edifici e fabbricati rurali su cui è operata la completa rimozione dell’eternit o dell’amianto. La superficie dei moduli non può essere superiore a quella della copertura rimossa.

Gruppo B (80MW a registro e 110MW tramite asta):

  1. impianti idroelettrici;
  2. impianti a gas residuati dei processi di depurazione;

Gruppo C (120MW a registro e 660MW tramite asta):

  1. impianti oggetto di rifacimento totale o parziale e rientranti nelle tipologie di cui al gruppo A, lettera i) e gruppo B.

 
Gli impianti, per ricevere gli incentivi, dovranno rientrare nelle categorie di priorità stabilite dal decreto:

  1. a) impianti realizzati su discariche e lotti di discarica chiusi e ripristinati, cave non suscettibili di ulteriore sfruttamento estrattivo e aree bonificate;
  2. b) impianti realizzati su scuole, ospedali, edifici pubblici;
  3. c) impianti alimentati da gas residuati dai processi di depurazione che prevedono la copertura delle vasche del digestato;
  4. d) impianti connessi in parallelo con la rete elettrica e con colonnine di ricarica di auto elettriche;
  5. e) aggregati di impianti.

“Un’opportunità interessante riguarda la possibilità di accedere alle procedure di registri anche aggregati costituiti da più impianti appartenenti al medesimo gruppo, di potenza unitaria non inferiore a 20 kW, purché la potenza complessiva dell’aggregato sia uguale o inferiore a 1 MW – continua Positano – Per le cave dismesse, che per il gruppo A rappresentano la categoria più presente sul territorio, il Decreto FER rappresenta una grande opportunità per valorizzare delle aree altrimenti di difficile ripristino se non per usi agricoli”.
Chi si ritrova invece un edificio con tetto in Eternit di medio-grandi dimensioni e al tempo stesso un autoconsumo istantaneo ridotto, magari pari al 30% della produzione dell’impianto, può trovare nel Decreto FER un interessante strumento per valorizzare a prezzo fisso e per 20 anni il surplus di energia prodotta. In questo caso un ulteriore valore aggiunto deriva sia dal bonus della bonifica del tetto che dal maggior valore aggiunto immobiliare dell’edificio bonificato.
“In questa fattispecie suggeriamo di prendere in considerazione anche l’accesso riservato al contingente A-2, aggiungendo delle colonnine di ricarica per veicoli elettrici – consiglia Positano – Infine una terza categoria particolarmente interessata al Decreto è quella degli investitori terzi o dei fondi di investimento che grazie a questo strumento potranno tornare a realizzare impianti a terra. Anche in questo caso la certezza ventennale dell’incentivo è un indubbio vantaggio rispetto ai contratti di PPA che hanno durate di norma inferiori ai 5 anni”.
Per quanto riguarda Agatos, come EPC contractor, è attiva in quasi tutte le tipologie di impianti incentivati da questo Decreto. Spiegano dalla società:
– Per gli impianti residenziali medio piccoli, essendo il limite minimo di potenza incentivabile 20 kW, non c’è nessuna possibilità di accesso al Decreto FER.
In questo caso è di gran lunga preferibile l’attuale meccanismo di detrazione del 50% unito allo scambio sul posto che consente di valorizzare l’energia ad un prezzo maggiore di quanto previsto dal Decreto. Gli impianti non residenziali sotto i 20 kW sono quasi sempre realizzati per le esigenze di autoconsumo di piccoli capannoni, ristoranti, o altre attività commerciali. Anche in questo caso, l’accesso allo Scambio Sul Posto consente un ottimo rientro, purché il dimensionamento dell’impianto sia fatto correttamente, senza sovradimensionare.
– Sopra i 20 kW c’è la possibilità di accedere al decreto ma non ne vale sempre la pena poiche la possibilità di accedere allo Scambio Sul Posto, che vale anche per gli impianti tra i 20 e i 500 kW, è un meccanismo maggiormente remunerativo laddove i consumi annui siano in linea con la produzione di energia dell’impianto. Se questa fosse la situazione, specie per gli impianti fino a 100 kW, non avrebbe molto senso partecipare ai registri previsti dal Decreto.
“Agatos, essendo presente anche in questi segmenti, è in grado di ricoprire la totalità delle ipotetiche casistiche di impianti – conclude Positano – Quindi questo decreto conferma ulteriormente la valenza di diversificazione e completezza del business della società e permette di confermare pienamente le ipotesi di crescita sottostanti il budget e il piano industriale 2019-2022”.

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