Euristiche in finanza

A cura di Daniele Bernardi, amministratore delegato di Diaman Scf
Sono tornato da una quattro giorni di full immersion sulle metodologie quantitative e modelli matematici applicati alla finanza; la conferenza si chiama Quant Minds International e si è tenuta a Lisbona. Ho avuto l’onore e l’onere di essere il primo speaker il lunedì mattina (quello che conta meno e che parla quando la sala è ancora mezza vuota, per intenderci), però dopo aver spiegato il nostro progetto e la nostra idea di congiunzione tra finanza tradizionale e blockchain, comprensivo di crypto assets, ho potuto godermi fior fiore di accademici e pratictioner da tutto il mondo. Per chi ha studiato Derivati all’università e come calcolare il prezzo delle opzioni, sicuramente avrà studiato dal libro di John Hull; beh, vi assicuro che sentirlo di persona e poi essere anche seduto a fianco a lui come scolaretti durante altri interventi è stato emozionante.
Ho materiale da condividere con voi per settimane se non mesi, ma una cosa mi ha lasciato il segno più di altre, ovvero l’intervento del Prof. Gerd Gigerenzer del Mark Planck Institute for Human Development di Berlino che ha parlato di Euristiche e di come spesso ci perdiamo in concetti banali, rendendoli sofisticati, credendo per di più di avere ragione. Il concetto principale che condivido in pieno, ma mai avevo sentito descrivere così chiaramente è legato alle semplificazioni euristiche che l’uomo elabora senza neppure accorgersene, in seguito all’esperienza e in seguito a processi mentali semplificati perfezionati negli anni. Il primo esempio che vi voglio fare non è stato fatto dal prof. Gerd ma dal sottoscritto.
Scale
Immaginate di salire e scendere le scale, è un processo praticamente automatico che svolgiamo senza accorgercene, perché il cervello ha elaborato un semplice modello che appena vediamo la dimensione del gradino e la sua alzata, ci permette, senza pensare: “allora alzo il piedre destro tirando il quadricipite frontale e piegando di 25 gradi il ginocchio, inclino di cinque gradi la caviglia e sposto il peso del corpo sfruttando la gamba sinistra di esattamente 10 centimetri, poi rilascio il muscolo quadricipite e contemporaneamente piego leggermente la gamba sinistra flettendo il ginocchio…”; vi rendete conto che tutti questi processi sono stati sostituiti da semplificazioni del cervello che in maniera automatica vi permette di scendere senza che ci pensiate le scale.
Euristiche nello sport
Il prof. Gerd ha spiegato che quando giochiamo con la palla che ci viene lanciata, il processo di calcolo della traiettoria, del vento, dell’inclinazione di partenza e della velocità, ecc… rendono il calcolo molto complesso (richiederebbe ad un ottimo computer troppo tempo e la palla cadrebbe) per cui il nostro cervello semplifica il problema, ragionando per angolo di visuale con la palla e calcolando il punto di impatto aggiustando la velocità della corsa.

Slide riprese dalla presentazione del prof. Gerd Gigerenzer al Quantminds2018 
Il cervello riesce ad eseguire calcoli molto complessi semplicemente semplificandoli e trovando dei parametri, quasi sempre molto semplici, che ne permettono la soluzione. A questo punto il prof. Gerd è uscito con una spiegazione affascinante, ovvero che l’ottimizzazione con modelli complessi come la media e la varianza, funzionano solo in condizioni di rischio determinato (dalla varianza appunto) e con trend determinati, conosciuti e stabili.

Slide riprese dalla presentazione del prof. Gerd Gigerenzer al Quantminds2018 
Per quanto riguarda il mondo dell’incertezza, quello dove viviamo, molto più complesso di una semplice spiegazione media e varianza, dove i fattori sono molti di più del considerare una semplice serie storica casuale, allora i modelli di ottimizzazione sono totalmente inutili (e quando lo ha detto in cuor mio ho esultato), perché sono esercizi (per di più complessi) che non hanno alcuna capacità predittiva. Per spiegare meglio il concetto ha mostrato questa slide di Markowitz, il padre dei modelli di ottimizzazione che per primo ha proposto modelli basati sulla media e la varianza.

Slide riprese dalla presentazione del prof. Gerd Gigerenzer al Quantminds2018 
Come potete vedere, comprendere i modelli di ottimizzazione (che mi sono assorbito per tre giorni qui a Lisbona in svariate forme e complessità) non è banale e alla portata di tutti, richiede dati, processori (nel 1952 ne erano scarsamente dotati) e tempo, per cui alla domanda, ma Markowitz come gestiva i suoi soldi, il prof. Gerd ha svelato la formula magica

Slide riprese dalla presentazione del prof. Gerd Gigerenzer al Quantminds2018 
1/n ovvero prendo un portafoglio e suddivido il capitale investito in parti uguali (in gergo tecnico si dice Equally Weigthed). Markowitz gestiva i propri soldi come la maggior parte della gente (non stendo a crederlo altrimenti si sarebbe accorto dei problemi e li avrebbe corretti molti anni fa).
Euristiche
Ma la cosa più sorprendente, in realtà è stata la spiegazione successifa che ha dimostrato che i modelli euristici ex-ante basati su processi banali ottengono risultati ex-post molto superiori a quelli di ottimizzazione e questo è un fenomeno riscontrato non solo in finanza ma in tanti altri settori, dal sociale, al medico, all’economico.
Ottimizzazione
Quindi per tradurre praticamente questi concetti, cari sostenitori dei modelli di ottimizzazione, sappiate che i vostri modelli sono validi solo in periodi di trend costanti e tipicamente solo in un mondo dove il rischio è determinabile e non ci sono altri fattori. Nel mondo reale invece, dominato dall’incertezza e da molteplici parametri conosciuti e anche sconosciuti finchè non si manifesteranno, questi modelli sono praticamente un esercizio inutile con alcun potere di migliorare il rapporto rischio rendimento ex-ante.
Ipotesi
A meno che possiate ragionevolmente sostenere che i mercati finanziari cresceranno sempre e comunque, seppur con la volatilità che noi conosciamo e da decenni cerchiamo di modellare, è meglio usare modelli basati sull’ipotesi di incertezza. Viceversa siete certi al cento per cento che i mercati cresceranno sempre? Davvero credete che non ci possa essere un ragionevole dubbio che i mercati azionari possano smettere (basta anche per qualche decennio per mandare in rovina milioni di risparmiatori) di crescere? Forse dovremmo chiedere ai giapponesi…

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