E’ ancora Risk-On (almeno per ora)

A cura di Peter Rosenstreich, Head of Market Strategy, e Arnaud Masset, analista di Swissquote
La propensione al rischio è tornata e l’inflazione americana più debole delle previsioni (CPI allo 0,2% contro uno 0,3% delle attese) ci fa pensare che la Fed non spingerà sull’acceleratore dei tassi. Su questo feeling Wall Street è tornata a correre con l’indice S&P500 a negoziare sopra la media mobile a cento giorni e il rendimento dei T-Bond decennali tornato sotto il 3%. A più di un mese di distanza dal prossimo incontro della banca centrale americana, il dollaro rimane in ottima forma contro le monete dei mercati emergenti mentre riscuote debolezza nei confronti delle monete del G10.
Pur tuttavia, una correzione sostenuta del dollaro non sembra una cosa realistica: i mercati infatti devono ancora riprezzare il rallenty della crescita Usa da una parte e il miglioramento dell’outlook dell’economia europea.  Sul mercato delle valute emergenti, grazie al rimbalzo dei prezzi del petrolio, rimaniamo positivi sull’andamento della Corona norvegese e del Dollaro canadese (un po’ meno positivi sul Dollaro australiano, che da metà aprile ha perso oltre il 5% sullo stallo dell’inflazione e la debolezza dei dati relativi alle vendite retail).
E’ infatti tornato l’ottimismo sulla notizia che il Presidente degli Usa Donald Trump potrebbe fermare il programma nucleare della Corea del Nord nel corso del prossimo summit che si terrà il 12 giugno a Singapore. Un elemento che potrebbe far passare in secondo piano sia le tensioni mediorientali tra Iran e Israele che la probabile formazione di un nuovo governo con Lega e M5S in Italia. 

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