Europa prossimo obiettivo degli Stati Uniti nella guerra commerciale di Trump

A cura di Elliot Hentov, head of policy research di State Street Global Advisors

Come molti altri attori di mercato, ci aspettavamo una qualsiasi forma di interruzione temporanea della guerra dei dazi. Questo accordo, chiamato Fase 1, è un solido punto di partenza per far sì che le controversie commerciali non rappresentino più un timore a breve termine per i mercati. Ricordiamo che le guerre commerciali sono state uno dei principali driver della recessione dei mercati, in quanto hanno scoraggiato gli investimenti delle imprese, soprattutto nel settore manifatturiero, aggravando così la recessione globale dell’intero comparto. Inoltre, da un lato hanno contribuito a una riduzione dei rendimenti obbligazionari e dall’altro hanno sostenuto la rinnovata forza del dollaro. L’accordo di Fase 1 potrebbe supportare la recente ripresa dei mercati e portare a un miglioramento dei dati macroeconomici.

D’altro canto, un tratto caratteristico della presidenza Trump sono i rapporti conflittuali e il fatto che la Cina non sia più una controparte durante l’anno in cui si terranno le elezioni indica che il presidente andrà alla ricerca di altri avversari. Secondo questa logica, l’Europa potrebbe essere il nuovo obiettivo degli Stati Uniti sul fronte commerciale. Ci aspettiamo infatti che le frizioni commerciali Usa-Europa diventino un tema di attualità, con possibile applicazione di dazi o misure selettive.

Tuttavia le preoccupazioni per una vera e propria guerra commerciale sembrano esagerate. Gli Stati europei sono i maggiori datori di lavoro stranieri nei principali Stati repubblicani e la più grande fonte di Ide. Le economie dell’area Nord-Atlantica sono profondamente legate tra loro, quindi qualsiasi controversia tra Stati Uniti e Unione Europea sarà molto simile alle negoziazioni per il Nafta, con poche probabilità di escalation e buone possibilità di successo.

A fronte di questo quadro, il conflitto con l’Iran potrebbe rendere la situazione ancora più complessa. Come qualsiasi altra questione geopolitica, il rischio è che la controversia tra Stati Uniti e Iran si aggravi, costringendo la Cina ad agire da un punto di vista geopolitico e irritando gli Usa. Con l’accordo di Fase 1 le questioni geopolitiche vengono ordinatamente messe in stand-by e si inizia ad affrontare la questione dei rapporti commerciali. L’Iran o qualsiasi altra questione rischiano di sconvolgere questo approccio e di portare a una ripresa delle guerre commerciali.

Detto questo, l’impatto dei dazi sulla crescita e sui mercati finanziari nel 2020 dovrebbe essere decisamente minore rispetto all’anno passato, ma potrebbe tornare a essere uno dei principali driver di mercato nel 2021. Nel frattempo dovremmo aspettarci una relativa calma sul fronte commerciale e l’attenzione verrà spostata altrove.

Infine, sul fronte degli investimenti, coloro che temono i rischi di downside nel breve termine possono investire negli asset che tradizionalmente rappresentano una copertura, come oro, yen, Treasury statunitensi, ecc., nonostante si tratti di esposizioni che presentano un costo elevato in uno scenario favorevole alla crescita. Per gli investitori che prediligono un approccio di lungo periodo, è più utile immaginare come si evolverà la situazione geopolitica in un orizzonte temporale pluriennale e identificare le migliori opportunità.

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