Default?

Mr. Gerry Rice, Director of Communications at the International Monetary Fund (IMF), made the following statement today regarding Greece’s financial obligations to the IMF due today: “I confirm that the SDR 1.2 billion repayment (about EUR 1.5 billion) due by Greece to the IMF today has not been received. We have informed our Executive Board that Greece is now in arrears and can only receive IMF financing once the arrears are cleared. I can also confirm that the IMF received a request today from the Greek authorities for an extension of Greece’s repayment obligation that fell due today, which will go to the IMF’s Executive Board in due course.”
Questo lo statement pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale che ha comunicato in maniera ufficiale di non aver ricevuto il pagamento della tranche da 1,5 miliardi di euro da parte della Grecia. Ora il Fondo dovrà decidere se accettare la richiesta avanzata dalla Grecia per l’estensione del programma di aiuti per altri due anni, durante i quali verrebbe ristrutturato il debito, la cosa certa è che fino a quando un accordo non dovesse essere trovato, non verranno più elargiti finanziamenti al paese (nella tabella in pagina le prossime scadenze previste). Oltre a questo, il Board dovrà decidere se inviare una comunicazione ufficiale al Paese che farebbe scattare definitivamente il default, comunicazione relativamente alla quale esistono sia la possibilità che essa venga consegnata immediatamente, sia che venga ritardata fino a 30 giorni di tempo.
Diverse le posizioni delle istituzioni, con un Eurogrupo di emergenza convocato per oggi in teleconferenza alle ore 11.30 italiane all’interno del quale si discuteranno le nuove richieste arrivate da Tsipras, con la Merkel che ha dichiarato in maniera chiara che non prenderebbe neanche in considerazione un terzo salvataggio e che vuole aspettare l’esito del Greferendum, che noi chiamiamo RefEURendum e con la BCE che dovrà decidere se mantenere in atto gli aiuti definiti ELA (Emergency Liquidity Assistance) o meno. Una situazione “dracmatica”, se proviamo a “sdracmatizzare”.
La nostra idea è che – a parte chi ha capito che l’euro, con alta probabilità, imploderà dopo aver impoverito la maggior parte delle popolazioni europee comunque vadano le cose – nessuno voglia che in Grecia vinca il no al referendum (anche Obama si è pronunciato a riguardo chiedendo che le parti continuino a negoziare). Crediamo che si cercherà di fare di tutto per scongiurare questo pericolo, è difficile che si butti via un progetto studiato da decenni, proprio ora che sta cominciando a dare i frutti sperati. Tra l’altro, non so se avete avuto modo di vederlo, esiste in rete un filmato del professor Monti che dichiara come proprio la Grecia sia la dimostrazione del successo dell’euro… e con questo, abbiamo detto tutto.
Dal punto di vista del comportamento dei mercati, la bidirezionalità ipotizzata dopo gli scenari di reazione al caso greco avvenuti in apertura domenicale si sta confermando, mostrandoci investitori non ancora esposti su posizione di medio periodo e più concentrati su orizzonti temporali brevi, a causa dell’incertezza che sta caratterizzando il momento (pensiamo per esempio alle salite dei listini di ieri seguite da prese di profitto nel pomeriggio prima di ripartire nuovamente a rialzo ed al secondo rimbalzo positivo dell’euro, dopo una discesa di circa 150 punti che ha seguito una ripartenza di oltre 300 punti post apertura asiatica in gap negativo, per poi scendere nuovamente in serata).
Cominciano a circolare i primi sondaggi relativi ai possibili esiti del referendum, il che crea ancora più confusione sul mercato che, dal punto di vista dei prezzi, ci sta comunicando delle attese per una risoluzione positiva della situazione. Positiva significa acettare le misure di austerity proposte e rimanere all’interno dell’area euro, avendo più tempo per ripagare i propri debiti, ovvero uscire dalla moneta unica? Per il mercato, inteso in senso lato, la prima sembra essere la risposta corretta, che in caso di realizzazione dello scenario potrebbe portare euforia di breve sui listini con un valutario che potrebbe mostrare un euro in rimbalzo deciso ma che non vediamo oltre le aree di resistenza attualmente passanti per area 1.14 ¾.
Per noi, risoluzione positiva significherebbe uscita dall’euro, accompagnata da possibili scenari di risk off importanti (borse in vendita, dollari comprati, yen comprati e oro in rimbalzo di breve periodo), prima che si torni a ragionare sui possibili effetti positivi derivanti da una Grexit. Considerazioni macoreconomiche a parte, che dal punto di vista operativo non ci aiutano, l’idea è quella di mantenere prudenza, utilizzando leve basse e non ragionando su prese di posizioni strutturali, soprattutto sul mercato valutario che, probabilmente, tra qualche giorno potrà tornare a risultare dollarocentrico.
A cura di Davide Marone, analista di Fxcm

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