Esportazioni svizzere record nonostante il super-franco

A cura di P. Rosenstreich, Head of Market Strategy e A. Masset analista di Swissquote

Noncuranti dei possibili interventi della BNS, i trader continuano ad accumulare posizioni sul franco svizzero, confortati dal fatto che la piccola nazione alpina è sulla via della ripresa economica, sia come dimostrano anche i dati della bilancia commerciale pubblicati ieri, sia grazie allo status di “investimento protetto” della moneta stessa, specie in tempi di grande incertezze provenienti sia dagli Stati Uniti che dai rischi politici rappresentati dalle prossime elezioni in Europa.

Nonostante la BNS si sia apparentemente mostrata a proprio agio anche con un franco particolarmente forte, crediamo che potrebbe intervenire nuovamente per calmierare il cambio contro euro. Nel 2016 le esportazioni svizzere sono cresciute del 3,8% in termini nominali e del 9,9% in termini reali (contro attese ferme a un +4%) a 210,7 miliardi di franchi svizzeri dopo aver registrato una flessione del 2,6% l’anno precedente.

Ad ogni buon conto, la differenziazione tra i vari settori industriali si è rivelata più che disomogenea dato che la crescita è ascrivibile principalmente ad un rapido aumento dei prodotti chimici e farmaceutici (+11,4%) oltre che a quelli tessili, abbigliamento e calzature (+10%). Dall’altra parte invece l’incubo continua per l’industria degli orologi, giù per il secondo anno consecutivo del 9,9% (equivalente a 2,1 miliardi di franchi).

Balzo positivo del 4,1% anche delle importazioni a 173,2 miliardi di franchi. A livello geografico le esportazioni verso gli Usa hanno riflettuto il maggior aumento (+13%) registrando un nuovo record a 4 miliardi, mentre quelle verso l’Europa sono aumentate del 4% grazie al fatto che la Germania ha incrementato i suoi acquisti dalla Confederazione di 3 miliardi di franchi.

Il commercio estero di Berna ha chiuso l’anno in positivo grazie a un aumento del 9,9% mese su mese (contro un calo del 4% mensile a novembre) mentre le importazioni si sono contratte dello 0,8% mese su mese (-4,5% la lettura precedente). Tutto sommato, la bilancia commerciale si è ridotta a 2,72 miliardi di franchi dai 3,5 di novembre. Come al solito, le esportazioni di orologi sono diminuite nel corso di dicembre, giù del 4,6% anno su anno a causa soprattutto del crollo delle vendite (-15,7%) a Hong Kong, che rappresenta il Paese che importa più orologi al mondo. Di positivo invece l’export diretto verso Stati Uniti e Cina si è ripreso molto velocemente crescendo rispettivamente del 10,9 e del 27,6%.

Guardando al prossimo futuro, ci aspettiamo che l’economia svizzera continui a rimanere sotto pressione sostanzialmente dal momento che l’Eurozona, che rappresenta il suo principale partner commerciale, ha una pistola puntata contro considerando l’anno problematico che si trova di fronte, colmo di incertezze politiche.

Oltre a ciò, l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca smorza le prospettive dell’export svizzero specialmente  nell’eventualità di ulteriori misure protezionistiche. C’è infatti la probabilità che le decisioni di Trump possano avere delle conseguenze anche sulla Svizzera, seppure indirettamente. Il nuovo Presidente Usa ha infatti preso di mira già diverse volte l’industria chimica e farmaceutica affermando che i prezzi dei medicinali sono troppo elevati.

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