Domina l’incertezza

a cura di Cassa Lombarda

Eurozona: “sembrano tenere i consumi” – il calo della produzione più forte delle attese è stato influenzato principalmente dalla debolezza del settore energia e dalla spesa in conto capitale che è stato l’anello mancante alla ripresa. Da questo punto di vista l’implementazione del Piano Juncker potrebbe fornire un utile supporto nei prossimi anni. Il rallentamento degli emergenti e del comparto manifatturiero ed energetico, non dovrebbero riflettersi fortemente sull’andamento dei consumi e dei servizi della zona euro che sta continuando a dare segni di crescita abbastanza buoni per gli standard Ue, sebbene si tratti di una crescita moderata. Questo è aiutato dall’aumento lieve dell’occupazione e dalla bassa inflazione. Con le condizioni finanziarie e monetarie agevolate dall’ulteriore stimolo della Bce, e qualche allentamento nella politica fiscale, oltre ai prezzi bassi delle materie prime, il consensus prevede che l’Eurozona possa evitare uno shock esterno sulla crescita 2016. Nei verbale dell’ultima riunione Bce è emerso che alcuni esponenti intendevano tagliare di 20 punti il tasso d’interesse sui depositi (sforbiciato effettivamente di 10), mentre altri erano scettici sulla necessità di ulteriori interventi di politica monetaria nel breve termine. In settimana gli investitori non si aspettano novità dal meeting Bce se non il tono dovish di Draghi. I dati importanti sono lo Zew e i Pmi che dovrebbero essere stabili in zona di crescita (Ven).

USA: “dati di rallentamento che non dovrebbero fare tendenza” – i dati sulle vendite e i prezzi sono stati deboli ma sono piuttosto difficili da interpretare. Bisogna infatti capire quanto possano essere ricondotti a circostanze climatiche e discesa del petrolio e quanto possano essere un segnale dell’inizio di un trend debole che invece la fiducia dei consumatori elevata sembra scongiurare. I dubbi si stanno formando anche per alcuni membri della Fed. James Bullard, presidente della Fed di St Louis, ha detto che i prezzi dell’energia più bassi hanno avuto un impatto netto positivo per l’economia ma che le riduzioni potrebbero comportare necessariamente più tempo del previsto perché l’inflazione ritorni al target del 2% della Fed. Eric Rosengren, presidente della Fed di Boston, ha detto che i prezzi deboli del petrolio e delle materie prime hanno sollevato preoccupazioni e che la crescita globale ha “rallentato in modo significativo”. Tutto ciò fa pensare che l’atteggiamento dei membri della Fed nei prossimi mesi riguardo il passo degli aumenti di tassi (previsto in 4 steps nel 2016 dall’ultimo Fomc) possa cambiare. Il consensus, che era già inferiore, sta ulteriormente riducendo il numero di rialzi previsti e ne sta allontanando verso fine anno 2016 (ottobre) il timing. In settimana sarà importante il dato sull’inflazione attesa debole. Significativi anche il Philly Fed (giovedì) e il preliminare Markit PMI manifatturiero (Ven) per gennaio che mostreranno una continua debolezza del manifatturiero. L’insolito caldo comporta anche rischi, ma al rialzo per l’immobiliare USA a dicembre.
Cina: “rallentamento” – export/import in lieve miglioramento ma forse solo di facciata e inflazione debole. Con i dati che mostrano una crescita attesa in decelerazione e più debole, le aspettative del mercato restano per un maggiore allentamento fiscale e monetario. La banca centrale è intervenuta per arginare l’eccessiva pressione sullo yuan esposto ai deflussi conseguenti ai disinvestimenti e alle vendite speculative alimentate dall’attesa di una tendenza debole nel corso del 2016. Il consensus economico prevede due tagli dei tassi nel primo semestre e un ampio stimolo fiscale per cercare di ridare fiducia all’interno dell’economia cinese. Il dato chiave della settimana sarà martedì con il rilascio della crescita del PIL del 4° trimestre che potrebbe essere al 6,9%, di poco inferiore al 7% obiettivo del governo.
Brasile: “debolezza” – crollo vendite al dettaglio di novembre e aumento della disoccupazione confermano i segnali di continua debolezza. Mercoledì la Banca Centrale potrebbe aumentare i tassi per calmare l’inflazione e la speculazione sulla valuta in un contesto di tumulto politico domestico.
Giappone: “incertezza” – i dati sono incerti con alcuni in decelerazione, ma confermano nel complesso la tenuta dell’economia e danno ragione all’attendismo della Banca Centrale. In settimana il Pmi manifatturiero dovrebbe essere stabile confermandosi in area di crescita.

Svezia: “debole inflazione”- sulla base della bassa inflazione a dicembre il consensus sta prevedendo ora che la Riksbank tagli i tassi di 10 bp a -0.45% a febbraio.

Norvegia: “inflazione in discesa” – l’inflazione core bassa non dovrebbe ostacolare la strada per un taglio dei tassi marzo, in quanto è linea con le previsioni di della Norges Bank.
UK: “BoE ferma con dati deboli sull’industria” – debole la produzione industriale a novembre, peggior dato in quasi tre anni, a causa della sterlina e settore energia debole. Il consensus sta rinviando il primo rialzo dei tassi da parte della Bank of England (Boe) a fine anno 2016. La Banca d’Inghilterra ha lasciato i tassi di riferimento invariati con 8 voti a favore e 1 voto per un rialzo allo 0,75%. La banca ha anche deciso all’unanimità di mantenere a 375 miliardi (£) l’acquisto di titoli. In settimana è importante il dato sull’occupazione e le vendite al dettaglio per verificare la tenuta dell’economia domestica.

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