Dollaro di nuovi sugli scudi

A cura di Wings Partners Sim

Avvio del mese di settembre in territorio negativo per i mercati asiatici, dopo il ritorno alla normalità a seguito di un mese di agosto non particolarmente ricco di novità sul fronte macroeconomico. L’azionario di Shanghai continua a soffrire della disputa con gli Stati Uniti sulle sanzioni commerciali incrociate, che potrebbe portare già questa settimana ad incrementare i dazi colpendo altri 200 miliardi di dollari di beni cinesi destinati al mercato americano. Le difficoltà possibili che potrebbe incontrare la Cina a seguito della riduzione delle vendite all’estero si ripercuotono su tutti i mercati emergenti, che a loro esportano prodotti verso Pechino.

L’indebolimento delle valute dei Paesi emergenti determina per converso un nuovo rafforzamento del dollaro, che beneficia anche delle aspettative di una nuova stretta sui tassi d’interesse da parte della Fed che si riunirà il 25 e 26 settembre. Secondo il future sui tassi le probabilità di azione da parte della Banca Centrale sono al 98,4% di un incremento del costo del denaro di altri 25 punti base, lasciando aperta la possibilità un ulteriore ritocco al rialzo (il quarto del 2018) a dicembre.

Tassi più alti per gli Usa rendono più appetibili gli investimenti da parte degli stranieri, specialmente considerando che in Europa i tassi sono e resteranno a zero almeno fino a metà 2019, comportando un maggiore acquisto di dollari a scapito delle altre divise.

Secondo alcuni analisti la forza del biglietto verde potrebbe durare fina alle elezioni statunitensi di novembre, con la linea dura di Trump nella trattativa commerciale che viene vista più come un’arma elettorale in un contesto in cui le riforme promesse nella campagna elettorale sono state limitate. Inoltre, la possibilità di un avanzamento dei democratici in Parlamento potrebbe determinare una libertà di azione ancora minore dal prossimo anno, con il rischio di una nuova divisione in tema di gestione del debito pubblico e di approvazione del bilancio di stato, risultando in un indebolimento del dollaro.

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