Fed e Bce deludono i mercati. Ecco le ragioni secondo Pramerica SGR

A cura del Team Investimenti di Pramerica SGR

Nel primo semestre i mercati e l’economia hanno dato segnali di recupero, facendo venire meno i timori che hanno contraddistinto la seconda parte del 2018 inerenti all’avvento di una recessione. Con il consolidamento di uno scenario di rallentamento economico, nel primo semestre abbiamo osservato un recupero nei mercati azionari e maggior tranquillità anche in quelli obbligazionari, governativi e corporate. Dopo una stabilizzazione nel mese di maggio, i mercati sono tornati di recente a registrare buone performance.

L’elemento che ha contribuito maggiormente alla performance nell’ultimo periodo è stato il fatto che le principali banche centrali (in particolare, FED e BCE) hanno mostrato la volontà di attuare politiche monetarie più accomodanti per contrastare il peggioramento delle aspettative di crescita e inflazione. Le indicazioni date hanno sorpreso, e in particolare da parte della FED, in quanto l’economia americana ha continuato a comunicare maggior forza rispetto a quella dell’Eurozona.

La combinazione di banche centrali molto accomodanti e dati sull’economia reale che non mostrano segnali particolarmente negativi, se non in Europa, hanno spinto i mercati azionari verso nuovi massimi.

Il resto dell’estate dovrebbe trascorrere tranquillamente, grazie alla c.d. “put” delle banche centrali, ma le aspettative del mercato si sono spinte molto in avanti: la BCE avrebbe dovuto agire già a fine luglio e ha invece rinviato tutto a settembre; la FED ha dato disponibilità a ridurre il costo del denaro ma su tempi più lunghi di quanto scontato in questo momento dal mercato.

A settembre poi potrebbero riproporsi alcune difficoltà politiche: la legge di bilancio in Italia, la Brexit con un Johnson molto agguerrito, le contrattazioni tra USA e Cina.

Nella fase attuale, l’attenzione dei mercati è concentrata sulle azioni delle banche centrali, nella convinzione che queste saranno in grado di far accelerare la crescita economica. Lo scenario alla base delle nostre scelte di investimento non vede un rallentamento così forte dell’economia da esigere un’azione vigorosa delle banche centrali. Pensiamo, quindi, che i mercati dovranno ricalibrare le loro aspettative nella seconda parte dell’anno, vale a dire una crescita economica più sostenuta delle attese e meno necessità di interventi di politica monetaria, attraversando una fase di stabilizzazione.

Continuano le azioni di politica economica espansiva in Cina e delle banche centrali dei principali Paesi Emergenti; nel terzo e quarto trimestre si dovrebbero cominciare a percepire gli effetti sulle rispettive economie.

Per quanto riguarda le asset class, le politiche monetarie espansive porteranno i mercati azionari e i mercati a spread a muoversi in un trading range forse più elevato di quello sperimentato finora, con delle correzioni nel momento in cui il rallentamento dell’economia sarà più evidente. I rendimenti resteranno bassi ma probabilmente su livelli superiori a quelli visti a luglio. Abbiamo ridotto l’azionario, anche se il trend rimane con un trading range con massimi più elevati; l’esposizione azionaria è stata ridotta in maniera importante sui bilanciati e sugli altri fondi a benchmark, portandola in sottopeso, e annullata sui portafogli absolute return.

La riduzione dell’esposizione ha interessato anche i portafogli corporate ma in maniera meno drastica per lo scenario di tassi bassi, politiche monetarie espansive e liquidità a disposizione, tutti fattori che favoriscono il credito e lo rendono attraente per gli investitori a fronte, soprattutto, dei rendimenti negativi su buona parte del mondo governativo. Sui portafogli governativi, appunto, la duration rimane corta – i rendimenti incorporano elevate aspettative di azioni da parte delle banche centrali; ancora corte le posizioni sul dollaro per le stesse ragioni.

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