Emergenti a sconto del 20% dai massimi, ma fondamentali in ripresa

A cura di Peter Elam Håkansson, Cio e fondatore di East Capital

Il 2016 è stato un anno che ricorderemo per le soprese dal punto di vista politico. In un contesto in cui l’attenzione è stata molto concentrata sul mondo occidentale, i mercati emergenti hanno silenziosamente iniziato a riacquisire interesse da parte degli investitori internazionali. Dal 2012 a oggi i mercati emergenti hanno visto deflussi per 100 miliardi di dollari, ma oggi questo trend sembra essersi invertito.

Siamo positivi su questa asset class per varie ragioni: innanzitutto i rendimenti reali restano elevati supportando il tema obbligazionario che, a sua volta, dovrebbe sostenere le valute, un elemento positivo per l’equity. In secondo luogo, il differenziale di crescita fra le economie sviluppate e quelle emergenti è destinato a aumentare a favore di queste ultime.

Il principale fattore di rischio, a oggi, sembra essere di carattere esogeno: i mercati sviluppati sono sui massimi e una brusca correzione andrebbe certamente a coinvolgere le aree emergenti. Detto questo, non mancano alcuni rischi specifici, come la discesa del prezzo del petrolio che avrebbe certamente conseguenze sui Paesi esportatori; politiche maggiormente protezioniste da parte degli Stati Uniti, invece, impatterebbero negativamente su quei Paesi emergenti il cui PIL deriva in larga parte dall’export verso gli Stati Uniti o da rimesse da questi ultimi.

A livello di valutazioni le economie sviluppate sono vicine ai massimi di sempre, mentre quelle nei mercati emergenti sono inferiori di oltre il 20% rispetto ai loro massimi, nonostante una significativa crescita.

In Russia, ad esempio, inflazione e tassi sono un tema importante per il settore dei consumi anche in ragione della ripresa economica che arriverà nel corso del 2017 dopo anni difficili. Il settore immobiliare certamente beneficerà della discesa dei tassi. Le banche greche rappresentano una opportunità con un multiplo price to book molto basso e un ritorno alla profittabilità. Sempre nel settore finanziario stiamo guardando alle banche turche: attualmente scambiano su multipli bassi, vicino ai minimi del 2008 e con uno sconto del 50% rispetto al settore non bancario. In Polonia, invece, siamo decisamente sottopesati su aziende a partecipazione pubblica ma apprezziamo il settore delle società a media capitalizzazione attive nei beni di consumo che beneficiano di finanziamenti pubblici.

Ci piacciono anche i mercati di frontiera riguardi ai quali crediamo che il peggio sia passato e che dopo gli aggiustamenti valutari avvenuti nel corso dello scorso anno,alcuni importanti mercati di questa asset class offrano interessanti opportunità.

Tornando alla Russia, la più grande economia della regione, il 2017 dovrebbe essere l’anno della rimozione delle sanzioni sia statunitensi che europee. Il tema è tutto in divenire ma le dichiarazioni del nuovo Presidente americano fanno ben sperare per la Russia, anche in virtù del cordiale rapporto che, sulla base delle dichiarazioni, sembra essersi stabilito con il Cremlino. Internamente sembra che la spinta riformista abbia ripreso piede con la nomina del giovane Maxim Oreshkin a Ministro dello sviluppo economico. Inoltre, ci si aspetta che quest’anno le aziende a partecipazione statale inizino a distribuire utili più consistenti.

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