Etf obbligazionari poco “strategici”

A cura di Morningstar
Sono meno conosciuti degli Etf strategic beta azionari, ma nel mondo i replicanti obbligazionari che non seguono i tradizionali indici hanno un patrimonio di 15,6 miliardi di dollari, di cui 3,4 in Europa e la fetta più grande negli Stati Uniti (11,4 miliardi). A rivelarlo è uno studio di Morningstar dal titolo A Framework for Evaluating Strategic-Beta Bond Funds, curato da Alex Bryan e Jose Garcia Zarate del team di ricerca sulle strategie passive.
Diffusione degli Strategic beta obbligazionari
Una piccola fetta del mercato obbligazionario
Nel corso degli ultimi cinque anni, la crescita in termini di patrimonio gestito a livello globale è stata superiore al 100% ed è da attribuire principalmente alla raccolta, che è stata di 10,4 miliardi di dollari. Nonostante rappresenti ancora una fetta molto piccola del segmento obbligazionario ha attratto 27 società di gestione, con Invesco che ha le masse gestite più grandi. “L’interesse degli asset manager per questi strumenti è spiegato dalle esigenze di differenziazione”, spiegano gli autori del report. Nel reddito fisso, gli index fund tradizionali si muovono su un terreno molto competitivo, mentre le strategie cosidette smart beta permettono di praticare commissioni più alte, anche se inferiori ai comparti gestiti attivamente.
Più importanti emittenti di ETF Strategic beta obbligazionari
Le tipologie più popolari
In base ai dati Morningstar, gli Etf strategic beta più diffusi sono quelli orientati al valore, caratterizzati dalla tendenza a preferire i titoli high yield o con spread ampi. La seconda strategia per dimensioni consiste nella gestione della duration (Duration management). Altre con patrimoni decisamente più contenuti sono Quality (mirano a ridurre l’esposizione a titoli di minore qualità) e Multifactor (combinazione di più fattori).
Le tipologie di Strategic beta obbligazionari
Gli ostacoli all’ascesa
Fino ad ora gli Etf Strategic beta obbligazionari non hanno conosciuto la stessa popolarità di quelli azionari, così come è accaduto in passato per i fondi quotati che replicano indici tradizionali (plain vanilla). Secondo gli autori della ricerca, ci sono alcune ragioni tecniche che spiegano le differenti dinamiche. I bond, ad esempio, sono strumenti più complessi rispetto all’equity e lo stesso vale per i mercati su cui sono quotati (i prezzi dei primi arrivano da diversi circuiti, spesso non regolamentati o over-the-counter). La maggiore opacità e complessità del reddito fisso rende più difficile identificare i fattori che guidano le performance e quindi costruire delle strategie basate su di essi.
“Il problema principale è la mancanza di dati sui prezzi affidabili, soprattutto nel segmento delle emissioni societarie”, dicono Bryan e Garcia-Zarate. “Altrettanto importante è il fatto che i premi per il rischio sistematico, rappresentato dai tassi e dalla qualità del credito, sono i fattori dominanti nella determinazione dei prezzi e lasciano poco spazio ad alternative che possano determinare un migliore profilo di rischio/rendimento. Non è un caso che i fondi a beta strategico sono spesso basati su un re-impacchettamento di questi due elementi di rischio”.

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