Emergenti: la Brexit colpisce la Turchia

A cura di Paul McNamara, responsabile investimenti di GAM

Gli esiti della Brexit hanno colpito duramente gli asset degli Emergenti, laddove i bond in valuta locale hanno perso il 3% e i mercati azionari il 4,9% stando all’indice JP Morgan GBI-EM Global Div e all’MSCI EM Equity. Gli Emergenti non hanno un’esposizione diretta significativa verso il Regno Unito e quindi l’impatto di una recessione dell’area sugli scambi commerciali degli Emergenti dovrebbe essere limitato. Il rischio più significativo è rappresentato dall’aumentata incertezza che potrebbe innescare un possibile restringimento del mercato del credito e una fase recessiva all’interno dell’Eurozona.

Una recessione di questo tipo potrebbe generare un incremento nell’avversione al rischio e un crollo dei tassi d’interesse all’interno dell’Eurozona. Ma, al contrario, dovrebbe contribuire al rafforzamento del dollaro. L’apprezzamento del biglietto verde, infatti, tende a zavorrare il contesto dei Mercati Emergenti in toto, ma le principali preoccupazioni discendono dalla vulnerabilità che riscontriamo in Turchia.

Dal nostro punto di vista, non pensiamo ad una stagione di recessione per l’Eurozona come allo scenario più probabile, ma terremo sotto controllo questa fonte di rischio e ci siamo già parzialmente coperti strategicamente. Un indicatore importante al quale prestare attenzione sarà il sondaggio sulle condizioni del credito della Bce che sarà reso noto a fine luglio. Una recessione nell’Eurozona, infatti, avrebbe un impatto diretto sulla crescita dei Mercati Emergenti perché, diversamente dal Regno Unito, rappresenta un partner commerciale importante per gli Emergenti. Per di più, una recessione innescherebbe un aumento dell’avversione al rischio e un calo dei tassi di interesse dell’Eurozona. Entrambi gli scenari contribuirebbero comunque a un rafforzamento del dollaro, scenario questo storicamente sfidante per le valute degli Emergenti.

Esiste piuttosto un rischio significativo che il Regno Unito entri in recessione nel secondo semestre dell’anno e, dal nostro punto di vista, diventa importante interrogarci sull’impatto probabile che questo potrebbe avere sugli Emergenti.

Quello che giudichiamo molto più importante è il possibile contagio attraverso i canali finanziari. Le banche dell’Eurozona sono state colpite dai tassi d’interesse negativi e il potenziale restringimento del codice di regolamentazione bancaria derivante da Basilea IV. Ancor prima della Brexit, l’indice EURO STOXX Banks aveva perso il 35% nell’ultimo anno e, dalla chiusura delle urne in poi, l’indice ha lasciato sul terreno un ulteriore 23%.

Tutto ciò rappresenta per noi una fonte di preoccupazione dato che i titoli bancari hanno storicamente rappresentato un indicatore affidabile di futura crescita del credito. Se questa relazione dovesse persistere, anche solo parzialmente, l’impatto sulla crescita della domanda dell’Eurozona potrebbe essere importante. In tutta probabilità, le proposte regolamentari sulle banche saranno temperate e i governi potranno ricapitalizzare gli istituti qualora i requisiti patrimoniali sembrassero appesantire la crescita del credito.

Se da un lato questi sviluppi possono essere negativi per l’asset class nel suo complesso, la Turchia, Paese per cui Eurozona e Regno Unito sono entrambi partner commerciali molto importanti, potrebbe essere più vulnerabile. Il Paese tende a mantenere deficit di bilancio piuttosto sostanziosi e gli afflussi di portafoglio tendono a essere volatili, ma, da inizio anno, gli investimenti diretti e i flussi e i prestiti bancari in entrata hanno mostrato una discreta stabilità. Qualora le condizioni di credito nell’Eurozona si restringessero, i prestiti alla Turchia sarebbero probabilmente tra i primi a essere tagliati. Inoltre, con un amento dell’avversione al rischio e l’indirizzamento dei capitali di portafoglio verso i mercati sviluppati, allora la bilancia dei pagamenti turca potrebbe essere messa sotto pressione. L’elevato livello di debito in valuta estera detenuto dal Paese comporterebbe l’innesco di default societari sulla scia della debolezza valutaria.

A nostro avviso, i fondamentali dei Mercati Emergenti sono migliorati materialmente nel corso degli ultimi tre anni, tanto che un rovesciamento del ciclo del credito potrebbe innescare una ripresa della crescita degli Emergenti entro la fine del 2016. In ogni caso, non possiamo ignorare i possibili rischi associati al referendum britannico. Se le condizioni di credito nell’Eurozona dovessero restringersi, l’impatto potrebbe essere negativo per gli Emergenti, e particolarmente difficile per la Turchia.

 

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