Elezioni presidenziali in Brasile, per chi tifano i mercati?

A cura di Maarten-Jan Bakkum, Senior Emerging Markets Strategist di NN Investment Partners

Le elezioni in Brasile arrivano in un momento difficile, con i candidati presidenziali che subiscono la forte pressione del mercato per presentare un piano credibile di riduzione del disavanzo fiscale. Se il prossimo presidente, che sarà eletto in ottobre, non porterà proposte efficaci per controllare gli investimenti in sicurezza sociale, è probabile che i mercati finanziari vadano incontro a un brusco sell off, spingendo i tassi reali verso il basso e quelli d’interesse verso l’alto, esercitando così una maggiore pressione ad agire sulla nuova leadership brasiliana.

L’insufficienza di azioni decisive per controllare la spesa pensionistica del Brasile è una delle ragioni principali per cui il deficit fiscale del paese è rimasto superiore al 7% del PIL negli ultimi quattro anni. Con una spesa totale per la sicurezza sociale vicina al 45% della spesa pubblica e un aumento annuo del numero di beneficiari pari al 3,5%, c’è poco spazio per ulteriori investimenti volti a incrementare la produttività nelle infrastrutture fisiche e sociali.

Questo è il motivo principale per cui il potenziale di crescita dell’economia brasiliana rimane basso (circa il 2%) e il rapporto fra debito pubblico e PIL continua a crescere rapidamente, al ritmo di circa cinque punti percentuali all’anno.

L’attuale contesto di mercato degli emergenti sta aggravando ulteriormente questa situazione, soprattutto perché il Brasile è percepito sempre più come vulnerabile rispetto ad altre economie emergenti, a causa del suo deficit fiscale strutturalmente elevato, della dinamica negativa del debito pubblico, della scarsa crescita e dell’elevato livello di incertezza politica.

L’irrigidimento delle condizioni finanziarie interne, dovuto in gran parte al deterioramento del contesto globale per i mercati emergenti, ha un impatto immediato sui conti del Brasile, in quanto il costo degli interessi sul debito pubblico del paese rappresentano il 6% del PIL. In altre parole, l’aumento dei tassi d’interesse di quest’anno rende ancora più urgente la necessità di un adeguamento fiscale attraverso riforme pensionistiche.

Attualmente, sembra che due candidati abbiano entrambi buone possibilità di vincere: il nazionalista di destra, Jair Bolsonaro e l’ex sindaco di sinistra di San Paolo, Fernando Haddadad (il sostituto di Lula da Silva, cui è stato vietato di candidarsi).

Bolsonaro è in testa nei sondaggi. Sebbene si presenti come candidato anti-establishment, le sue idee economiche sono simili a quelle dell’attuale governo. Il suo problema principale è che il suo partito ha poco peso nella politica brasiliana e gli analisti politici mettono in discussione la sua potenziale efficacia come presidente oltre a dubitare del suo impegno per attuare le necessarie riforme.

Haddad non è molto noto, anche se è probabile che la situazione cambi, ora che ha ricevuto l’endorsement ufficiale di Lula. Il programma economico Lula/Haddad comprende la fine della fiscal rule messa in campo dall’attuale governo provvisorio, riforme pensionistiche insignificanti, la sospensione del programma di privatizzazione e controlli sui capitali per limitare la volatilità del mercato. Tutto ciò significa che ad una eventuale vittoria di Haddad i mercati reagirebbero negativamente.

 

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