Eni, trimestrale tra luci e ombre e il titolo torna a scendere

Eni ancora in rosso a Piazza Affari, dove stamane il titolo del cane a sei zampe cade del 3%, il doppio della perdita del Ftse Mib, dopo un’ora di lavoro tornando sotto gli 8,22 euro per azione. Ai livelli attuali il gruppo petrolifero guidato da Claudio Descalzi capitalizza poco più di 30,7 milioni di euro, avendo quasi dimezzato il suo valore nel corso degli ultimi 12 mesi (-40% circa la perdita negli ultimi tre mesi a causa della pandemia da coronavirus e precedentemente del braccio di ferro tra Arabia Saudita e Russia).

Il primo trimestre dell’anno, che lo stesso Descalzi ha definito “il peggior periodo da 70 anni”, si è chiuso per il gruppo con risultati leggermente superiori alle attese di consenso a livello di Ebit normalizzato (1.307 milioni contro attese di consensus pari a 1.100 milioni), ma con un utile netto normalizzato di soli 59 milioni (consensus 240 milioni) ed un utile netto contabile negativo per quasi 3 miliardi a causa di svalutazioni e impairment.

La produzione petrolifera del trimestre, attesa pari a 1,82 milioni di barili al giorno, si è in realtà già ridotta a 1,774 milioni (con previsioni per la produzione media 2020 ulteriormente tagliate a 1,75-1,80 milioni da 1,80/1,84 milioni), il debito netto (che ci si attendeva pari a 17,7 miliardi) è risultato pari a 18,7 miliardi. Per tenere dietro alla crisi Descalzi ha già alzato l’obiettivo di taglio dei costi da 400 milioni a 600 milioni nel corso dell’anno.

Il giudizio degli analisti su Eni

Dopo la trimestrale, gli analisti hanno confermato i propri giudizi, da Equita Sim (buy, 12 euro di target price) a Berenberg (hold, 9 euro), da Credit Suisse (neutral, 13 euro) a Banca Imi (buy, 12 euro). Ieri Kepler Cheuvreux aveva alzato il target price da 10 a 10,5 euro, mentre Goldman Sachs a inizio mese aveva ribadito il proprio “buy” con target a 13 euro. A dare conforto agli analisti sembra la rapidità con cui Descalzi sta scalando verso il basso gli investimenti, in attesa che il quadro di riferimento si chiarisca. Per il momento il titolo resta tuttavia inserito in un trend chiaramente discendente di brevissimo periodo, neutro/moderatamente discendente a breve, medio e lungo termine.

Trovandosi a metà strada tra i primi supporti, in area 7,75 (e poi 7,65) e le prime resistenze a 9,15 euro (ed eventualmente poi a 9,30 euro), il titolo potrebbe oggi vivere una giornata nervosa e volatile. Ulteriore conferma della debolezza attuale di Eni è data da quotazioni sotto la media mobile sia veloce (a 7 giorni, al momento pari a 8,35 euro) sia più lenta (a 14 giorni, intorno agli 8,78 euro), entrambe orientate negativamente. Lo stocastico, nella parte inferiore della propria banda d’oscillazione, così come l’indicatore di forza relativa (Rsi), ugualmente nella metà inferiore della banda d’oscillazione, confermano il quadro sopra descritto e dunque la validità di una strategia ribassista che si potrebbe aprire da oggi, fissando una stop loss a 8,85 euro, con obiettivo a 7,55-7,50 euro per azione.

Del resto col prezzo del petrolio Wti ancora a 16,45 dollari al barile e il Brent a 21,40 dollari al barile la situazione del settore petrolifero resta a dir poco fragile, considerando che la maggior parte dei produttori non è in grado di resistere molti trimestri con quotazioni medie inferiori o vicine ai 20 dollari al barile. La prudenza resta dunque d’obbligo, in attesa che le riaperture nei vari paesi colpiti dal Covid-19 post picco pandemico consentano una prima stabilizzazione della domanda e che il taglio della produzione porti a superare la situazione di saturazione degli impianti di stoccaggio attualmente esistente.

Eni a Piazza Affari negli ultimi 12 mesi

A cura di Luca Spoldi, Cefa, 6 In Rete Consulting Ceo (www.6inrete.it)

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