Eurozona al sicuro

A cura del Team di Research & Investment Strategy di Axa Investment Managers
Il rallentamento nei mercati emergenti finora non ha condizionato molto l’economia nell’Eurozona. La fiducia di investitori e imprese persiste, mentre i dati continuano a indicare una moderata espansione nel secondo semestre del 2015. La Germania è il paese più esposto a un calo della domanda dall’estero, ma al momento sembra sostenuta da Stati Uniti e Area Euro. Effettivamente, dato che la ripresa è prevalentemente locale, crediamo che per provocare un deragliamento dovrebbe delinearsi uno scenario molto più negativo dell’attuale.
Il recente scandalo Volkswagen probabilmente avrà un impatto negativo sull’economia tedesca ed europea, vista l’enorme importanza dell’industria automobilistica nel settore manifatturiero. La portata dello shock è comunque alquanto incerta. Nel complesso, abbiamo rivisto leggermente al ribasso le nostre stime di crescita per il 2016 all’1,4%.
I timori di una recessione sono eccessivi… Sembra un dejà vu. I mercati azionari globali sono scesi del 10% circa dai massimi di maggio, gli spread sulle obbligazioni societarie si sono ampliati molto, i rendimenti obbligazionari sono scesi e la volatilità è salita parecchio. Si sta delineando una recessione? Secondo noi, è altamente improbabile.
La curva dei rendimenti in passato veniva utilizzata con buoni risultati per prevedere le recessioni. Eppure, nel contesto attuale, con i tassi di interesse sullo zero nel segmento a breve termine della curva, questo indicatore diventa di fatto obsoleto. Inoltre, il mercato obbligazionario sconta un rialzo dei tassi come indicato dalla mediana delle aspettative. I membri del FOMC confermano ciò, anche se in misura minore.
Secondo Gertler/Lown, gli spread high yield sui titoli del Tesoro USA sono capaci di spiegare bene il ciclo economico. Lo spread medio nella maggior parte delle fasi di recessione del 1991, 2001 e 2008 è stato di circa 1.100 punti base. Presupponendo uno spread “normale” in una fase di espansione intorno a 400-500 p.b., il dato attuale di 660 p.b. difficilmente può essere associato a una recessione. Vista l’asimmetria degli spread HY e le relative variazioni di regime, suggeriamo di prendere questo dato con le pinze.
E le azioni? Ipotizzando un mercato ragionevolmente efficiente, le variazioni dei prezzi dovrebbero riflettersi sugli utili o sulle previsioni di crescita. Oggi le aspettative di crescita dei ricavi sono intorno al 3-4%, ben lontane dall’1% di inizio e fine 2014.
La correzione di agosto/settembre ha eliminato buona parte della sopravvalutazione. Certo, i P/E attuali intorno a 16-17x non invitano all’acquisto. Ma non possiamo aspettarci che i mercati scambino su valori sotto la norma dopo 7 anni di espansione e diverse fasi di QE negli Stati Uniti, in Giappone e in Europa.
Infine, la volatilità è aumentata. È logico considerata l’incertezza a livello macro e microeconomico. Da tempo ci aspettavamo un aumento della volatilità quando la Fed avesse messo fine alla politica dei tassi a zero6. Eppure la portata della variazione ha colto tutti di sorpresa. È presagio di recessione? Onestamente, non lo sappiamo. Tuttavia, sappiamo che la volatilità sale in largo anticipo rispetto a una recessione e resta alta anche dopo. Fare una stima dei tempi comunque è come prevedere il futuro leggendo le foglie di tè.
Crediamo che valga ancora la pena di investire in strumenti esposti al rischio nel breve termine.
… incrementare il beta nel breve termine. Le recenti reazioni del mercato sembrano eccessive. Crediamo che la crescita alla fine avrà la meglio. Nei prossimi trimestri potremmo assistere a un lieve miglioramento, per quanto attribuibile principalmente al rallentamento del primo semestre 2015. Inoltre non crediamo che un rialzo dei tassi da parte della Fed più tardi del previsto sia un fattore negativo. Terzo, la correzione delle valutazioni è stata sufficiente. A luglio i P/E scambiavano intorno a 20x. La correzione del mercato li ha spinti al ribasso verso un più ragionevole 17x. Quarto, crediamo che i mercati azionari siano semplicemente ipervenduti, come indicato dal nostro RAB ancora sui minimi di ottobre 2011.
Manteniamo una posizione sovrappesata nel breve periodo, ma prendiamo atto che le prospettive per il mercato azionario nel più lungo termine appaiono meno rosee. Oggi suggeriamo di ridurre la posizione sovrappesata da tempo presente in portafoglio. Primo, è prevedibile che la crescita globale rallenti leggermente nel 2016 e i rischi per il 2017 verosimilmente sono saliti, a fronte di uno scenario di crescita dei ricavi ancora fragile. Non ci sorprenderebbe un calo dei ricavi previsti verso la metà del prossimo anno, attualmente intorno al +4% in un orizzonte di 12-18 mesi. Secondo, la fase di volatilità molto bassa ormai è finita.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!