Elezioni nel Regno Unito: sfida all’ultimo voto, sarà “Brexit”? Come si muoveranno sterlina e Ftse 100?

Le prosime elezioni politiche nel Regno Unito, che si terranno giovedì 7 maggio, hanno suscitato l’interesse degli investitori e della comunità internazionale visto l’esito incerto che preannunciano i sondaggi. Sebbene l’incertezza elettorale sia ormai una consuetudine per alcuni Paesi (è il caso dell’Italia o della Grecia), per il Regno Unito una simile situazione rappresenta una rarità. Per sfruttare operativamente questo scenario, gli analisti di IG hanno effetuato uno studio approfondito sui possibili movimenti dei cambi euro/sterlina e sterlina/dollaro e sull’indice della benchmark del listino azionario di Londra Ftse 100.

Le forze in campo e il sistema elettorale Il sistema politico inglese, insieme a quello statunitense, è stato da sempre considerato come bipartitico per eccellenza. La profonda crisi del 2008 ha fatto emergere nuove correnti politiche che hanno rotto il preesistente equilibrio tra Conservatori e Laburisti, portando nel 2010 alla formazione del primo governo di coalizione degli ultimi settanta anni. Accanto ai Tories e Laburisti, capeggiati rispettivamente dall’attuale premier, David Cameron, e da Ed Miliband, abbiamo la presenza di partiti il cui consenso popolare è andato crescendo negli ultimi anni. Un potenziale outsider potrebbe essere lo Scottish National Party, guidato da Nicola Sturgeon, che dovrebbe raccogliere maggiori consensi a scapito del partito Liberal-Democratico di Nick Clegg. Potrebbe deludere, invece, il partito antieuropeista, UKIP condotto da Nigel Farage, che nonostante l’alta percentuale di voti potrebbe ottenere pochi seggi.

I sondaggi I sondaggi in Gran Bretagna sono sempre considerati molto affidabili. Nelle elezioni politiche del 2010 gli istituti di ricerca erano riusciti ad “azzeccare” quasi perfettamente l’esito elettorale. Esaminando da vicino i principali poll delle diverse case di sondaggio, notiamo come la sfida fra Conservatori e Laburisti sia una lotta all’ultimo voto. Alcuni istituti di ricerca danno un vantaggio risicato al partito di Ed Miliband mentre altri propendono per una vittoria dei Tories. Anche i siti britannici di scommesse hanno quotato i possibili risultati delle elezioni. Guardando attentamente, notiamo una particolarità interessante. I political betting markets danno un vantaggio importante ai Conservatori, ma assegnano una probabilità maggiore per un governo guidato dai Laburisti con Ed Miliband primo ministro. Applicando una media ponderata dei sondaggi pubblicati dagli istituti di ricerca e delle quote dei betting markets, otteniamo che il partito che si aggiudicherà più seggi sarà quello conservatore seguito molto da vicino dal partito laburista.

Scenari Dopo aver esaminato attentamente i sondaggi possiamo cercare di capire quali scenari possano uscire dalla tornata elettorale di giovedì 7 maggio. Crediamo che lo scenario più probabile sia quello di un parlamento appeso (Hung Parliament), mentre la possibile aggiudicazione della maggioranza assoluta da parte di uno dei due contendenti abbia possibilità molto remote. Abbiamo assegnato una probabilità uguale a Conservatori e Laburisti perché anche considerando il leggero vantaggio dei Conservatori nei seggi attesi, riteniamo che i seggi in bilico siano molto elevati soprattutto dalla parte dei Tories. Nel caso di un parlamento “appeso”, crediamo che siano tre le ipotesi da considerare, ovvero una coalizione di maggioranza, un governo di minoranza (accordi di Confidence and Supply, C&S) e nuove elezioni. Riteniamo che i laburisti abbiano maggiori chance di formare il nuovo governo. Dovranno riuscire a trovare un accordo con lo Scottish National Party e coi Liberal Democratici per costruire un’alleanza formale in coalizione o promuovere un governo di minoranza. Guardando ai numeri i Conservatori hanno minori probabilità di riuscire a guadagnarsi il civico 10 di Downing Street e dovranno faticare a riunire tutte le forze di centro-destra, coinvolgendo nuovamente i Liberal Democratici e ammaliando anche i Democratici Unionisti del Nord Irlanda. Valutiamo poco probabile un governo di larghe intese alla tedesca con Laburisti e Conservatori fianco a fianco.

Prospettive Crediamo che l’impatto sui mercati finanziari sarà limitato soprattutto in ottica di medio/lungo periodo. L’unica eccezione riguarderebbe l’eventuale coalizione Conservatori- UKIP, che farebbe aumentare le probabilità di una BREXIT. Nel brevissimo periodo, invece, l’incertezza post elettorale potrebbe tradursi con una fase di volatilità sui mercati.

Sul fronte valutario, crediamo che l’impatto sulla sterlina nel medio/lungo periodo sia modesto, dato che saranno le scelte di politica monetaria a condizionare questo mercato. Sulla base di tali attese, la Bank of England (BoE), preservando la sua indipendenza, continuerà a monitorare le aspettative inflattive prima di decidere di alzare i tassi di interesse dai minimi storici attuali (0,5%). Ci aspettiamo che il primo rialzo del costo del denaro si verificherà non prima del 1° trimestre 2016, e, comunque, solo dopo che la Federal Reserve abbia fatto il primo passo. Tali prospettive dovrebbero aiutare a tenere la sterlina debole verso il biglietto verde. Discorso diverso, invece, per il cambio contro euro. Riteniamo, infatti, che la divisa britannica possa apprezzarsi rispetto alla moneta unica sulla scia della conduzione del programma di Quantitative Easing della Bce.

Nel breve periodo, i timori di un Hung Parliament potrebbero spingere gli investitori più scettici ad abbandonare temporaneamente gli asset britannici, aggiungendo pressioni ribassiste alla sterlina. La volatilità sulla sterlina potrebbe così tornare verso i massimi di maggio 2010, in scia anche alla concomitanza di fattori esogeni riguardanti le aspettative di un rialzo dei tassi della Fed e il peggioramento della crisi greca.

La debolezza della sterlina potrebbe riportare il cambio euro/sterlina verso quota 0,78 nel breve periodo. Ulteriori risalite saranno improbabili alla luce delle manovre espansive della BCE e della persistente crisi greca. Nel lungo periodo, con l’avvicinarsi del rialzo dei tassi della BoE, la sterlina si rafforzerà e il cambio potrebbe tornare sui minimi del 2004- 2007, a 0,65.

Sul cambio sterlina/dollaro, il deprezzamento della sterlina potrebbe essere più contenuto nel breve periodo alla luce dei dati macro Usa deludenti. Nel lungo periodo, il rialzo dei tassi della FED dovrebbe dare spazio a un recupero del dollaro, con il cambio proiettato verso 1,40.

L’incertezza elettorale dovrebbe trasmettersi anche sui listini azionari britannici, anche se con effetti diversi tra loro. L’aspettativa di una sterlina più debole dovrebbe comunque favorire l’export delle aziende di più grandi dimensioni e migliorare la performance attesa dell’indice Ftse 100 rispetto al Ftse 250, vista la maggior esposizione dei ricavi all’estero (77% contro il 52%). Sul Ftse 100, l’effetto cambio favorevole dovrebbe compensare una parte dei cali legati all’incertezza post elettorale. Nel breve, crediamo che la discesa possa arrestarsi sui minimi di marzo, in area 6.700 punti, mentre nel lungo periodo potrebbe salire sino a 7.500 punti. Solo il profilarsi del rischio Brexit potrebbe portare verso area 6.000, minimi degli ultimi due anni. Le società di piccole e medie dimensioni, che hanno la maggior parte del business concentrato all’interno dei confini UK, potrebbero essere più colpite dalle riforme che il neogoverno approverà.

Sulla base di ciò, i settori che saranno più direttamente interessati dall’esito elettorale saranno:

quello finanziario/bancario (pesano il 15% del FTSE 100). Le banche della City potrebbero finire sotto pressione sia nel caso si abbia un governo guidato dai Conservatori che dai Laburisti. Nel primo caso, l’ipotesi di una uscita della Gran Bretagna dall’UE potrebbe penalizzare molti istituti bancari che potrebbero decidere di abbandonare il Paese. Il trasferimento all’estero ridimensionerebbe il ruolo di centro finanziario europeo della City. Nel caso di un governo Laburista, saranno, invece, le tasse sui bonus delle banche e una regolamentazione più stringente a penalizzare il settore;

quello delle utility (pesano il 5% del FTSE 100). Potrebbero essere penalizzate maggiormente da un eventuale governo Laburista, intenzionato a congelare le tariffe di elettricità e gas fino al 2017. Questo dovrebbe avere un impatto importante sugli utili e dividendi del settore, soprattutto se il prezzo del petrolio dovesse continuare a salire.

Gli analisti di IG ritengono infine poco probabile che queste elezioni possano spingere le agenzie di rating a rivedere il merito creditizio sul debito britannico, sebbene la partita sulla riduzione del deficit rimanga al centro dell’attenzione degli addetti ai lavori. Solo un’eventuale governo guidato dai Conservatori con il sostegno di UKIP potrebbe aumentare le probabilità di un taglio del rating da parte di Standard&Poor’s che conserva ancora il massimo giudizio sul Regno Unito. Una simile ipotesi andrebbe a penalizzare anche il comparto governativo, con i titoli di Stato britannici (Gilt) che saranno oggetto di forti vendite.

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