Dws: “La speranza di una bonaccia estiva è prematura”

A cura di Dws

Il percorso dei prossimi mesi si annuncia accidentato e la speranza di una bonaccia estiva nei mercati appare prematura. I riflettori resteranno puntati sugli avvenimenti geopolitici e commerciali, nonché sulla crescita economica e l’inflazione.

Gli Stati Uniti sono indiscutibilmente il fulcro dei prossimi eventi: entro il 12 maggio il presidente Trump dovrà decidere se confermare l’accordo sul nucleare iraniano ed è in corso l’iter amministrativo della proposta imposizione di 100 miliardi di dollari di nuovi dazi su alcuni prodotti cinesi. Inoltre, anche se l’applicazione dei previsti dazi sull’acciaio e sull’alluminio prodotti nell’UE e in altri Paesi alleati è stata rinviata al 1° giugno, l’amministrazione statunitense non potrà rimandare la decisione finale ancora per molto tempo. Anche l’imminente elezione del presidente messicano potrebbe accentuare la pressione su Stati Uniti, Messico e Canada affinché trovino un accordo sul NAFTA. Presumendo che tutti questi ostacoli possano essere superati, i riflettori si punteranno sulle elezioni statunitensi che generalmente sono precedute da un aumento della volatilità. Prima di allora, i mercati prevedono che nella riunione di giugno la Federal Reserve aumenterà il tasso d’interesse e scruteranno con attenzione le sue previsioni economiche aggiornate.

Anche se gli Stati Uniti saranno al centro degli eventi che polarizzeranno l’attenzione degli operatori, l’Europa dovrà cercare di sbrogliare la matassa di alcuni recenti dati economici in chiaroscuro e dell’inflazione ostinatamente bassa, un aspetto meno appassionante per le prime pagine dei giornali ma non meno importante. I risultati degli indici dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero (noti come PMI) generalmente sono stati confortanti, ma a marzo le concessioni di prestiti e l’aggregato monetario M3 hanno rallentato il passo. Inoltre l’inflazione dei prezzi al consumo nell’eurozona non dà segni di voler puntare verso il tasso di poco inferiore al 2% auspicato dalla BCE, anzi ad aprile l’inflazione primaria è addirittura diminuita all’1,20% dall’1,30% di marzo. Ancora più marcato, dall’1% allo 0,70%, è stato il calo dell’inflazione «core», ovvero al netto delle componenti più volatili (es. energia).

L’attenzione dei mercati asiatici resterà saldamente rivolta agli Stati Uniti. Le inquietudini sulla Federal Reserve e le tensioni commerciali tra USA e Cina hanno già dimostrato di poter innervosire la borsa cinese. Però il rallentamento previsto per i settori delle infrastrutture e degli investimenti immobiliari, tradizionalmente dipendenti dall’indebitamento, sarà compensato dalle nuove opportunità presenti nei settori dell’ informatica, il commercio elettronico, la sanità, le assicurazioni, il fintech e la produzione di alcuni beni di consumo

 
 

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