Dove trovare la crescita nel 2016: l’analisi di Fidelity

Lo scenario economico globale per il 2016 si conferma stabile, con i consumi che dovrebbero assumere sempre più la funzione di volano della crescita favorendo il processo di innovazione che sta cambiando il volto stesso di alcuni settori. È quanto emerge dall’annuale Analyst Survey realizzata da Fidelity International che ogni anno chiede ai propri analisti del comparto azionario e di quello obbligazionario corporate informazioni sui fondamentali delle società che prendono in esame e, aggregando i dati ricevuti, cerca di individuare nella loro fase iniziale i cambiamenti nelle società e, quindi, nuove tendenze e opportunità di investimento. Il risultato finale è una view sulle regioni e sui settori ottenuta attraverso un approccio bottom-up.
Fra i risultati di maggiore interesse emersi nell’edizione 2016 dell’analisi spicca la differenziazione a livello settoriale. Tra i settori della “old economy” si registra, in alcune aree, un eccesso di offerta. Le società dei settori dell’energia, delle materie prime e dei beni industriali hanno affrontato un anno difficile, caratterizzato da tagli alla spesa e margini sotto pressione. I prezzi costantemente ridotti del petrolio e di altre commodity hanno indotto le società operanti nel settore dell’energia e delle materie prime a operare forti tagli nelle spese in conto capitale, che risultano difficilmente recuperabili. Le attività di manutenzione e di pianificazione di nuovi investimenti sono state ridotte drasticamente allo scopo di gestire la capacità in eccesso che affligge entrambi i settori.
Gli analisti di Fidelity rimangono, invece, ottimisti rispetto ai settori della “new economy” che sono sostenuti da tre temi principali: i consumi, l’innovazione e l’evoluzione dei servizi finanziari. Nel 2016 i consumi dovrebbero assumere un ruolo sempre più centrale per la crescita, favorendo il processo di innovazione, in particolare nei settori della sanità e della tecnologia. L’indagine mostra una fiducia per i titoli attivi nei settori dei beni di consumo di base e discrezionali complessivamente positiva e in crescita, soprattutto alla luce di un potere d’acquisto dei consumatori che beneficia di fattori quali la riduzione dei prezzi dell’energia, il basso livello di inflazione complessiva, la crescita dei salari e la  ripresa del mercato del lavoro. I profitti in questi settori probabilmente aumenteranno sulla scia della crescita della domanda. La solidità dei bilanci e la riduzione della leva suggeriscono, inoltre, che le società di beni di consumo non hanno bisogno di una raccolta di capitale consistente.
L’Analyst Survey evidenzia l’elevata importanza dell’innovazione in un contesto di crescita bassa. Il settore che mostra il maggiore impatto diretto delle tecnologie innovative è indubbiamente l’informatica. Le nuove tecnologie stanno, infatti, rivoluzionando lo scenario a una velocità mai vista prima, rimodellando le fonti di reddito in numerosi settori e creando interessanti opportunità. Il fenomeno non interessa solo chi sviluppa ma anche chi fornisce le infrastrutture collegate alle tecnologie, non va però dimenticato che, pur creando nuove opportunità, l’innovazione tecnologica è anche fonte di cambiamenti radicali: per ogni prodotto nuovo lanciato sul mercato ce ne possono essere altri che diventano obsoleti. È quindi fondamentale, in tutti i settori a elevata innovazione, affidarsi a una ricerca approfondita finalizzata all’individuazione delle società con le migliori prospettive future e di quelle che, invece, potrebbero essere penalizzate.
Il settore dei servizi finanziari, infine, sta cambiando sulla scia delle spinte normative, con il risultato che le società presentano una situazione patrimoniale più solida e minori livelli di indebitamento. I servizi finanziari sono, tuttavia, ancora esposti ad alcuni importanti rischi, tra cui prospettive di crescita e inflazione più deboli, varie forme di esposizione al settore energetico e ridotta liquidità sul mercato obbligazionario.
Queste profonde differenze settoriali portano a una divergenza anche in ambito geografico. Secondo gli analisti di Fidelity il ciclo economico di Europa e Stati Uniti sta giungendo a maturazione, ma non è ancora nella fase conclusiva. I fondamentali societari resteranno simili a quelli rilevati lo scorso anno con un probabile leggero miglioramento per l’Europa. In Giappone il costante, seppur lento, progresso della corporate governance promosso dal terzo pilastro del programma “Abenomics” si sta ormai integrando alla perfezione, portando gli attesi miglioramenti nei principali indicatori aziendali.
Diversi mercati emergenti si trovano, invece, a dover affrontare sfide che richiedono di adottare prudenza. Le economie colpite più duramente sono quelle basate sulle materie prime, particolarmente concentrate in Medio Oriente, America Latina e Africa. Guardando infine all’Asia, la Cina sarà caratterizzata da salari in crescita e da un’importanza crescente dei servizi, nell’ambito di un’economia in transizione a favore dei consumi interni nella quale si trovano profonde differenze a seconda dei settori in cui operano le aziende.

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